Roma – Per costruire il mercato unico dell’energia nell’Ue bisogna utilizzare anche il Fondo sociale europeo. Lo spiega il vicepresidente della Commissione europea con delega all’Unione energetica, Maros Sefcovic, nel corso della tappa romana del suo tour per illustrare agli Stati membri i vantaggi di una gestione comune del settore energetico.
Una giornata piena di impegni quella odierna (la visita continuerà domani con un appuntamento organizzato dallo Iai) per Sefcovic, iniziata con la partecipazione all’evento di Confindustria ‘Gas Day: between security and market’, e terminata con l’incontro dei cittadini nell’ambito del progetto EuDialog. Nel mezzo, un’audizione nell’aula della commissione Difesa del Senato davanti ai rappresentati delle commissioni Industria e Ambiente.
Il Vice-presidente si è complimentato con la ministra Guidi per il lavoro svolto dal governo e per i grandi passi in avanti fatti dall’Italia sul fronte della sostenibilità ambientale. Il leitmotiv dell’incontro è stato quello della creazione di un mercato unico europeo che porterebbe, secondo Sefcovic, a un risparmio netto di 40 miliardi di euro per le famiglie europee.
La creazione di un vero mercato unico energetico dovrà essere finanziato con il Fondo sociale europeo per far acquisire agli Stati membri nuove capacità di produzione di energia verde. La proposta sembra molto concreta grazie alla promessa di Sefcovic di verificare i costi energetici attraverso analisi biennali da parte dell’Eurostat.
Il percorso di integrazione dei mercati passerà dalla consapevolezza che “non è più possibile trovare la sicurezza energetica all’interno di un singolo stato, come l’Italia, la Germania o il Regno Unito. Siamo nell’Europa unita, abbiamo un mercato unico e dobbiamo migliorare l’interconnessione per trovare delle soluzioni comuni.”
Una ricerca che passa soprattutto dalla politica estera, dal momento che l’Unione europea importa gran parte del gas naturale e del greggio che consuma. Dalle parole di Sefcovic emerge, infatti, un desiderio di trovare soluzioni diplomatiche all’instabilità geopolitica nella vicina Ucraina e in Medio oriente.
Il lavoro, sul campo energetico, dovrà necessariamente partire dall’efficienza, che per quanto sia migliorata negli ultimi anni – e qui il Vice-Presidente si è prodigato in complimenti agli industriali italiani – non è ancora ai livelli nord americani. Basti pensare che il 75% degli edifici italiani sono ancora non energeticamente efficienti.
Lo scopo è quello di combattere il cambiamento climatico e di essere in linea con gli accordi di Copenaghen che, molto probabilmente, verranno ratificati alla conferenza Cop21 di Parigi: mantenere l’innalzamento della temperatura entro i 2° C. Una variazione che comporterà in ogni caso diversi disagi per circa 1 miliardo di persone nel mondo.
La strategia di lotta al cambiamento climatico e di sostenibilità per l’Unione europea partirà da 5 punti cardine, ricorda Sefcovic elencando: “Sicurezza energetica, completamento del mercato unico dell’energia, collaborazione nella lotta al cambiamento climatico, maggiore efficienza energetica, innovazione e ricerca”.
Sembra quasi un monito quello del commissario, in particolare quando si parla di ricerca e sviluppo in un Paese dove gli investimenti in questi settori vengono tagliati di anno in anno.