Bruxelles – L’Italia ha troppi rifugiati, tanto che a livello europeo si è concordato che ne possa trasferire agli altri Stati membri 40mila in due anni. Eppure rischia di trovarsi a corto di migranti da ricollocare. È uno dei paradossi del sistema messo in piedi dalla Commissione europea per aiutare Italia e Grecia. A provocare il cortocircuito il fatto che il meccanismo sia stato ritrovato soltanto a rifugiati siriani ed eritrei che negli ultimi mesi non sono arrivati poi così numerosi sulle nostre coste visto che i siriani in particolare preferiscono dalla Turchia approdare sulle coste Greche. “Siamo pronti a mandare negli altri Paesi d’Europa i nostri migranti. Però siriani ne son arrivati pochi nel 2015”, spiega il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Per questo “abbiamo chiesto che ci sia flessibilità sulle nazionalità di provenienza dei migranti”, continua il ministro al termine della riunione dei ventotto ministri degli Interni a Bruxelles. Il nostro Paese, in particolare, vorrebbe che “nell’elenco dei migranti da potere ricollocare fossero inseriti gli afghani che entrano anche dalle frontiere nordorientali nei confini italiani”.
Ma la richiesta non si preannuncia tanto semplice da soddisfare. “Per il momento sappiamo che quelli che hanno bisogno di protezione internazionale sono i siriani”, ribadisce il commissario Ue all’immigrazione, Dimitris Avramopoulos. “Le altre ipotesi – sottolinea – devono essere studiate”. È chiaro che “chi ha bisogno di protezione internazionale può fare parte” del meccanismo, ma prima di potere considerare tra questi anche gli afghani “la situazione deve essere valutata”, conclude Avramopoulos.
Sull’immigrazione, intanto, l’Italia continua a ribadire la propria posizione. “Non abbiamo difficoltà ad aprire un secondo hotspot”, assicura Alfano ma prima “vogliamo vedere avanzamenti degli altri dossier: uno si chiama rimpatri, l’altro ricollocamento”. Secondo l’Italia, “l’Europa si deve fare carico di rimpatriare nei Paesi di origine i migranti irregolari: noi siamo pronti ad organizzare tutto quello che serve, il nostro livello di registrazione è vicina al 100% dopo un 2014 in cui abbiamo dovuto affrontare emergenza terribile”, ricorda il ministro, ora tocca all’Europa fare la sua parte