Bruxelles – È boom nell’Ue del commercio on-line. Un comunicato di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Ue, evidenzia che nel 2014 la percentuale di fatturato delle aziende europee derivante dalle vendite su internet si è attestato attorno al 17% del totale. In pratica quasi un’impresa su 5 vende on-line. Il numero riguarda l’insieme delle vendite ad altre società (cosiddette “business-to-business”) e ai consumatori (“business-to-consumer”), sia nazionali che internazionali. La percentuale è in forte crescita, se si considera che nel 2008 era del 12%. Tra i paesi nei quali le aziende ricavano una maggiore fetta di guadagno grazie commercio estero spicca l’Irlanda, con una percentuale del 37%, seguita dalla Repubblica Ceca (30%), Slovacchia, Finlandia e Regno Unito (21%). Fanalino di coda l’Italia, quintultima in classifica, le cui imprese ricavano solo il 9% del fatturato totale delle vendite elettroniche da internet.
Considerando l’e-commerce Ue nel suo insieme, si nota che la stragrande maggioranza di esso è rivolta al mercato interno del paese-sede dell’azienda (18%) seguito da vendite in un altro paese Ue (8%) e a paesi non-Ue (5%). In Italia, a fronte di un 10% (in termini di volumi) del commercio online rivolto a clienti “nazionali”, si trova una quasi equivalenza tra quello internazionale a livello Ue e extra-Ue (rispettivamente il 5 e il 4%). L’e-commerce offre l’opportunità alle aziende di aumentare l’efficienza dei propri processi produttivi (tramite l’internazionalizzazione) e l’espansione delle vendite all’esterno dei confini nazionali. I dati evidenziano un buon risultato per l’Ue nel suo complesso ma l’Italia deve fare di più per espandere un e-commerce che non sembra decollare. Considerando quanto il Made in Italy sia apprezzato oltreconfine, soprattutto i settori manifatturiero e agroalimentare, sarebbe un peccato non approfittare delle possibilità offerte dal commercio su internet.