Bruxelles – SI apre oggi un nuovo fronte di tensione tra Unione europea e Confederazione elvetica. Le autorità di Berna hanno deciso infatti si stringere ancora i cordoni alle frontiere, mettendo allo studio interventi che limiteranno l’ingresso di lavoratori dell’Unione europea, restringeranno le possibilità di ricongiungimenti familiari e restringeranno anche le norme sul diritto di asilo.
In un comunicato (davvero difficile da leggere nella versione ufficiale in italiano, meglio in francese) si spiega che “il Consiglio federale ha oggi incaricato il DFGP (il Dipartimento federale della giustizia e polizia, nda) di elaborare, in parallelo ai colloqui in corso con l’UE, una clausola di salvaguardia unilaterale, che regoli l’immigrazione limitando temporaneamente e in modo mirato la concessione di permessi per persone provenienti dagli Stati dell’UE/AELS (Islanda, Liechtenstein, Norvegia)”.
Il comunicato del governo elvetico aggiunge che “la legge sugli stranieri definisce i parametri di una tale clausola di salvaguardia, per esempio il limite di immigrati dall’UE/AELS a partire dal quale l’anno successivo sono introdotti tetti massimi e contingenti. A quali tipi di permessi e di scopi di soggiorno siano applicabili questi ultimi è fissato dal Consiglio federale. Per prendere queste decisioni il Consiglio federale considererà in particolare gli interessi economici svizzeri e le raccomandazioni di una nuova commissione in materia di immigrazione, istituita sulla base delle proposte dell’avamprogetto per la consultazione”.
I tempi sono stretti, “per il caso in cui non fosse possibile raggiungere un accordo tempestivo con l’UE, il Consiglio federale ha incaricato il Dipartimento federale di giustizia e polizia di elaborare parallelamente un messaggio con una clausola di salvaguardia unilaterale. Secondo la pianificazione, il suddetto messaggio sarà pronto entro l’inizio di marzo 2016”.