di Sbilanciamoci!
Una manovra economica a saldo zero da 35 miliardi di euro, 7 aree di analisi e intervento – dal fisco al lavoro, dall’istruzione all’ambiente, dal welfare all’altraeconomia, passando per la cooperazione internazionale – e 89 proposte concrete, praticabili e puntuali per garantire giustizia e sostenibilità all’Italia elaborate dalle 47 organizzazioni aderenti alla Campagna Sbilanciamoci!. Sono questi i numeri del XVII Rapporto Sbilanciamoci! “Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace, l’ambiente”, che come ogni anno esamina in dettaglio la Legge di Stabilità e i principali provvedimenti legislativi del Governo e delinea una manovra alternativa di bilancio.
La manovra del Governo Renzi: sbilanciata, ma dalla parte sbagliata
Anche quest’anno, la Legge di Stabilità 2016 non cambia verso: è iniqua, di corto respiro e priva di una strategia adeguata a rilanciare l’economia del paese, una brutta copia della Legge di Stabilità 2015. Come quella dell’anno scorso, è presentata come una manovra espansiva. Oggi come allora, l’obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio è posticipato di un anno, questa volta al 2018. Ma più che rinunciare all’austerità, il governo si limita a rallentare il passo: il deficit programmato è del 2,6 per cento per il 2015 e del 2,2 o del 2,4 per cento per il 2016, dunque comunque inferiore al limite del 3 per cento imposto da Bruxelles.
Anche quest’anno, e qui la continuità con il passato si allunga di molto, il governo sceglie come priorità la riduzione delle tasse, omettendo di dire che si tradurrà anche in un ulteriore taglio dei servizi pubblici. Alla redistribuzione del patrimonio e del reddito il governo preferisce di fatto la redistribuzione delle diseguaglianze a vantaggio di chi si trova nelle posizioni più privilegiate: ricchi e imprese. Né le assunzioni di circa 1.520 “eccellenze” tra docenti e ricercatori e la previsione di sgravi contributivi per i neo-assunti nel 2016 risolveranno il problema della disoccupazione giovanile ancora oggi al 40,5% per cento.
La contromanovra di Sbilanciamoci!: il buon uso della spesa pubblica
La strada percorsa dal governo Renzi è l’unica possibile e auspicabile? Sbilanciamoci! dimostra di no con le sue 89 proposte alternative. Ai circa 31,6 miliardi – impiegati male – della manovra del governo, Sbilanciamoci! contrappone infatti una contromanovra di 35 miliardi di euro, le cui direttrici principali sono quelle che da sempre contraddistinguono l’approccio e i principi di riferimento della Campagna. Sul versante delle entrate: l’opzione per una riforma fiscale improntata all’equità e alla progressività e una spending review molto selettiva, finalizzata a ridurre o eliminare la spesa pubblica inutile e nociva, come quella militare.
Sul versante delle uscite: un intervento pubblico forte in campo economico a sostegno della buona occupazione nei settori più dinamici e innovativi, della riduzione delle diseguaglianze di reddito, economiche e sociali; un riorientamento profondo della spesa pubblica a beneficio del servizio sanitario nazionale, dei servizi pubblici di assistenza sociale, dell’istruzione, della ricerca, della cultura, della tutela dell’ambiente e delle forme e pratiche di altraeconomia. Con una novità: quest’anno si è deciso di optare più coraggiosamente rispetto al passato per l’introduzione di una forma strutturale di sostegno al reddito rivolta a una platea di beneficiari di un milione e mezzo di persone.
Qui di seguito le proposte in dettaglio su Fisco e finanza, Lavoro e reddito, Cultura e conoscenza, Ambiente e sviluppo sostenibile, Welfare e diritti, Cooperazione, pace e disarmo e Altraeconomia presenti nel Rapporto 2016.
1. Un fisco equo contro rendite, speculazione finanziaria e privilegi
Il fisco è essenziale per finanziare i servizi pubblici, il problema è garantire equità e progressività. In un contesto in cui la politica fiscale si è mossa in direzioni molto lontane dal dettato costituzionale, Sbilanciamoci! prevede con la sua manovra fiscale di redistribuire il reddito e la ricchezza al fine di diminuire le diseguaglianze sociali.
