Bruxelles – Anche viaggiare, addestrarsi o finanziare il terrorismo devono essere considerati reati. Ne è convinta la Commissione europea che ha avanzato una proposta di direttiva per colmare alcune lacune penali del quadro giuridico Ue in materia. La direttiva qualifica come reato i viaggi a fini terroristici, sia all’interno che al di fuori dell’Ue, così come il finanziamento, l’organizzazione e la facilitazione di tali viaggi, anche tramite supporto logistico e materiale, inclusa la fornitura di armi da fuoco ed esplosivi, rifugi, mezzi di trasporto, servizi, attività e beni. Per la Commissione devono essere considerati reati anche il fatto di seguire un addestramento a fini terroristici e l’apporto di fondi usati per commettere reati terroristici e reati connessi a gruppi terroristici o attività terroristiche. La proposta rafforza inoltre le disposizioni che qualificano come reato il reclutamento e l’addestramento a fini terroristici e la diffusione di propaganda terroristica, anche on-line.
La direttiva insomma imprime un nuovo assetto all’attuale quadro giuridico Ue relativo alle incriminazioni per i reati connessi alle attività terroristiche e recepisce nel diritto europeo obblighi internazionali, come la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite relativo ai combattenti stranieri o il protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d’Europa per la prevenzione del terrorismo, recentemente adottato.“Il numero crescente di cittadini Ue che si recano all’estero per diventare foreign fighters mostra che è necessario aggiornare il quadro europeo relativo ai reati terroristici per garantire una risposta comune dal punto di vista del diritto penale”, sottolinea il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans.
La Commissione ha anche adottato un piano d’azione contro il traffico illecito di armi da fuoco e di esplosivi nell’Ue che completa le misure già adottate a novembre. Obiettivo del piano è migliorare l’individuazione, la ricerca e il sequestro di armi da fuoco, esplosivi e precursori di esplosivi usati per fini criminali e terroristici. Il piano d’azione invita tutti gli Stati membri a istituire punti nazionali di contatto interconnessi in materia di armi da fuoco per sviluppare le competenze e migliorare l’analisi e le relazioni strategiche sul traffico illecito di armi da fuoco, in particolare attraverso l’uso combinato della balistica e dell’intelligence criminale.
Il piano prevede inoltre il rafforzamento del ruolo di Europol per quanto riguarda il traffico on-line, e sollecita gli Stati membri a creare pattuglie informatiche, o ad ampliare quelle esistenti, in materia di armi da fuoco, esplosivi e precursori di esplosivi. Secondo la Commissione occorre poi rafforzare i controlli alle frontiere esterne così come la cooperazione di polizia e doganale, con controlli basati sul rischio delle merci che arrivano col traffico commerciale, col trasporto passeggeri o nei bagagli dei passeggeri. Il piano d’azione propone anche di stabilire un’azione prioritaria di controllo doganale con gli Stati membri sul traffico illecito di armi da fuoco alle frontiere esterne dell’Ue. Il piano d’azione invita gli Stati membri a sfruttare appieno gli strumenti esistenti per facilitare lo scambio di informazioni.