Roma – Sul nuovo codice degli appalti e delle concessioni pubbliche “siamo arrivati alla fine ed è una bellissima notizia per il sistema dei lavori pubblici italiano”. Il ministro per le Infrastrutture e trasporti, Graziano Delrio, saluta così l’approvazione di ieri, alla Camera, della delega al governo per il recepimento delle direttive europee del 2014. In realtà non è proprio la fine, ma l’esecutivo conta in una “rapida approvazione” che non apporti modifiche al Senato, dove “c’è già una condivisione preliminare”, sottolinea il ministro. “Poi dobbiamo correre” nell’attuazione della delega da parte del governo, indica, per riuscire a varare il nuovo codice “entro l’inizio dell’Estate, a giugno”.
Il provvedimento è stato approvato ad ampia maggioranza, con 343 voti a favore, 78 contrari e 25 astenuti. Segno di “un lavoro condiviso che ha coinvolto tutti i gruppi politici”, ha sottolineato il presidente della commissione Ambiente e lavori pubblici di Montecitorio, Ermete Realacci. E per il vice ministro alle Infrastrutture, Riccardo Nencini, “il plauso di parte delle opposizioni testimonia la bontà del lavoro svolto”.
A sostenere la legge delega, dall’opposizione, è arrivato il sì di Sinistra italiana – formazione che raggruppa Sel e alcuni ex del Pd – perché il provvedimento “erige un argine contro il malaffare, rafforzando la trasparenza, l’efficienza e l’efficacia della pubblica amministrazione”, ha spiegato Serena Pallegrino, vicepresidente della commissione Ambiente alla Camera.
Anche Forza Italia ha espresso soddisfazione, con la vicepresidente della commissione Lavoro, Renata Polverini, che ha rivendicato il merito di aver inserito la “clausola sociale” per i lavoratori dei call center, che punta a garantire “stabilità occupazionale” e “continuità lavorativa nei cambi d’appalto”.
Una bocciatura è arrivata invece dal Movimento 5 stelle. Pur riconoscendo che la legge delega è stata “migliorata rispetto al primo passaggio grazie al lavoro di tutti, incluso il nostro”, ha spiegato la capogruppo in commissione Ambiente, Claudia Mannino, “siamo molto critici” perché “il provvedimento è una delega” all’esecutivo – mentre i pentastellati avrebbero preferito una legge ordinaria che affidasse la responsabilità solo al Parlamento – e “non risolve i problemi di fondo del settore appalti”. Tra le preoccupazioni del M5S, ha proseguito Mannino, c’è il timore di “ulteriori proroghe di una situazione da infrazione europea”, perché “le concessioni autostradali andranno a gara tra 24 mesi”.
Tra le novità introdotte nel provvedimento, alcune misure che dovrebbero garantire maggiore trasparenza tanto nella fase di assegnazione quanto in quella di esecuzione degli appalti. Si prevede infatti una piattaforma unica per la pubblicità dei bandi, che verrà realizzata con una piattaforma digitale dall’Anac (Autorità nazionale anti corruzione). Per le grandi opere si spezza il legame tra controllori e controllati, dal momento che non saranno più i general contractor – i consorzi tra le aziende appaltatrici – a nominare il direttore dei lavori che avrà compito di controllo sull’esecuzione dell’appalto. Maggiore trasparenza anche sulle assegnazioni di contratti secretati per esigenze di sicurezza: la Corte dei conti eserciterà un controllo sia sulla validità delle motivazioni che giustificano il ricorso al meccanismo, sia sulla gestione dell’appalto che, ove non ci siano fondate ragioni che lo impediscono, dovrà essere assegnato con una gara tra un numero minimo di partecipanti.
Nell’adozione del nuovo codice, il governo dovrà far sparire il sistema del massimo ribasso, che spesso ha indotto i contractors a servirsi di lavoratori in nero o a recuperare gli introiti con l’inserimento di numerose varianti in corso d’opera. Aspetto, quest’ultimo, che verrà fortemente limitato dalla netta separazione tra fase progettuale ed esecutiva dei lavori. Al posto del massimo ribasso verrà dunque introdotto il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, nel rispetto dei principi di trasparenza, non discriminazione e parità di trattamento, “seguendo un approccio costo/efficacia” e includendo il “miglior rapporto qualità/prezzo”. Le valutazioni dovranno seguire criteri oggettivi, tra i quali anche quelli di natura ambientale e sociale. Inoltre, per incentivare l’esecuzione dei lavori ‘a regola d’arte’, nei tempi stabiliti e senza varianti in corso d’opera viene destinato un importo non superiore al 2% della base di gara per le attività tecniche dei dipendenti pubblici.
Riguardo alle concessioni in house (appalti e servizi affidati ad aziende interne), saranno possibili al 100% solo se assegnate tramite gara a evidenza pubblica, altrimenti non potranno eccedere la soglia del 20% dei contratti, mentre il restante 80% dovrà comunque essere assegnato tramite gara. Per i rapporti già in essere, la delega prevede un periodo di 24 mesi entro il quale i soggetti pubblici e privati dovranno adeguarsi.
Una importante novità riguarda le micro e piccole imprese sub appaltatrici. In caso di inadempimento dell’appaltatore, la stazione appaltante avrà l’obbligo di procedere ai pagamenti diretti nei confronti dei subappaltatori su loro richiesta. Qualora l’azienda che ha il sub appalto si una micro o piccola impresa, non sarà necessaria neppure tale richiesta.
Sulle grandi opere sarà garantita una maggiore partecipazione dei cittadini. Mentre ora è prevista attraverso la Conferenza dei servizi, quindi per il tramite dei rappresentanti degli Enti locali, con il nuovo codice verrà istituzionalizzata la consultazione pubblica aperta a tutti i cittadini sul modello del ‘Débat public’ francese. Dovranno essere pubblicati online i progetti e gli esiti della consultazione pubblica. Le osservazioni emerse entreranno poi nella valutazione in sede di predisposizione del progetto definitivo.
Per l’attuazione della delega è prevista una doppia scadenza. Entro il 18 aprile 2016 il governo dovrà emanare un primo decreto attuativo che recepisca le direttive europee. Avrà tempo fino al 31 luglio, invece, per adottare un secondo decreto che contenga il riordino complessivo della materia. Abbandonata in nome della semplificazione l’idea di un regolamento sui contratti pubblici per lavori, servizi e forniture, saranno emanate delle linee guida di concerto tra il ministero delle Infrastrutture e l’Anac, che elaboreranno anche una serie di bandi tipo da prendere a riferimento. Una decisione di ricorrere alla cosiddetta ‘soft law’, analoga a quella recentemente adottata dalla Commissione europea che ha pubblicato una guida per gli appalti