Bruxelles – Il velo islamico “è una manifestazione ostentata di una religione, che è incompatibile con il requisito di neutralità dei dipendenti pubblici nell’esercizio delle loro funzioni”. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che la Francia non ha violato il diritto al rispetto della libertà di religione di un’impiegata pubblica a cui non è stato rinnovato il contratto come assistente sociale in un ospedale, a causa del suo rifiuto a togliere il velo durante l’orario di lavoro. La legge francese prevede limitazioni per gli impiegati pubblici ma anche nelle scuole a manifestare la propria appartenenza religiosa, qualunque essa sia, allo scopo di proteggere i diritti altrui.
Il ricorso era stato presentato alla Corte di Strasburgo da Christiane Ebrahimian dopo che già un tribunale amministrativo di Parigi – cui si era rivolta in prima istanza – affermava che il il mancato rinnovo del suo contratto non violava l’articolo 9 Convenzione europea dei diritti dell’uomo sulla libertà di religione.
I fatti risalgono al 2000, quando il dirigente delle risorse umane dell’ospedale pubblico di Nanterre, vicino a Parigi, comunicò a Ebrahimian che il suo contratto a tempo determinato non sarebbe stato rinnovato perché diversi malati avevano presentato ricorso contro di lei per essersi rifiutata di togliersi il velo, anche se in Francia è imposto un obbligo di neutralità per gli impiegati pubblici. Nella sentenza i giudici affermano che “l’obbligo di neutralità imposto agli impiegati pubblici può essere considerato come giustificato nel suo principio” e che le restrizioni imposte trovano il loro fondamento nel principio di laicità dello Stato francese.