Il più grande errore commesso dal preside di Rozzano e dai suoi sostenitori in tutta questa faccenda della festa di Natale è la presunzione di poter inventare una festa: la festa d’inverno, da sostituire a quella del Natale. Le feste, si sa, è già difficile cancellarle dal calendario, figuriamoci mettercele. Sia per chi le rispetta che per chi le ignora sono un punto di riferimento che va ben al di là di quello che significano. Una festa non si inventa a tavolino come una sagra, viene dall’estro di un popolo, fa parte della sua intima aura, precede e supera ognuno di noi. La festa d’inverno delle maestrine di Rozzano va bene tutt’al più per un raduno celtico o una fiera leghista ma non può sostituire la festa natalizia che ha scandito il ritmo della nostra civiltà per millenni.
Anche i non cristiani ci perdono nel cambio. Volete mettere lo spettacolo del presepe, dei Re Magi, della Cometa con l’adorazione di una nevicata? Se fossi un mussulmano mi sentirei beffato. Ma come, lasciare il canto del muezzin e le danze dei dervisci per un girotondo attorno a un albero di cartone addobbato col cotone idrofilo? L’integrazione degli stranieri comincia proprio da qui, dalla loro familiarizzazione con la nostra cultura, che non vuol dire assimilazione e negazione della loro ma comprensione del contesto in cui sono venuti a vivere. Migrare in un paese che non si conosce è un po’ come entrare al cinema quando il film è già cominciato. Bisogna farsi raccontare all’orecchio cosa è successo prima, sennò non si riesce a seguire la storia. Come si può vivere in un paese disseminato di chiese e di crocefissi e abitato da migliaia di statue di santi senza conoscerne il significato? Qui non si tratta neppure di arguire sull’universalità del messaggio cristiano che questi simboli ispirano. Si tratta di puro orientamento culturale. Sapere che un San Giorgio con il drago insinua la minaccia dell’acqua e del fuoco aiuta a comprendere le città di fiume che quel santo adorano. Senza questa conoscenza tutto rimane indecifrabile e ogni possibilità di integrazione preclusa in partenza.
Una conoscenza di cui avrebbero bisogno anche tanti italiani che ormai non sanno più la differenza fra un San Sebastiano e un San Girolamo e hanno perduto anche loro i riferimenti per capire i quadri di cui sono pieni i nostri musei. Parliamo tanto di protezione del patrimonio culturale, ebbene conoscerlo è il primo passo per proteggerlo. Salvare Palmira non vuol dire adorare il dio Baal. C’è poi da dire che ogni religione con i suoi simboli serve anche al non credente. Perché come si è divorziati precisamente da qualcuno e non per astratto, così si è atei decidendo di non credere a una ben precisa religione. Ognuno insomma è ateo del suo Dio e ne ha bisogno per mantenere le proprie convinzioni. Anche per bestemmiare c’è bisogno di nominarne uno ben preciso. Il preside di Rozzano sostiene di aver annullato il concerto di Natale in nome della laicità della scuola che presuppone la non discriminazione religiosa e l’uguaglianza di tutti gli alunni. Dimentica che l’uguaglianza in questo caso sta proprio nel dare a tutti gli scolari la stessa base di partenza, gli stessi strumenti per decifrare il mondo. Poi, per chi lo vorrà, dell’Adeste Fideles come di Tu scendi dalle stelle esiste tutta una gamma di gustose parodie e anche quelle avranno una loro parte nel processo di integrazione.