Roma – Affrontare la minaccia terroristica “solo sul piano securitario” non basta. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è convinto che serva “una strategia elaborata”. Lui ne ha una in mente e la presenta all’Italia e ai partner dell’Ue dal Campidoglio, a Roma, nella Sala degli Orazi e dei Curiazi “in cui furono firmati i trattati costitutivi” dell’attuale Unione europea nel 1957, sottolinea. “Per ogni euro in più investito in sicurezza ci deve essere un euro in più investito in cultura”, è la sua proposta.
L’inquilino di Palazzo Chigi garantisce che il governo agirà all’interno dei vincoli di bilancio. Ripete per l’ennesima volta che “noi rispettiamo le regole anche quando non le condividiamo” perché “è una questione di credibilità”. Ma se da un lato osserviamo il Patto di stabilità, indica il premier, “diciamo all’Europa che c’è un patto di umanità da rispettare”. Una malcelata richiesta di garanzie su quella flessibilità consentita dai trattati ma sulla quale rimangono ancora le riserve della Commissione europea confermate ieri dall’Eurogruppo.
È proprio su quella flessibilità che il capo dell’esecutivo conta per attuare la sua strategia contro il terrorismo. Il piano prevede infatti un investimento di 2 miliardi di euro da inserire nella legge di stabilità al posto del taglio dell’Ires. Un miliardo verrà speso per la sicurezza: la metà per la Difesa e l’altra metà per interventi sulla cyber security e per l’estensione del bonus di 80 euro al personale delle forze dell’ordine. L’altro miliardo, per la cultura, verrà impiegato in un fondo dedicato al recupero delle periferie urbane e nella creazione di un bonus dedicato ai diciottenni, che riceveranno una tessera con un plafond da utilizzare per consumi culturali.
A ben guardare, la mossa di Renzi non ha risvolti solo sulla sicurezza dei cittadini ma anche su quella della stessa legge di stabilità. Infatti, l’abbassamento dell’Ires, inizialmente previsto per il 2017, era stato anticipato all’anno prossimo puntando sul riconoscimento, da parte della Commissione europea, di uno 0,2% di margine sui conti pubblici a fronte delle spese per l’immigrazione.
Adesso, con il piano contro il terrorismo, i 2 miliardi promessi sono inferiori ai 3,2 della flessibilità richiesta dall’Italia per la clausola migranti. Non solo, gli investimenti verrebbero anche compresi, almeno per la metà, nell’ulteriore flessibilità che l’esecutivo comunitario riconoscerà agli Stati membri per le spese sostenute per arginare la minaccia terrorismo. In definitiva, il piano proposto dal premier punta a garantire sicurezza agli italiani contro il terrorismo, e al governo contro una valutazione negativa sulla legge di stabilità.