Roma – L’olio di oliva tunisino ha già invaso il mercato italiano e la Commissione europea continua a favorire l’invasione. È questa l’accusa di Coldiretti, che denuncia un aumento delle importazioni dl 734% dal Paese nordafricano nel 2015. Una situazione che, secondo l’associazione degli agricoltori, rischia di aggravarsi se venisse adottata la decisione annunciata dall’esecutivo comunitario di incrementare la quota di import esente da dazio, aggiungendo 35mila tonnellate alle 57mila già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia fino al 2017.
Contro il provvedimento, appena ieri, si era scagliato anche l’europarlamentare di Forza Italia Salvatore Cicu. “Sostenere l’economia tunisina non può tradursi in uno svantaggio per le nostre produzioni”, aveva dichiarato il deputato dimettendosi dall’incarico di relatore della proposta.
Coldiretti sostiene che l’aumento previsto da Bruxelles rischierebbe di provocare il moltiplicarsi di frodi e inganni. Oltre a denunciare le pratiche illegali di chi spaccia per olio made in Italy quello che non lo è, infatti, l’associazione punta il dito contro il sistema di etichettatura. In base al regolamento comunitario del 2009, sulle bottiglie va indicato espressamente il luogo di provenienza, specificando se si tratti di miscele di oli comunitari, non comunitari, o comunitari e non comunitari insieme. Questa indicazione, secondo gli agricoltori, è sempre indicata con caratteri molto piccoli in modo che sia praticamente illeggibile sulle etichette.
“Nonostante l’andamento positivo della produzione nazionale”, “nel 2015 l’Italia si conferma il principale importatore mondiale”, segnala ancora Coldiretti nella giornata nazionale dell’olio di oliva. Oltre a quello proveniente dalla Tunisia, cresciuto di quasi 8 volte rispetto allo scorso anno, anche l’olio greco ha visto un notevole incremento, segnando un 517% in più che porta il Paese ellenico a scavalcare la Spagna come principale esportatore di olio verso l’Italia.
Il presidente dell’associazione, Roberto Moncalvo, ha poi rassicurato i consumatori su un’altra questione che vede gli agricoltori opporsi alla Commissione europea: la Xylella fastidiosa per la quale Bruxelles ha imposto l’abbattimento di centinaia di ulivi in Puglia. Moncalvo non si è pronunciato sul piano di eradicazioni – che il governo si è impegnato a rispettare senza indugi, anche dopo la scoperta di una possibile cura – ma ha tenuto a precisare che “l’olio di oliva italiano è sempre sicuro e la sua qualità non è in alcun modo influenzata dalla Xylella”.
Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, è intervenuto oggi durante la riunione della Commissione agricoltura sul tema degli aiuti alla Tunisia e in particolare della concessione di un incremento temporaneo a dazio zero del contingente di importazione in Ue di olio di oliva di 35mila tonnellate nel 2016 e altre 35mila nel 2017 che sia andrebbero a sommare alle 56.700 attuali. “Si tratta di un aumento eccessivo di prodotto, con ogni probabilità, non sarà neanche utilizzato – ha evidenziato De Castro -. Mancano, inoltre, le stime di impatto di un intervento del genere, fondamentali per valutarne gli effetti sul mercato comunitario, in particolare per i paesi produttori dell’area mediterranea”. Secondo De Castro “dai contorni di questa operazione sembra quasi che interessi più agli operatori europei, che potranno importare a basso costo e riesportare con diversa nazionalità, che ai produttori tunisini. Un pericoloso precedente che dobbiamo assolutamente evitare”.
“L’impegno a sostegno della Tunisia deve essere massimo – ha concluso De Castro -, ma va organizzato in maniera equilibrata e non esposto al rischio di favorire gli affari poco trasparenti di alcune imprese europee. Il Parlamento Ue sarà chiamato a esprimersi sulla proposta dell’esecutivo il prossimo 11 gennaio. Voteremo per il rigetto, ma al contempo stiamo lavorando per depotenziare gli effetti della misura”.