Bruxelles – Di fronte alla persecuzione dei cristiani “non si è agito come si sarebbe dovuto agire”, si tratta di un “fenomeno sottovalutato a quale non viene dedicata attenzione a sufficienza”. Eppure “ormai è chiaro che il gruppo più oppresso è quello dei cristiani”. Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, parlando alla conferenza “La persecuzione dei cristiani nel mondo: una chiamata all’azione”, organizzata dal vicepresidente Antonio Tajani al Parlamento europeo, lancia un monito all’Europa in cui, afferma “a volte si cade nella tentazione di pensare che si possa anche trascurare un pochino questo compito”, ovvero di proteggere i cristiani che in altre parti del mondo subiscono ancora delle persecuzioni.
Dalla World Watch List 2015 di Open Doors, la missione che aiuta e supporta i cristiani perseguitati a causa della loro fede, emerge che sarebbero 150 milioni i cristiani torturati, stuprati e imprigionati nel mondo. Secondo Open Doors, in 40 dei 50 Paesi presi in esame, la fonte primaria di persecuzione sarebbe il fondamentalismo islamico. L’identificazione dei cristiani con l’Occidente è la principale causa di persecuzione. Per i fondamentalisti islamici, i cristiani sono i nuovi “crociati” d’Europa. Secondo il documento, più del 70 per cento dei cristiani è fuggito dall’Iraq dal 2003; in Siria, dal 2011, 700mila cristiani sono stati costretti ad abbandonare casa dall’inizio della guerra civile.
“Ogni mese nel mondo vengono assaltate e distrutte 200 chiese e luoghi di culto. Ogni giorno e in ogni regione del pianeta, si registrano nuovi casi di persecuzione nei confronti dei cristiani”, ha dichiarato Tajani, sottolineando che “nessun’altra comunità religiosa è oggetto di odio, violenza e aggressione sistematica quanto quella dei cristiani”. Per Tajani si deve fare di più per combattere questo fenomeno e per farlo si deve capire che “il dibattito politico non può essere confinato al destino delle banche o della zona euro. Dobbiamo tornare a parlare di valori”. Il primo vicepresidente del Parlamento si detto convinto che la battaglia contro il radicalismo potrà essere vinta solo con l’aiuto delle religioni: “Nessuno può, infatti, dimenticare che in tutte le grandi religioni monoteiste la vita, dono di Dio creatore, ha valore sacro. In nome della religione, abbiamo l’obbligo di condannare tutti coloro che disprezzano la vita e uccidono in nome di Dio. Chi spara in nome di Dio, spara contro Dio”.
Al termine del convegno, a cui hanno partecipato tra gli altri il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, l’arcivescovo di Sarajevo, Vinko Puljic e il presidente della conferenza delle chiese europee, Christopher Hill, la cantante eritrea Helen Berhane ha intonato un gospel in ricordo di tutti i cristiani perseguitati nel mondo. Berhane fu incarcerata nel 2004 in Eritrea per aver rifiutato di abiurare il cristianesimo e rilasciata solo 2 anni dopo in seguito alle forti pressioni di Amnesty International.