Bruxelles – Come essere certi che tra i rifugiati in arrivo in Europa si nascondano terroristi? Anche attraverso l’identificazione facciale di chi attraversa le frontiere europee. C’è anche questo tra le proposte italiane per la lotta al terrorismo che il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha illustrato oggi a Bruxelles al coordinatore Ue antiterrorismo, Gilles de Kerchove. Secondo il titolare del Viminale occorre “un lavoro alle frontiere che punti molto sulla cybersecurity e sugli investimenti in tecnologia per l’identificazione facciale di chi attraversa le frontiere”. Nella pratica potrebbe significare non limitare i controlli in entrata per i richiedenti asilo alla semplice presa delle impronte digitali ma installare, nei punti di ingresso, anche dispositivi che consentano di identificare una persona andando a confrontarne l’immagine del volto appena acquisita con quelle presenti all’interno di un database, per riscontrare una eventuale corrispondenza.
Per il resto “abbiamo riproposto la bontà dello schema italiano, quello del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, che prevede la possibilità che tutte le forze dell’antiterrorismo lavorino insieme scambiandosi le informazioni”, spiega il ministro dell’Interno dopo l’incontro con de Kerchove. “È un modello – dice – che continueremo a proporre a livello europeo”. D’altra parte, secondo Alfano, quella italiana è “una risposta di prevenzione di polizia e di leggi che hanno funzionato” e “questo è un modello anche per il resto dell’Europa”.