Roma – Quando dice che di questo passo finiremo di redistribuire i rifugiati nel 2101 “Juncker sta dicendo una cosa vera, bisogna aumentare il numero delle relocation”. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, non nega di condividere la stessa insoddisfazione del capo dell’esecutivo europeo, Jean Claude Juncker, sulla lentezza con cui avvengono i trasferimenti di profughi siriani ed eritrei verso gli altri stati membri. Tuttavia, aggiunge, “condivido anche quanto sostenuto dal ministro degli Interni Alfano, quando afferma che abbiamo ottenuto un grande risultato sulla redistribuzione”.
È passato più di un mese dall’inizio del programma che prevede il trasferimento dall’Italia di 40mila rifugiati in due anni. Secondo Renzi, però, serve ancora “tempo per accelerare i ritmi delle procedure”. In ogni caso, “nessuno avrebbe scommesso sei mesi fa che si sarebbe arrivati a questo punto”, sottolinea, rivendicando il merito di essere almeno riusciti ad avviare un processo in base al quale “il trattato di Dublino non esiste più” nei fatti. Poco importa che la Germania, dopo aver aperto clamorosamente le porte all’accoglienza indiscriminata dei profughi siriani, abbia deciso di tornare indietro e di applicare anche a per loro le regole previste dall’accordo europeo sul diritto di asilo, in base al quale è il paese di primo approdo a doversi far carico dei profughi.
“L’Italia è pronta a fare la propria parte e spero che anche gli altri partner europei facciano lo stesso” per accelerare l’applicazione dell’agenda europea per le migrazioni, dichiara Renzi. Lascia quindi intendere che verranno realizzati gli hotspot chiesti dall’Ue – al momento è attivo solo uno sui sei previsti entro l’anno – anche se Alfano ha annunciato più volte che non ci saranno nuove aperture se non in seguito a un’accelerazione delle relocation, e il presidente del gruppo S&D al Parlamento europeo, Gianni Pittella, in un’intervista a Eunews ha dichiarato che aprire gli hotspot senza relocation vuol dire trasformarli in carceri per rifugiati.
La questione immigrazione è comunque “più complessa”, conclude il premier, perché richiede di “affrontare la questione della Libia, della Siria” e altri “problemi di carattere internazionale dei quali parleremo al prossimo G20 in Turchia”, quando i capi di Stato e di governo dei 20 Paesi più ricchi del mondo si incontreranno ad Antalya, il 15 e 16 novembre prossimi.