Il complesso delle proposte alimenta le casse dello Stato con circa 24 miliardi di euro, di cui circa 8 finalizzati a ripartire il carico fiscale chiedendo di più a chi ha di più e prelevando di meno da chi ha di meno. Tra i principali interventi – improntati a giustizia economica e progressività dell’imposizione fiscale – vi sono l’introduzione di una “vera” tassa sulle transazioni finanziarie, la rinuncia all’abolizione della TASI prevista nel DDL di Stabilità 2016, l’abolizione della cedolare secca sugli affitti a canone libero, il mantenimento della riduzione dell’IRES a partire dal 2017.
A questi provvedimenti si accompagna una manovra sulla tassazione IRPEF che riduce di 1 punto le aliquote sul I e II scaglione di reddito e aumenta invece l’aliquota dal 41 al 44 per cento sul IV scaglione (da 50.001 a 75.000 euro), dal 43 al 47,5 per cento sul V scaglione (tra i 75.000 e i 100.000 euro) e la porta al 51,5 per cento per i redditi superiori ai 100.000 euro, con corrispondente creazione di un VI scaglione.
Si prevede poi l’assoggettamento all’IRPEF delle rendite finanziarie e un’imposta complessiva sul patrimonio finanziario di famiglie e imprese con una struttura ad aliquote progressive, che esoneri di fatto dal pagamento i ceti medio-bassi e incida sui grandi patrimoni. Guardando al rilancio della domanda interna e al miglioramento della condizione economico-contributiva dei meno abbienti, si propone infine la riduzione di un punto percentuale dell’aliquota massiva dell’IVA dal 22 al 21 per cento e l’aumento in sede IRPEF di 100 euro delle detrazioni sui redditi da lavoro dipendente e da pensioni.
2. Ripartire dal reddito e dalla buona occupazione
Alla luce della crisi economica che ha segnato gli ultimi anni, causando un aumento di disoccupazione e povertà, e alla luce delle grandi trasformazioni del sistema economico globale, dei processi produttivi e della struttura del mercato del lavoro, è giunto il momento di ripensare congiuntamente e in modo organico le nostre politiche del e sul lavoro e il nostro sistema di welfare: siamo infatti l’unico paese in Europa, insieme alla Grecia, a non avere alcuna forma di sostegno al reddito.
A questo proposito, Sbilanciamoci! propone di introdurre la sperimentazione di una misura strutturale di sostegno al reddito, del costo di 11 miliardi di euro, che consenta di vivere in modo dignitoso a chi non è entrato nel mercato del lavoro, ne è uscito prematuramente o ne fa parte in un modo tale da non godere di un reddito sufficiente. La misura è rivolta a disoccupati senza altri ammortizzatori sociali, inoccupati, lavoratori precariamente occupati, sottoccupati, soggetti riconosciuti inabili al lavoro, NEET, working poor, il cui reddito lordo non sia superiore a 8.000 euro annui (e con un reddito familiare non superiore a 15.000 euro). L’ammontare individuale del beneficio del reddito minimo garantito è di 7.200 euro annui, circa 600 euro mensili. La platea dei beneficiari di questa misura riguarda circa un milione e mezzo di persone.
Sul fronte del lavoro, Sbilanciamoci! propone di adottare un piano dal costo di 1 miliardo di euro che assicuri occupazione di alta qualità per 50mila persone, favorendo lo spostamento della nostra base industriale verso i settori tecnologicamente più avanzati e remunerativi.
3. Rimettere al centro i saperi e rilanciare la cultura e l’istruzione pubblica
Cinque miliardi di euro per rimettere al centro i saperi e rilanciare la cultura e l’istruzione pubblica. Sono questi gli obiettivi e il costo complessivo delle proposte di Sbilanciamoci! in materia di politiche culturali, scuola, università e ricerca. Tra le principali misure previste all’interno di questi capitoli: un consistente investimento sull’edilizia scolastica e universitaria per garantire maggiore e migliore disponibilità, sicurezza e agibilità di spazi e strutture per l’insegnamento, l’apprendimento e l’alloggio degli studenti; il forte aumento delle risorse destinate al Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, al Fondo di finanziamento ordinario e al Fondo integrativo statale, al fine di arricchire e potenziare la didattica e di assicurare le condizioni minime di esigibilità del diritto allo studio; l’adozione di un piano straordinario per l’assunzione di 5mila ricercatori universitari a tempo determinato nel 2016.
