Bruxelles – La Commissione europea presenti il prima possibile una proposta di regolamento per vietare l’importazione nell’Ue di beni culturali esportati illegalmente, così da contribuire all’annullamento di una delle fonti di finanziamento del terrorismo dell’Isis. A chiederlo sono i ministri della Cultura di Italia, Francia e Germania che, in una lettera indirizzata all’esecutivo comunitario, ricordano: “Con il contrabbando diretto o indiretto dei beni culturali provenienti dai siti archeologici, dei musei e delle biblioteche”, i terroristi di Daesh “finanziano i loro crimini abietti, nella regione come in Europa”.
Per questo la francerse, Fleur Pellerin, l’italiano, Dario Franceschini e la tedesca Monika Grutters, chiedono alla Commissione “di presentare il prima possibile al Consiglio dell’Unione europea e al Parlamento europeo una proposta di regolamento europeo che permetta di vietare, con tutta l’efficacia necessaria, l’importazione dei beni culturali esportati illegalmente”. Non solo, secondo Italia, Francia e Germania, l’Europa “deve dotarsi di un quadro giuridico perfettamente adatto alla lotta contro il traffico illecito dei beni culturali” che contribuisca a “prosciugare il finanziamento del terrorismo”.
L’obiettivo, ricordano, era previsto dalla stessa Commissione nel suo programma europeo in materia di sicurezza, pubblicato il 28 aprile. All’epoca si era parlato di “misure supplementari nel settore del finanziamento al terrorismo, soprattutto per quanto riguarda il commercio illecito di beni culturali”, che però ancora non si sono viste. E, se è vero che in materia esiste un regolamento del 2009 “che protegge i beni culturali degli Stati membri, non esistono invece strumenti giuridici che permettano di lottare in modo globale contro l’importazione illecita di beni culturali nell’Unione europea”, continua la missiva. Esistono due strumenti relativi all’Iraq e alla Siria, ma “bisogna assicurarne una applicazione pienamente efficace e rinforzarli con un dispositivo di ordine più generale di cui la tragica attualità mostra la necessità”, chiedono i ministri.
Il dispositivo, suggeriscono ancora Italia, Francia e Germania, dovrebbe essere accompagnato dalla “messa in atto, nei Paesi di esportazione, di politiche che chiedano un’autorizzazione per l’esportazione e un documento chiaro sull’origine di questi beni” e anche da “un rafforzamento della cooperazione tra i servizi operativi degli Stati membri, in particolare delle dogane e della polizia, competenti nella lotta contro il traffico illecito, in cooperazione con le organizzazioni internazionali competenti”, come Interpol o Unesco.
La questione anche simbolica perché, continuano i ministri, “distruggendo selvaggiamente i siti di Nimrud in Iraq, di Palmira in Siria e altri in Medio Oriente, i terroristi attaccano l’anima stessa di questa regione, culla della nostra civiltà”. In gioco c’è dunque “la nostra stessa concezione del dialogo, della diversità e della coesistenza delle culture”.