Roma – “A volte sento dire che l’Italia chiede troppo” alla Commissione europea in termini di flessibilità sui conti pubblici. “Io ribadisco che chiede quello che è possibile nel rispetto delle regole, ed è uno dei pochi Paesi che ha le carte in regola per poterlo fare”. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, conferma così il proprio ottimismo sul riconoscimento delle clausole di flessibilità invocate per ottenere il via libera alla legge di stabilità, decisione che l’esecutivo comunitario prenderà in primavera.
In particolare, il maggior elemento di incertezza riguarda la clausola per le spese straordinarie, alla quale l’Italia ritiene di poter ricorrere in virtù dei costi sostenuti per l’accoglienza dei migranti. “Nel 2015 sono stati stimati 3,3 miliardi di euro” per questa voce, ha indicato Padoan, aggiungendo che la cifra potrebbe salire a ”4 miliardi nel 2016”, qualora i flussi migratori aumentino come è facile prevedere.
Il ministro sottolinea che “non c’è una richiesta esplicita” del nostro Paese per ottenere da Bruxelles un ulteriore margine a fronte delle spese per la sicurezza. Al contrario della Francia, che ha fatto tale richiesta ottenendo il parere positivo del presidente della Commissione, Jean Claude Junker, l’Italia si ‘accontenterà’ quindi del margine di 3,3 miliardi già indicato per le spese di accoglienza.
La flessibilità che l’esecutivo europeo riconoscerà per la sicurezza, dunque, verrà utilizzata dal governo solo per avere una ulteriore legittimazione della richiesta già avanzata. Infatti, Padoan conferma quanto annunciato già ieri dal presidente del Consiglio Matteo Renzi: i due miliardi del piano anti-terrorismo – uno per la sicurezza e uno per la cultura – verranno inseriti nella legge di stabilità al posto del taglio dell’Ires, e dunque ricorrendo proprio alla flessibilità della ‘clausola migranti’.
Tutta l’operazione “avverrà all’interno degli spazi” previsti dai trattati europei, sottolinea ancora Padoan, ammettendo però che questo “dipenderà dal riconoscimento della Commmissione”. Al momento, ha concluso il titolare dell’Economia, “noi stiamo agendo nella considerazione che ci verrà accordato quello che ci attendiamo”. Per sapere se al governo verranno chieste correzioni bisognerà attendere l’approvazione definitiva della legge di bilancio – attualmente al vaglio delle commissioni alla Camera – e soprattutto il pronunciamento che da Palazzo Berlaymont arriverà in primavera.