Roma – La Russia e i Paesi occidentali, condividono “la necessità di cooperare nella lotta al terrorismo”. È questo, però, l’unico punto sul quale tutti sembrano ritrovarsi. Infatti, raggiungere un accordo su come condurre la lotta e come garantire un processo di transizione in Siria “è assolutamente impossibile”, al momento, perché “se pensate che l’Occidente sia unito nel suo approccio al 100% allora vi sbagliate”. È toccato al portavoce del Cremlino, Dimitri Peckov, riassumere il sentimento del presidente russo, Vladimir Putin, dopo i colloqui bilaterali al G20 di Antalya, in Turchia, con i principali leader europei e con il suo omologo americano Barack Obama.
Una empasse, quella delle divisioni nell’asse euro-atlantico, sottolineata dallo stesso Obama, che in conferenza stampa ha parlato di “divergenze anche tra chi si oppone al regime di Bashar al Assad” in Siria. Distanze che si è cercato di colmare con un confronto a cinque tra l’inquilino della Casa bianca e il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il premier britannico David Cameron, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il ministro degli esteri francese, Laurent Fabius (presente per conto del presidente Francois Hollande, rimasto in patria). Non sembra però siano stati fatti progressi particolari rispetto ai divergenti orientamenti che si sono registrati nei rapporti con Putin.
Il confronto tra Obama e il capo del Cremlino è stato “costruttivo”, ha riportato lo stesso Peskov, sottolineando però che “rimangono differenze di opinioni”. Se gli “obiettivi strategici nella lotta allo Sato islamico sono molto vicini – ha aggiunto il portavoce russo – restano differenze tattiche”. Non è difficile capire che le distanze riguardino la transizione siriana, con Mosca che continua ad appoggiare il presidente Bashar al Assad inviso a Washington. La Casa bianca ha usato lo stesso aggettivo, “costruttivo”, per definire il dialogo tra i due presidenti, ma è apparsa più ottimista sul raggiungimento di un accordo per la successione ad Assad, con l’Onu a fare da mediatore.
Il più disteso degli incontri, per il presidente russo, è stato quello con Renzi. Il premier italiano si è mostrato il più fiducioso sulla ricomposizione delle divergenze tra Mosca e i Paesi euro-atlantici. A suo avviso è “finalmente iniziato un percorso comune che spero possa essere la soluzione al grande problema della Siria, da troppo tempo bloccato”. L’inquilino di palazzo Chigi ritiene si debba andare avanti “nella giusta direzione che il tavolo di Vienna ha tracciato” sabato scorso.
Che i rapporti di Mosca con Roma siano migliori rispetto a quelli con le altre capitali occidentali lo attesta lo stesso Putin, sottolineando che “stanno continuando a svilupparsi malgrado rallentamenti”.
Il britannico Cameron, se da un lato si è detto pronto a raggiungere “compromessi” con la Russia, dall’altro ha sottolineato il “gap molto grande” che rimane con Putin sulla soluzione alla crisi siriana. Distanza rimarcata anche dallo stesso capo del Cremlino, che ha notato come i rapporti con Londra “attualmente non siano proprio al meglio”.
Quella tra Putin e Merkel è stata invece una conversazione “molto specifica” e si è concentrata sulla lotta al terrorismo e sull’Ucraina, ha riportato sempre Peskov. Sul primo tema, per la tedesca “è fondamentale un processo politico” per una transizione a Damasco e l’auspicio è che “vada avanti quello avviato a Vienna”. Sulla seconda questione, l’Ucraina, Mosca lamenta una “regressione nei partner europei che non hanno preso in considerazione le preoccupazioni della Russia” in merito ai rapporti con Kiev, ha avvertito Peskov.
La questione ucraina rimane sullo sfondo della collaborazione tra il Cremlino e i paesi Nato sulla crisi siriana, e dalla Capitale russa hanno fatto sapere di aver presentato una proposta sulla procedura di pagamento della tranche da 3 miliardi di dollari che Kiev deve restituire a Mosca entro dicembre, una questione che potrebbe portare o meno a un ulteriore disgelo.
Altra questione collegata alla situazione in Siria, in maniera più diretta, è quella dei flussi migratori nel Mediterraneo e attraverso i Balcani. Oltre a Renzi, per il quale bisogna andare “avanti con il piano Ue” per i rifugiati, è Merkel a tenere puntati i riflettori sul problema. “Bisogna dare a ogni profugo una patria – ha dichiarato – ma anche fare in modo che l’immigrazione illegale diventi immigrazione legale”. Il tema, tuttavia, rappresenta una “sfida globale”, ha aggiunto. E per affrontarlo con il giusto approccio ha annunciato una conferenza internazionale che si terrà a Londra il 4 febbraio prossimo. Una decisione presa “insieme con David Cameron, il capo del governo norvegese (Erna Solberg) e l’emiro del Kuwait (Sabah al Sabah)”, ha spiegato il cancelliere, per alimentare la discussione “sull’assistenza umanitaria ai rifugiati” e “sugli aiuti finanziari ai Paesi che li accolgono”.