Ecco, tradotto in Italiano, il discorso tenuto dal premier britannico David Cameron il 10 novembre scorso nel quale ha indicato i pilastri del negoziato avviato con l’Unione europea che culminerà con il referendum sulla cosiddetta “Brexit”.
La traduzione è di Sarah Marion Tuggey.
INTRODUZIONE
Circa tre anni fa ho tenuto un discorso sull’Europa.
Dissi che l’Unione Europea aveva bisogno di riformarsi se voleva vincere le sfide del ventunesimo secolo.
Dissi che il futuro migliore della Gran Bretagna era all’interno di un’Europa riformata, se si fosse riusciti a concordare sui cambiamenti necessari.
Promisi anche al popolo britannico che, se fossi stato rieletto come Primo Ministro, avremmo tenuto un referendum In-Out…
…per la parola finale sul fatto che la nostra sicurezza economica e come nazione sia meglio protetta dal rimanere nell’Unione, o dall’uscirne.
Questa promessa ora viene mantenuta.
La legge prevede che ci debba essere un referendum sull’appartenenza all’Unione entro la fine del 2017.
La rinegoziazione sta ora entrando nella sua fase formale, dopo diversi round di discussioni tecniche.
Oggi ho scritto al Presidente del Consiglio Europeo riguardo a come voglio rispondere alle preoccupazioni dei britannici…
…e sul perché ritengo che i cambiamenti che la Gran Bretagna sta perseguendo porteranno benefici non solo alla Gran Bretagna stessa, ma all’Unione Europea nella sua totalità.
Starà ai negoziati determinare i precisi cambiamenti legali necessari a implementare le riforme delle quali ha bisogno la Gran Bretagna.
Ma oggi vorrei spiegare più in dettaglio perché vogliamo apportare i cambiamenti che abbiamo delineato – e come essi faranno la differenza.
Questa è forse la decisione più importante che i britannici dovranno prendere alle urne nel corso di tutta la nostra vita.
Vorrei far capire ai britannici perché questo referendum è importante, è perché dobbiamo analizzare al meglio alcune delle questioni che rischiano di essere sommerse dalle discussioni all’avvicinarsi del referendum.
E vorrei spiegare ai nostri partner europei perché terremo questo referendum…
….cosa chiediamo e perché.
BLOOMBERG – ANCORA VALIDO DOPO TRE ANNI
Tenni quel discorso quasi tre anni fa, ma da allora le sfide per l’Unione Europea non sono diminuite – anzi, sono aumentate.
Le prospettive economiche potrebbero essere più brillanti. Ma lo strascico della crisi europea persiste.
Le minacce alla nostra sicurezza – e alla sicurezza di qualsiasi nazione europea – sono cresciute in modo enorme negli ultimi anni…
…dall’invasione russa dell’Ucraina dell’est, all’emergenza di ISIS, ai flussi migratori scatenati dalla guerra in Siria.
Ed in tutta Europa, la crescita dei partiti di protestaci impone di fornire delle risposte.
Ma niente di tutto ciò che è successo – niente – ha minato o reso obsoleto il fulcro del discorso che ho tenuto a Bloomberg.
Anzi, se qualcosa è successo, lo ha rinforzato.
L’Unione Europea ha bisogno di cambiare.
Ha bisogno di essere più competitiva, per far fronte alla crescita di economie come Cina e India.
Ha bisogno di porre le relazioni fra le nazioni all’interno dell’Euro e quelle al di fuori – come la Gran Bretagna – su basi stabili e di lungo termine.
Ha bisogno di una accountability democratica presso i parlamenti nazionali.
Soprattutto, ha bisogno – come ho detto a Bloomberg – di operare con la flessibilità di un network, non con la rigidità di un blocco.
Non dimentichiamo che l’Unione Europa comprende 28 antiche nazioni europee.
Tale differenza così marcata è in realtà la più grande forza dell’Europa.
La Gran Bretagna vuole quindi celebrare questo fatto.
Riconosciamo che la risposta ad ogni problema non è sempre “più Europa”.
A volte è “meno Europa”.
Accettiamo che non ci possa essere una taglia unica per tutti.
La flessibilità è ciò che credo sia il meglio per la Gran Bretagna; e, devo dirlo, migliore per l’Europa.
Ciò che è il meglio per la Gran Bretagna guida tutto ciò che faccio come Primo Ministro.
Ciò significa prendere decisioni difficili, e a volte fare discussioni che le persone non vogliono sentire.
È per questo che abbiamo preso la decisione difficile ma necessaria di ridurre il debito.
