Se ci sono al mondo tre popoli che negli ultimi due secoli si sono reciprocamente scannati senza pietà questi sono sicuramente francesi, russi e tedeschi (in ordine alfabetico). I secondi e i terzi insieme contro i primi ai tempi di Napoleone, i primi contro i terzi con i secondi a guardare (erano impegnati a scannarsi tra di loro nella rivoluzione) nella prima guerra mondiale, i secondi contro i terzi nella seconda con i primi occupati dai terzi. La guerra fredda ha scomposto ancora una volta gli schieramenti, con i tedeschi divisi a metà tra l’uno e l’altro, ma senza le decine di milioni di morti degli altri conflitti. Ora combattono insieme l’Isis in tre continenti – Europa, Asia e Africa. Chiaro, niente di paragonabile. Siamo ancora alle scaramucce e bisogna vedere quanto dura. Però fa una certa impressione. La situazione probabilmente è di quelle che piacciono allo zar Putin. Hollande e la Merkel per ora se la devono far piacere per forza. Non possono permettersi di ripetere sul terreno esplosivo della sicurezza europea il pastrocchio combinato con la crisi del debito greco, anche perché nel nostro caso non c’è – sfortunatamente – un generale Draghi pronto a scendere in campo con il suo “whatever it takes”. Le sue armi di distruzione di massa sparano euro, non proiettili, e non ha truppe da spedire al fronte.
Vista dalla Casa Bianca la situazione potrebbe essere definita, come dire, amletica. Immaginiamo un Obama che si rigira un teschio in mano chiedendosi: lasciare o non lasciare che gli europei se la sbrighino da soli con i loro agitati vicini? Sono un avvocato rispettabile di Chicago o un cowboy texano? Ai disastri combinati da Bush con le sue guerre in Medio Oriente non si può rimediare con un’altra guerra. E’ l’ultima cosa che vogliono gli americani. Lo sa anche Donald Trump, che invita gli europei a non uscire di casa senza pistola, ma non ci pensa neppure a chiedere di mandare i marines. Ma non si può neanche restare a guardare. Se lo può permettere sinora l’italiano Renzi, che prima vuol vedere quanto fanno sul serio francesi e tedeschi. Il disastro combinato in Libia dai primi è ancora troppo recente. Ma il capo della superpotenza globale non può farlo. Ma non può neanche entrare in partita. Al tavolo da gioco è già seduto Putin, e non sa se gioca pulito. Ai tempi di Reagan, Clinton e Bush c’era sempre un jolly da giocare in casi come questi, si chiamava Nato. Oggi, dopo il caccia russo abbattuto dai turchi, che della Nato fanno parte, proprio mentre i russi stanno combattendo contro l’Isis a fianco della Francia, altro membro Nato, la Nato non esiste praticamente più. E infatti nessuno ne parla. Una soluzione ci sarebbe. Mandare avanti le lancette dell’orologio di un anno. Non sarebbe più un suo problema.
Fermare il tempo per un anno non è esattamente semplice. Ci vorrebbe un’idea tipo Camp David. A Clinton mancavano tre mesi alla fine del secondo mandato, e voleva un’uscita di scena che restasse sui libri di storia. Si inventò il negoziato di pace, appunto a Camp David, tra israeliani e palestinesi. Non si fece la pace. Ma una bella foto in mezzo a Ehud Barak e Yasser Arafat che si stringono la mano, quella sì. Per i libri di storia è bastata. Ecco, l’Amleto che sta alla Casa Bianca potrebbe inventarsi qualcosa del genere. Una bella conferenza di pace sotto l’egida dell’Onu che metta attorno a un tavolo Sunniti e Sciiti, Russi e Unione Europea, Cina e, perché no, gli israeliani, e magari anche il Giappone. Non importa che abbia successo, basta che si arrivi a novembre del 2016, poi il problema sarà di qualcun altro. Facile a dirsi. Probabilmente impossibile a farsi. Dal teschio che si rigira tra le mani non escono risposte.
Peccato! Il piano sembrava perfetto, riaprire all’Iran le porte dei mercati e delle diplomazie mantenendo rapporti accettabili con i sauditi d’Arabia e emirati aggiungendo così una gamba sciita al tavolo traballante del Medio Oriente. Farà un po’ irritare i sunniti di Riad e dintorni, ma magari risolve con le buone o le cattive il problema Isis. Un vecchio buon divide et impera funziona sempre. Agli israeliani non piace, hanno un problema sciita che si chiama Hamas, pazienza. Ma Parigi prima e i turchi poi hanno cambiato tutto. E intanto il tempo passa. Magari francesi, russi e tedeschi riescono a contenere l’Isis senza far saltare tutto per aria, ma anche senza risolvere veramente il problema. La cosa importante è che l’evoluzione dei fatti sul campo non arrivi al punto di togliere dal tavolo tutte le opzioni lasciando solo lo spazio per una decisione di guerra obbligata. Se fosse un Papa e non un Presidente forse passerebbe la mano a Hillary senza aspettare un anno.