Bruxelles – Le elezioni regionali francesi hanno visto l’affermazione dell’estrema destra, di quel Front National di Marine Le Pen che vuole rimettere in discussione buona parte del progetto europeo: moneta unica e Schengen sono solo due delle dimensioni criticate in Francia, dove però – spiega a Eunews il presidente del gruppo Socialisti e Democratici (S&D) al Parlamento europeo, Gianni Pittella – immigrazione e terrorismo sono state al massimo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’Europa paga anni di politiche che hanno indebolito il sentimento pro-europeo dei suoi cittadini e atteggiamenti poco incisivi, come la strategia di ricollocamento dei richiedenti asilo, alla quale, secondo Pittella, chi non si adegua “deve essere sanzionato allo stesso modo in cui chi sfora il Patto di stabilità”.
Cosa significa il risultato elettorale francese e quali scenari apre per l’Europa?
“Il vero shock è restare shoccati dal risultato. Il FN si è imposto sulle ceneri di una situazione economica e sociale molto difficile che perdura ormai da anni e che ha mietuto centinaia di ‘vittime’ tra Pmi, aziende medio-grandi e piccoli risparmiatori. Non è il terrorismo ma gli anni di austerità imposta all’Europa dai governi conservatori ad aver spianato la strada al successo di Marine Le Pen. Noi lo andiamo dicendo e denunciando ormai da tempo”.
L’affermazione del partito di Le Pen è un fenomeno solo francese, o possiamo immaginare il rischio di un effetto domino in Europa?
”Il malcontento è diffuso a livello europeo. E questo confluisce nei movimenti che più di altri riescono a veicolare tale disagio attraverso formule semplici e semplicistiche che però arrivano facilmente ai cittadini. Ma qui finiscono i legami tra questi movimenti europei. In ogni Paese, questi si declinano secondo la storia, la cultura e la tradizione nazionale. Le Pen e il Front National non hanno nulla a che vedere con Matteo Salvini, il quale scimmiotta la collega francese, così come il primo ministro ungherese Viktor Orban non ha nulla a che fare con il leader dell’UKIP Nigel Farage o con Podemos. Il vero rischio è che l´Europa resti vittima degli egoismi nazionali e si disintegri”.
Non crede quindi che il voto francese dia forza alla Lega di Salvini in Italia?
“Dubito che qualcuno, qualche elettore,e nel segreto dell’urna può pensare di votare Salvini perché in Francia ha vinto il Fronte National. Finché il governo Renzi riuscirà con grande coraggio e forza a riformare l’Italia e a spingere per il cambiamento in Europa, non vedo come Salvini possa rappresentare una reale e valida alternativa di governo. Salvini rappresenta gli ‘anti’, e faccio notare che il suo esperimento politico di diffusione al Sud sia naufragato amaramente. Evidentemente, la mia gente, la gente del Sud, dimostra di essere intelligente e immune da qualche vuoto slogan di protesta”.
Come rispondere, in Europa, all’anti Europa?
“L’unico modo per uscire da questa crisi è agire. Fare. ‘To deliver’, dicono gli inglesi. I cittadini sono stanchi di chiacchiere. E hanno ragione. Il Parlamento europeo in questi mesi è stato certamente un pungolo importante per spingere la Commissione a produrre azioni e misure di stampo progressista ed importanti. Su tutte, la risoluzione della crisi greca, una nuova interpretazione della flessibilità, il piano di investimenti Juncker e l’avanzato meccanismo obbligatorio e permanente di ricollocazione dei migranti che la Commissione presto presenterà in Aula. Purtroppo poi si arriva al collo di bottiglia del Consiglio Ue, dove i governi bloccano, rallentano o in qualche modo boicottano le decisioni più lungimiranti e importanti. Ma il Parlamento, e in particolare il nostro gruppo, ci sono e lo hanno ben dimostrato. Ci vorrebbe soprattutto una nuova governance europea che riformi il meccanismo istituzionale che evidentemente non funziona. Ma per fare questo serve volontà politica da parte degli Stati membri. L’Italia di Renzi ha tutte le carte in regole per rappresentare e portare in Europa il cambiamento”.
Il meccanismo di ricollocamento dei migranti stenta a funzionare e non piace alla destra di Le Pen, così come a molti Paesi dell’est. Rischiamo nuove alleanze anti-immigrazione e anti-Schengen?
“Servono dei meccanismi sanzionatori. Chi non si allinea alle decisioni prese dal Consiglio e dalla Commissione deve essere sanzionato allo stesso modo in cui chi sfora il patto di stabilitá viene punito con ammende. La solidarietá deve essere obbligatoria altrimenti è carità”.