È per questo che abbiamo portato a termine il nostro Piano Economico di Lungo Termine.
È per questo che stiamo riformando il sistema di welfare e dell’istruzione.
Perché sappiamo che il fondamento della nostra sicurezza è un’economia forte – e che queste sono le cose che ogni nazione deve fare per avere successo nel XXI secolo.
È anche perché, nonostante tutte le pressioni sulle finanze pubbliche, abbiamo garantito di spendere il 2 percento della nostra economia sulla difesa…
…e il perché stiamo spendendo il 0.7 percento del nostro PIL in aiuto all’estero.
Con questo denaro siamo in grado di equipaggiare le nostre forze armate con due nuove portaerei…
…di raddoppiare la nostra flotta di droni…
…di comprare nuovi fighter e nuovi sottomarini…
…di investire nelle nostre forze speciali.
Stiamo facendo tutto ciò che è necessario per proteggere il nostro interesse economico e nazionale.
Questo è il prisma attraverso il quale approcciamo la nostra appartenenza all’Unione Europea.
Prendere decisioni difficili…
…portare avanti discussioni tese…
…parlare dei problemi dei quali nessuno vuol parlare…
…proteggere e migliorare la nostra sicurezza economica e nazionale.
Come gran parte dei britannici, esamino la questione in termini pratici, non emozionali.
Testa, non cuore.
So che alcuni dei nostri partner europei possono essere insoddisfatti da questo aspetto della Gran Bretagna.
Ma questo è ciò che siamo.
Questo è ciò che siamo sempre stati come nazione.
Siamo rigorosamente pratici.
Siamo ostinatamente pragmatici.
Abbiamo un’attitudine naturale a demistificare.
Vediamo l’Unione Europea come un mezzo per raggiungere un fine, non un fine in se stesso.
“Europa dove necessario, nazione dove possibile,” come dicono i nostri amici olandesi.
Uno strumento per amplificare il potere e la prosperità della nostra nazione – come la NATO, come la nostra appartenenza al Consiglio di Sicurezza dell’ONU o al FMI.
Sappiamo che c’è una relazione stretta fra la sicurezza e la prosperità del continente al quale la nostra isola è geograficamente legata…
…e la nostra stessa sicurezza e prosperità.
Nella settimana della commemorazione della fine della Grande Guerra…
…e nell’anno che segna il settantesimo anniversario della liberazione dell’Europa, come non potremmo?
La Gran Bretagna ha contribuito in modo totale alla libertà della quale godono adesso le nazioni europee.
In tutto il continente, da Ypres a Monte Cassino, da Bayeux a Arnhem,…
…in freddi cimiteri giacciono i resti dei soldati britannici che hanno attraversato il Canale per aiutare nazioni sottomesse a liberarsi del giogo del tiranno…
…e restituire la libertà al posto che le spetta in quello che Churchill ha definito ‘questo nobile continente’.
E al giorno d’oggi, continuiamo a giocare un ruolo predominante nella sicurezza europea e in quella globale.
Combattendo Ebola in Africa occidentale. Compiendo operazioni di sorveglianza aerea sulle nazioni del Baltico.
Contribuendo alle operazioni della NATO nell’Europa centrale e orientale.
Salvando vite e distruggendo i traffici di contrabbando nel Mediterraneo centrale.
Spendendo 1,1 miliardi di sterline in aiuto nelle regioni della Siria, Libano e Giordania – più di quanto spenda qualsiasi altra nazione europea.
La Gran Bretagna è sempre stata una nazione impegnata, dato che sappiamo che l’impegno è il modo migliore di proteggere e migliorare la nostra sicurezza economica e nazionale.
Oggi quindi, mentre affrontiamo nuove minacce e pericoli per il nostro stato…
…non ho nessun dubbio che per la Gran Bretagna la questione europea non sia solo una questione di sicurezza economica, ma anche di sicurezza nazionale…
…non solo una questione di posti di lavoro e commercio, ma anche di sicurezza e tranquillità per la nostra nazione.
Allo stesso modo, dato che l’Unione Europea rappresenta circa metà del nostro commercio…
…è importante per la nostra tranquillità economica che l’Unione Europea sia competitiva e riesca a promuovere la prosperità dei suoi membri.
Così come è importante per noi che – anche se non siamo parte dell’Euro – e secondo me non lo saremo mai – l’Eurozona sia in grado di affrontare i suoi problemi e abbia successo.
Se fallisse nel farlo, non saremo certamente immuni dagli effetti collaterali.
