Ha fatto bene il governo belga a impedire la prevista riunione degli studenti universitari nella Grand Place, nel centro di Bruxelles? Charles Michel, il primo ministro, lo ha deciso per motivi di sicurezza, per il timore che qui ragazzi diventassero obiettivo di un possibile attentato terroristico da parte degli uomini dell’Isis.
Se ha fatto bene lo ha fatto per motivi ovvi e per qualcuno meno ovvio. Gli attentati di Parigi hanno infatti un aspetto che spaventa in particolare: si è voluto colpire la futura classe dirigente francese (ed europea). Gli obiettivi scelti, in particolare quello della vera e propria ecatombe, il teatro Bataclan, non erano solo “facili” delle terrazze all’aperto, sulla strada, e un locale senza misure di sicurezza. No, lì c’erano dei giovani sì (ricordiamo che l’età media delle vittime è di 34 anni) ma non giovani di ogni classe sociale. Sfogliando il triste album delle loro foto, corredate da brevi schede personali, si scopre che quelle ragazze e quei ragazzi erano architetti, registi, ingegneri avvocati, professionisti vari, artisti, studenti di alte scuole. Erano la futura, ed in alcuni casi presente, classe dirigente francese e di tanti altri Paesi (si sono contate ben 18 nazionalità diverse tra le vittime).
Il comunicato di rivendicazione diffuso dall’Isis il giorno dopo l’attentato spiegava che gli obiettivi erano stati scelti con cura, e controllati da lungo tempo, numerose volte. Nella cura c’era probabilmente, ma sarà difficile saperlo “ufficialmente” dato che il presunto organizzatore, la “mente” dell’Isis per questi attentati, è stato ucciso a Saint Denis giovedì, anche la selezione delle vittime. Una pietruzza certo, dal punto di vista quantitativo, nella classe dirigente europea, ma una pietruzza che è stata distrutta, macinata, e che, comunque, indebolisce l’Europa. Il disegno dunque potrebbe essere ben più raffinato di quel che appariva come la volontà di colpire bersagli facili, esposti, non protetti. E per questo il governo del Belgio ha fatto bene a proteggere i suoi ragazzi non facendoli riunire in una piazza?
No, non è la risposta giusta. Non vogliamo sostituirci ai professionisti della sicurezza, a chi ha la responsabilità vera della protezione dei cittadini. Ma vietando le manifestazioni si fa proprio una delle cose che i terroristi vogliono: la diffusione della paura. Costringerci a stare chiusi in casa, vuol dire cambiare il nostro modello di vita e dunque sociale. Vogliamo sperare che la decisione di oggi sia legata a una contingenza particolare, al fatto che la polizia belga sta, proprio in queste ore, inseguendo dei sospetti proprio a Bruxelles (Anderlecht e Molenbeek non sono “vicine” a Bruxelles, sono parti della città).
Le autorità devono proteggerci e noi dobbiamo continuare la vita di sempre, questa deve essere la risposta dei cittadini al terrore, non ci si deve piegare.