Bruxelles – Si allarga il campo d’azione di Frontex in Grecia. Tramite un accordo siglato ieri, il 3 dicembre, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere ha concordato con Atene un’estensione delle proprie attività sino al confine con la Macedonia, dove assisterà le autorità elleniche nella registrazione dei migranti. L’impegno si va ad aggiungere a quello già in atto nelle isole dell’Egeo. Il dispiegamento degli agenti supplementari inizierà presto, già la prossima settimana. Imminente è anche la visita congiunta di autorità greche e funzionari Frontex sul campo, che avrà l’obiettivo di delineare i dettagli tecnici dell’accordo.
“E ‘fondamentale che tutti i migranti che entrano nell’Ue siano correttamente registrati”, ha detto il direttore esecutivo di Frontex Frontex Fabrice Leggeri. Con il nuovo accordo, ha spiegato Leggeri, “I migranti che si trovano ai confini settentrionali della Grecia saranno controllati e quelli per i quali non sarà possibile procedere con un’identificazione adeguata saranno registrati”.
L’accordo tra la Grecia e Frontex rientra nel quadro delle decisioni prese a ottobre al summit dei leader dei “paesi balcanici sulle rotte dei migranti”. Oltre all’assistenza nella registrazione migranti, l’accordo prevede un maggiore impegno dell’agenzia nelle isole greche, anche nella raccolta di impronte digitali. Sinora l’agenzia ha impiegato 195 ufficiali nelle isole dell’Egeo (di cui 83 a Lesbo) più colpite dai flussi migratori, con il compito di identificare i migranti e fare attività di intelligence riguardo le reti dei trafficanti. Nel mese di ottobre, Frontex ha chiesto agli Stati membri di fornire 775 guardie di frontiera per le sue attività, delle quali 600 da dispiegare Grecia. Gli Stati membri hanno finora offerto 447 ufficiali.
Per affrontare la crisi migratoria la Grecia ha richiesto, oltre all’assistenza di Frontex, anche l’attivazione del Meccanismo europeo di protezione civile. La richiesta ha tranquillizzato la Commissione europea e gli Stati membri, che minacciavano di sospendere il Paese dagli accordi di Schengen accusandolo di non aver fatto abbastanza per il riconoscimento e la registrazione dei richiedenti asilo. Il meccanismo di protezione civile può essere attivato su domanda di uno Stato membro in difficoltà e mobilita vari tipi di assistenza in natura, tra cui forniture mediche, squadre e attrezzature specializzate, articoli non alimentari e rifugi. L’assistenza è fornita dagli stati partecipanti con un eventuale cofinanziamento da parte della Commissione di esperti e generi di soccorso e verso il Paese che ha chiesto aiuto.