Roma – “Non credo sia una buona idea in questo momento passare a un intervento militare congiunto degli Stati membri in Siria”. Così l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, Federica Mogherini, frena sul lancio di un’operazione comune per combattere Daesh sul territorio siriano.
Intervenendo in videoconferenza alla riunione dell’Assemblea parlamentare Nato di Firenze, la vicepresidente dell’esecutivo comunitario ha spiegato che l’attivazione dell’articolo 42.7 del Trattato di Lisbona, al quale la Francia si è appellata per ricevere assistenza militare da parte dei Paesi membri, a seguito dell’aggressione terroristica subita il 13 novembre scorso, “prevede dei contributi bilaterali” e non un intervento comune.
Parigi “sta elaborando le proprie richieste e le sta presentando agli altri partner” europei, ha indicato Mogherini, aggiungendo che la cooperazione potrebbe non riguardare solo le operazioni in Siria. L’esponente della Commissione ha garantito il proprio contributo affinché tutto si svolga nel migliore dei modi “anche se non ho compiti diretti di coordinamento”.
Al momento, dunque, le differenze di orientamento all’interno dell’Ue – Regno unito e Germania hanno già stabilito di intervenire militarmente in Siria mentre l’impegno delI’Italia rimane per ora solo sul piano diplomatico – non consentono un’operazione congiunta come quella avviata nel Mediterraneo per il contrasto agli scafisti. Tuttavia, precisa l’Alto rappresentante, non è da escludere che questo passo possa essere compiuto “in futuro”.
Per adesso, l’azione portata avanti dalla Commissione europea è rivolta al tavolo diplomatico di Vienna, verso il quale “nutro speranze che possa portare alla soluzione” della crisi siriana, sottolinea ancora Mogherini. Si tratta di un processo che “raccoglie tutti gli attori internazionali e regionali”, prosegue, con l’obiettivo di “andare tutti nella stessa direzione o almeno in direzione simile, perché rimangono ancora delle differenze”, ammette.
Anche dopo il colloquio di ieri sera tra il presidente francese, Francois Hollande, e quello russo, Vladimir Putin, non si è sciolto il vero nodo della discordia: il futuro di Bashar al Assad, il presidente siriano che l’Eliseo vorrebbe fuori dai giochi e il Cremlino continua invece ad appoggiare.
Per superare l’impasse, secondo Mogherini, il compito del tavolo di Vienna è riuscire ad avviare “un dialogo politico tra le forze di opposizione e quelle governative” a Damasco. “Dovrà iniziare a gennaio e stiamo lavorando per questo”, segnala l’Alto rappresentante, indicando anche i passaggi successivi: “Passare a elezioni che garantiscano una transizione mantenendo il controllo del territorio e contrastando i gruppi terroristici, sia Daesh che al Nusra, presenti nel Paese”.
Nel frattempo, l’offensiva militare contro l’autoproclamato Stato islamico continua ad essere condotta in ordine più o meno sparso.