Inoltre, Sbilanciamoci! propone una riforma della tassazione universitaria centrata sull’istituzione di una “no tax area” per chi dichiara meno di 23mila euro di ISEE e lo stanziamento di risorse integrative sia per il Fondo unico per lo spettacolo sia per la promozione dell’arte e dell’architettura contemporanee, in modo da incentivare la produzione, la diffusione e l’accesso alle varie forme di espressione artistica e culturale, soprattutto da parte dei giovani.
Infine, si chiede la definizione e l’implementazione dei Livelli essenziali delle prestazioni culturali affinché tutti possano realmente accedere ai beni e alle attività culturali (prevedendo anche l’istituzione di uno specifico regime di detrazione fiscale), l’offerta culturale sia potenziata in particolare là dove è più carente e gli operatori culturali siano messi in grado di svolgere al meglio il loro lavoro.
4. Lo sviluppo intelligente è ecologicamente sostenibile
Sono 5 gli assi in cui si articolano le proposte di Sbilanciamoci! sull’ambiente e la sostenibilità dello sviluppo, con un totale di entrate statali pari a 2,6 miliardi di euro e uscite per poco meno di 2 miliardi. In primo luogo, si propone una sensibile riduzione, pari a 1,5 miliardi di euro, degli stanziamenti pubblici per le grandi opere – come TAV e MOSE – che sono costosissime e altamente impattanti, e di destinare invece 1 miliardo a investimenti capillari su piccole e medie opere utili per il paese.
In secondo luogo, si chiede di attuare una strategia di adattamento ai cambiamenti energetici e climatici fondata sull’abbattimento delle emissioni di gas climalteranti e l’adozione di scelte energetiche lungimiranti e responsabili. Sbilanciamoci! propone di implementare diverse misure, tra cui una tassazione dei veicoli legata all’emissione di CO2 che colpisca i veicoli più potenti ed ecologicamente inefficienti come i SUV (500 milioni di entrate in più per lo Stato) e un sistema di incentivi rivolto a famiglie e piccole e medie imprese per l’installazione di impianti fotovoltaici (200 milioni di investimento).
In terzo luogo occorre attuare, con uno stanziamento di 500 milioni, un piano di adattamento ai cambiamenti climatici e di manutenzione del territorio, puntando sulla prevenzione, il riassetto idrogeologico, il recupero e la riqualificazione di suolo urbanizzato, la delocalizzazione di immobili in zone a rischio. Inoltre, si chiede un aumento dei fondi destinati alla tutela e alla valorizzazione della biodiversità e del paesaggio.
Infine, Sbilanciamoci! richiede un deciso intervento per limitare la produzione dei rifiuti urbani, ridurne il conferimento in discarica e aumentare il tasso di raccolta differenziata. A questo fine, si propone una rimodulazione dell’ecotassa sui rifiuti che porterebbe a maggiori entrate per oltre 400 milioni di euro.
5. Il welfare non è una merce, i diritti non sono un lusso
Tagli indiscriminati alla sanità pubblica, misure frammentarie contro povertà e disuguaglianze, scarsa attenzione alle pari opportunità e all’inclusione delle persone in difficoltà, approccio emergenziale alle politiche migratorie e di accoglienza, nessun intervento contro il razzismo e la xenofobia. Rispetto agli indirizzi del DDL di Stabilità, Sbilanciamoci! propone un radicale cambio di rotta sul welfare, con un messaggio ben chiaro: un investimento di oltre 7,5 miliardi di euro.
Tra le principali misure, lo stanziamento di risorse aggiuntive per il Fondo nazionale politiche sociali, per il Fondo nazionale infanzia e adolescenza e per la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali (nel complesso, oltre 600 milioni di investimenti); l’abolizione dei tagli pari a 2 miliardi al Fondo sanitario nazionale previsti rispetto a quanto programmato in precedenza; interventi strutturali per più di 700 milioni per l’inclusione e il diritto a lavoro, alloggio e studio delle persone con disabilità.
1,5 miliardi sono destinati alle pari opportunità con l’introduzione di un congedo di paternità obbligatorio di 15 giorni e di un assegno di maternità universale per cinque mesi, entrambi a carico della fiscalità generale. Per le politiche abitative, oltre 2 miliardi e 200 milioni per il recupero di immobili di proprietà pubblica ai fini della residenza sociale e per l’aumento delle risorse al Fondo per la morosità incolpevole e al Fondo sociale per gli affitti: risorse che potrebbero essere in parte recuperate (700 milioni) grazie all’adozione di misure di contrasto al canone d’affitto in nero e alla tassazione degli immobili vuoti. Circa 365 milioni potrebbero arrivare dallo spostamento in regime di esecuzione penale esterna di 10mila detenuti per fatti di pochissima rilevanza.
