Bruxelles – Maggiore integrazione europea? La Danimarca risponde “no, grazie”. Con un referendum i cittadini danesi hanno deciso di non rinunciare al proprio opt-out (la possibilità di tenersi fuori da alcune regole Ue) su tutte le questioni di giustizia e affari interni. Una rinuncia che il governo liberale di Lars Loekke Rasmussen aveva chiesto soprattutto per fare fronte alla minaccia terroristica. La consultazione (inizialmente prevista per il 2016 ma anticipata per evitare una possibile interferenza con il referendum sulla permanenza nell’Ue annunciato dalla Gran Bretagna) arriva infatti dopo le stragi di Parigi e dopo un attentato jihadista nella stessa Danimarca. L’esecutivo aveva avvertito che un “no” avrebbe comportato un’uscita della Danimarca da Europol, l’Ufficio europeo di polizia che aiuta le autorità nazionali a contrastare criminalità internazionale e terrorismo. Ma nemmeno in nome della sicurezza i cittadini hanno dimostrato di volere rinunciare a parte della sovranità del Paese. Il referendum ha registrato il 53,1% di no contro il 46,9% di sì.
“I risultati sono chiari, è chiaramente un ‘no’, anche se io avevo sperato in un risultato diverso”, ammette il premier danese davanti ai risultati, garantendo che la volontà dei cittadini sarà comunque “rispettata a pieno”. “I danesi non hanno voluto fare un passo avanti” verso l’integrazione europea, sintetizza il premier sottolineando che “la ragione per cui si sono opposti è l’incertezza e il fatto che l’Europa si deve confrontare con altri problemi come la crisi dei rifugiati”.
“Prendiamo nota del risultato del referendum che significa che la Danimarca manterrà il suo status quo su Giustizia e Affari interni come previsto dal trattato di Lisbona”, minimizza il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas, annunciando che il presidente della Commissione europea e il premier danese Lars Loekke Rasmussen hanno parlato al telefono ieri sera e “hanno deciso di vedersi a Bruxelles alla fine della prossima settimana”.