Bruxelles – Tre miliardi per finanziare le spese dei campi profughi in Turchia, il processo di adesione “ri-energizzato”, una velocizzazione del processo di liberalizzazione dei visti, con l’obiettivo di raggiungerlo entro l’ottobre prossimo, e un approfondimento del dialogo tra Bruxelles e Ankara. Sono questi i punti principali dell’accordo raggiunto tra i leader Ue e la Turchia nel summit straordinario di ieri a Bruxelles, convocato per concordare un piano d’azione per far fronte alla crisi dei rifugiati in atto in Europa.
Il premier della Turchia, Ahmet Davutoglu, ha parlato di “giornata storica nel processo di adesione”. Ma l’Europa ha voluto sottolineare di non aver firmato un assegno in bianco al Paese su cui si cono ancora tante ombre per quanto riguarda il rispetto dei diritti fondamentali, a maggior ragione all’indomani dell’omicidio dell’avvocato curdo Tahir Elci, e a pochi giorni dall’arresto di due giornalisti. “Non dimenticheremo le divergenze su temi come libertà stampa e diritti umani, ma ci torneremo per riavvicinare le nostre posizioni”, ha avvertito il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Ma l’imminenza è ora la crisi rifugiati e quindi la priorità è porre un argine a questa. “Serve una risposta comune”, perché “non sarà possibile dare una risposta alla crisi se non sarà comune”, ha affermato Juncker.
Il primo intervento sarà economico con l’esborso al Paese a partire dall’anno prossimo di 3 miliardi, anche se non si è capito ancora bene in che modo verranno sborsati dai diversi Stati membri e almeno quattro Paesi hanno già detto di non voler pagare: Cipro, Grecia, Croazia e Ungheria. “Controlleremo l’uso dei 3 miliari e in comune decideremo come utilizzarli”, ha spiegato Juncker.
Per quanto riguarda la liberalizzazione dei visti le conclusioni affermano che la Commissione presenterà una roadmap entro marzo 2016 e se le condizioni in essa contenute saranno rispettate verrà eliminata la necessità dei visti per i cittadini turchi che viaggiano nell’area Schengen a partire dall’ottobre 2016. Più complicato il cammino per il processo di adesione, che comunque verrà velocizzato. Il 14 dicembre, come già annunciato, verrà aperto il capitolo negoziale numero 17, relativo alla politica economica e monetaria. Ma Ankara spinge per l’apertura, su cui si è espressa in maniera favorevole la Commissione, anche dei capitoli 23 e 24 che riguardano rispettivamente riforma giudiziaria e diritti fondamentali (capitolo 23) e giustizia, libertà e sicurezza (capitolo 24). Su questi l’esecutivo di Bruxelles comincerà il lavoro preparatorio di apertura ma l’ok definitivo da parte degli Stati non arriverà presto, e con il possibile veto di Cipro non sarà scontato.
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha sottolineato che è “importante che la questione dell’immigrazione e dei rifugiati sia affrontata come abbiamo sempre sostenuto: con uno sguardo ampio da parte dell’Unione europea”, il premier ha detto che dopo l’accordo con la Turchia bisognerà prendere “altre iniziative con il Libano e la Giordania”, altri due Paesi che si stanno facendo carico di un grandissimo numero di rifugiati siriani.
L’accordo fra l’Unione europea e la Turchia sulla crisi dei rifugiati “sarà valutato tappa dopo tappa” nella sua attuazione, “con un monitoraggio affidato alla Commissione europea”, ha detto il presidente francese François Hollande. La Turchia, ha chiesto “deve controllare le persone che attraversano il suo territorio” e “se fa questo sforzo è giusto che riceva il nostro sostegno”.
“Si è fatto un nuovo passo in avanti, ma ancora molto resta da fare”, per la cancelliera tedesca Angela Merkel che ha parlato comunque di risultati “incoraggianti”.