Infine, Sbilanciamoci! chiede la chiusura dei Centri di identificazione ed espulsione (CIE) e dei Centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) e la destinazione delle risorse ad essi dedicate (500 milioni) per l’abolizione della tassa sul soggiorno, l’ampliamento del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), gli interventi di inclusione dei cittadini stranieri, il sistema nazionale di protezione contro le discriminazioni e il razzismo, l’avvio di un piano di smantellamento dei “campi nomadi”.
6. Ridurre la spesa militare e investire sulle politiche di pace e cooperazione
In una fase storica e geopolitica come quella attuale, l’obiettivo di ridurre la spesa militare e investire sulle politiche di pace e cooperazione appare l’unico realmente praticabile per rimuovere in profondità le cause dell’odio e della violenza tra i popoli e per contrastare la spirale distruttiva dell’autoritarismo, della corsa agli armamenti e della militarizzazione che si sta affermando all’interno delle nostre società.
Sbilanciamoci! propone a tal fine di operare una riduzione delle spese militari, con un risparmio per la finanza pubblica di più di 4,5 miliardi di euro, sulla base di tre principali misure: la riduzione del livello degli effettivi delle nostre Forze armate a 150mila unità e la contestuale eliminazione dell’istituto dell’ausiliaria, la diminuzione degli investimenti per i Programmi d’armamento attraverso l’azzeramento dei fondi iscritti al ministero per lo Sviluppo economico e messi a disposizione del ministero della Difesa – che comporterebbe la cancellazione dell’acquisto dei cacciabombardieri F-35 e dei sommergibili U-212 –, il ritiro dalle missioni militari all’estero di chiara valenza aggressiva.
Una parte delle risorse risparmiate attraverso la riduzione della spesa militare, quasi 500 milioni di euro, potrebbe essere utilizzata per finanziare politiche di pace e cooperazione internazionale e per una difesa civile e nonviolenta, con il potenziamento dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, l’adeguamento delle risorse per il servizio civile universale che consenta un ampliamento e un’ulteriore qualificazione degli avvii di volontari, l’implementazione dei corpi civili di pace, la creazione di un istituto per la pace e il disarmo, la riconversione a fini civili dell’industria a produzione militare e di alcune servitù militari situate nelle aree più povere del territorio italiano per dar vita a progetti di sviluppo locale.
7. Sostenere e valorizzare l’economia sociale e solidale
Anche quest’anno il DDL di Stabilità non presta attenzione a quelle forme e pratiche di economia sociale e solidale fondate sulla conversione ecologica e sociale dei territori e sulla critica all’attuale modello di sviluppo. Nell’economia sociale e solidale si possono classificare esperienze ormai storiche come l’agricoltura biologica, i gruppi di acquisto solidale, le botteghe del commercio equo e solidale, gli orti urbani, le tante realtà della finanza etica, della promozione culturale, del riciclo e del riuso, del turismo responsabile, del recupero e risparmio energetico, della mobilità sostenibile. Ma vanno annoverate anche esperienze più recenti, come le imprese recuperate e gli spazi sociali e culturali che animano nuovi modelli aperti di altra economia, formazione, ricerca, informazione.
Per promuovere e valorizzare queste pratiche e forme resilienti di economia sociale e solidale, Sbilanciamoci! propone di investire circa 250 milioni di euro. Tali risorse sono destinate in particolare a istituire tre Fondi specifici (rispettivamente, per il commercio equo e solidale, per l’economia solidale, per la riconversione ecologica delle imprese), a implementare due piani strategici nazionali (per la piccola distribuzione organizzata e la certificazione partecipata della qualità dei prodotti biologici), a sostenere una rete nazionale di mercati e fiere eco/eque, a implementare una ricognizione delle aree dismesse di proprietà pubblica o di quelle abbandonate dai privati per un’eventuale ri-assegnazione a fini sociali. Inoltre, Sbilanciamoci! richiede un investimento pubblico sugli open data capace di imprimere una svolta in direzione della garanzia della trasparenza istituzionale, della promozione dell’innovazione sociale e della partecipazione civica.
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