Bruxelles – Il problema per il mercato e la sicurezza energetica europea non sono i soldi, ma il quadro regolatorio, che deve dare trasparenza e credibilità nel lungo periodo. Un quadro che non può non comprendere, però, anche la stabilizzazione dell’aerea del Mediterraneo e del Medio Oriente e il chiarimento dei rapporti con partner dalla convivenza difficile come Stati Uniti e Russia. Con un occhio al negoziato Ttip.
Da un incontro organizzato a Bruxelles da Aspen Italia con il sistema di Chatham House (nessuna citazione, nessun virgolettato attribuito) al quale hanno partecipato studiosi e diplomatici europei e transatlantici, ne è uscito che la maggiore debolezza dell’Unione europea è che l’importazione di energia dall’estero è troppo alta per essere sostenibile, circa il 53 per cento, con un costo complessivo di circa un miliardo al giorno. Dunque il tema della sicurezza riguarda, chi più chi meno, tutti i Paesi, soprattutto quelli meno interconnessi, come i Baltici. Dunque un tema di base è la diversificazione delle fonti e dei fornitori, legato a un processo di interconnessione e di “solidarietà”, tra gli Stati che deve superare ostacoli regolatori che sono poi ostacoli politici, della volontà di creare un sistema che preveda la possibilità di scambi nella distribuzione e nei rapporti con i fornitori.
I temi posti dalla Commissione europea sono sicurezza, mercato e ricerca, che sono tre questioni distinte ma in realtà fortemente interconnesse, perché nessun Governo è in realtà in grado, da solo e indipendentemente dagli altri, di garantirseli. C’è anche un problema di prospettive: da qui al 2040 il consumo, ad esempio di gas, in Europa è previsto rimanga stabile, ma calerà la produzione interna, dunque l’attuale import passerà dal 40 al 65 per cento. Un fenomeno, atteso, che se però non sarà governato in maniera appropriata non aiuterà l’aumento della sicurezza energetica dell’Unione. La questione di una consapevolezza strategica delle forniture di energia si pone. Una soluzione inevitabile è la diversificazione delle fonti e il coordinamento tra gli Stati. Ma il problema, è stato sottolineato più volte, è che nell’Unione ancora si sta discutendo su “chi è il capo”, su chi decide cosa si deve fare: gli Stati, la Commissione, le compagnie energetiche? Senza fare chiarezza sul processo decisionale ogni scelta è imbrigliata.
Si è affermato, all’incontro di Aspen Italia, che arrivare a firmare l’accordo commerciale transatlantico noto come Ttip stimolerebbe maggiori esportazioni di energia dagli Stati Uniti verso l’Unione europea. Ma nel contempo qualcuno ha insistito sul fatto che anche la Russia è necessario faccia parte del processo di stabilizzazione europea. Dunque un quadro generale politico-strategico e regolatorio è necessario al più presto, ma deve essere trasparente e credibile nel lungo periodo.