Roma – “So che quello delle indicazioni geografiche è un tema caro all’Italia” nell’ambito delle trattative per il Ttip, “ma con gli Stati uniti non abbiamo fatto grandi passi in avanti su questo”. Il commissario europeo per il Commercio, Cecilia Malmstrom, gela così i senatori e i deputati italiani che l’hanno interrogata in videoconferenza sul trattato di libero scambio in discussione tra Usa e Ue. Il punto è che “gli americani hanno un approccio totalmente diverso e non tutelano marchi geografici ma marchi di fabbrica”, spiega la svedese, comunque fiduciosa che qualche risultato si possa ottenere sul modello dell’accordo con il Canada “che abbiamo proposto agli statunitensi perché lo valutino”.
Malmstrom ha poi sottolineato i benefici economici che “la maggior parte degli studi ha indicato” come effetti del Ttip. “In Italia ci saranno 30 mila posti di lavoro in più” dovuti all’aumento dell’export verso gli Usa, ha dichiarato. Poi però ha evitato di rispondere all’obiezione della vicepresidente della commissione Politiche Ue del Senato, Elena Fattori, circa i contemporanei effetti negativi sul commercio interno all’Ue che “la stessa Commissione europea” ritiene possibili.
Sul settore dei servizi pubblici il commissario ha garantito che “acqua, istruzione, servizi sanitari non saranno soggetti a privatizzazioni in virtù del Ttip”. Se queste ci saranno, ha precisato, avverranno sulla base di una “decisione che spetta alle singole istituzioni nazionali e locali”.
L’esponente dell’esecutivo comunitario ha poi voluto fugare le preoccupazioni per la tutela della salute, un aspetto che il presidente della stessa commissione Politiche Ue del Senato, Vannino Chiti, ha segnalato essere “condivisa anche da altri Parlamenti in Europa”. Per Malmstrom “ci sono settori in cui i nostri standard di sicurezza sono più elevati e altri nei quali sono più alti quelli degli Stati uniti”. Quindi, ha proseguito, “dove ci sono delle differenze non cambierà nulla”, ognuno manterrà le proprie tutele. Quello su cui si è intervenuto “con grandi passi in avanti”, ha precisato il commissario, è “l’eliminazione dei doppi controlli, come ad esempio quelli sull’infiammabilità dei prodotti”. Una semplificazione che consentirà agli esportatori di fare le verifiche su una sola sponda dell’Atlantico.
Le altre perplessità che Malmstrom ha provato a sciogliere riguardano l’Isds e la trasparenza dei negoziati. Sul primo versante ha parlato del “nuovo sistema proposto di concerto con le istituzioni europee” e che “è stato inserito nell’accordo commerciale con il Vietnam”. Secondo il commissario la soluzione individuata è “innovativa e si basa su giudici di nomina pubblica, i quali avranno un codice etico che li metterà al riparo da conflitti di interesse”. La proposta è stata presentata agli statunitensi che la valuteranno, ha aggiunto.
Riguardo alla trasparenza delle trattative, la svedese ha sottolineato come “il mandato, le relazioni e i riassunti dei round negoziali siano tutti pubblicamente disponibili online”. Poi ha annunciato che “tra poche settimane gli altri documenti saranno a disposizione dei parlamentari e dei ministri nazionali, i quali potranno consultarli presso le sale di lettura apposite che verranno realizzate in ogni ministero degli Esteri” dei paesi Ue, e non più presso le ambasciate statunitensi.
Sulle tempistiche dell’accordo, Malmstrom ha confermato che l’obiettivo è arrivare alla stipula entro la fine del mandato del presidente americano Barack Obama. “Non so se ci riusciremo”, ma “in ogni caso i contenuti sono più importanti della rapidità”, ha dichiarato. Quindi, se non si dovesse chiudere entro il 2016 – cosa che “dipenderà dalle dinamiche politiche negli Usa” – vorra dire che “ci prenderemo una pausa e poi riapriremo il dialogo con la nuova amministrazione americana”.
Infine, sulla natura del trattato, l’esponente della Commissione non scioglie i dubbi. “Non sono in grado di dire adesso se sarà un trattato misto o no”, ha spiegato. “Dipenderà dai contenuti”, ha proseguito, ricordando che nel caso di un trattato misto non basterà l’ok da parte di Commissione, Consiglio e Parlamento europei ma sarà necessaria anche l’approvazione da parte dei Parlamenti nazionali. “Io credo che sarà così”, ha concluso.