Ecco perché, circa tre anni fa, ho posto la questione delle riforme – riforme che porteranno beneficio alla Gran Bretagna, e che secondo me porteranno beneficio all’intera Unione Europea.
Era chiaro che la Gran Bretagna avesse dei vantaggi nell’essere membro dell’Unione Europea.
Ma era altrettanto chiaro che ci sono problemi notevoli che vanno affrontati.
Leadership politica significa affrontare questi problemi, non sperare che spariscano.
Se li ignoriamo, la storia ci insegna che essi peggiorano e basta.
Fatemi spiegare cosa intendo.
QUATTRO SFIDE NOTEVOLI CHE L’UNIONE EUROPEA DEVE AFFRONTARE
Nel mio discorso a Bloomberg circa tra anni fa, ho detto che l’Unione Europea stava affrontando tre serie sfide.
Prima, i problemi dell’Eurozona: hanno bisogno di essere risolti – e che ciò richiederà cambiamenti cruciali.
Seconda, una crisi di competitività europea, mentre altre nazioni del mondo progrediscono e l’Europa rischia di rimanere indietro.
E terza, il gap fra l’Unione Europea e i suoi cittadini, che è cresciuto drammaticamente negli ultimi anni…
…e che rappresenta una mancanza di accountability democratica e di consenso che si sente in modo particolarmente acuto in Gran Bretagna.
Queste tre sfide sono critiche ora tanto quanto lo erano quando le ho elencate la prima volta.
Oggi ne aggiungerei una quarta.
Come abbiamo visto in modo così spettacolare in tutta Europa con i problemi posti dalla crisi dei migranti…
…le nazioni hanno bisogno di maggior controllo per gestire la pressione di coloro che arrivano.
In Gran Bretagna non siamo parte dell’accordo sulle frontiere aperte di Schengen, e quindi siamo stati in grado di stabilire il nostro approccio, prendendo i rifugiati direttamente dai campi profughi…
…abbiamo bisogno di misure addizionali che affrontino il vasto problema dell’abuso del diritto di libera circolazione all’interno dell’Europa…
…e di ridurre il flusso estremamente consistente di persone che arrivano in Gran Bretagna da ogni parte d’Europa.
I cambiamenti che richiediamo sono di conseguenza sostanziali.
Ma hanno un obiettivo chiaro: affrontare queste quattro sfide fondamentali, che sono vitali affinché l’Unione Europea abbia successo…
…e affinché la tranquillità economica e nazionale del Regno Unito venga mantenuta e prosperi al suo interno.
Fatemi spiegare ognuna di esse.
LA GOVERNANCE ECONOMICA E L’EUROZONA
Primo, è nel nostro interesse che l’Eurozona abbia la giusta governance e le strutture necessaria ad assicurare una valuta stabile e di successo nel lungo periodo.
La Gran Bretagna comprende ciò, e noi non ostacoleremo tali sviluppi, a patto che possiamo essere sicuri del fatto che con l’implementazione di tali meccanismi i nostri interessi siano completamente protetti.
Fatemi spiegare ciò che intendo.
Oggi ci sono due tipi di membri dell’Unione Europea?
Ci sono i membri parte dell’Euro
e membri che non ne fanno parte.
I cambiamenti che l’Eurozona avrà bisogno di implementare avrà profonde implicazioni per entrambi i tipi di membri.
Membri che non sono parte dell’Euro, come la Gran Bretagna, avranno bisogno di tutele…
…che proteggano il mercato unico e la nostra capacità di deciderne le regole…
…e di assicurare che non soffriamo né discriminazione né costi addizionali per l’integrazione dell’Eurozona.
Perché l’Unione Europea e l’Eurozona non sono la stessa cosa.
E quelli di noi che sono nell’Unione Europea ma non nell’Eurozona hanno bisogno che ciò venga accettato.
Abbiamo bisogno di un modello britannico che funzioni per la Gran Bretagna così come per ogni altro membro che non utilizza la valuta comune.
E questo è perfettamente possibile.
L’Unione Europea è una famiglia di nazioni democratiche il cui fondamento originale era – ed è – un mercato comune.
Non vi è ragione per la quale la moneta comune ed il mercato comune debbano condividere gli stessi confini, non più di quanto lo abbiano il mercato comune e Schengen.
L’Unione Europea ha bisogno di flessibilità per gestire fuori e dentro l’Eurozona…
…sia coloro che considerano una più profonda integrazione economica e politica…
…sia coloro – come la Gran Bretagna – che non condivideranno mai tale obiettivo.
La questione è di vitale importanza per il Regno Unito.
Perché se l’Unione Europea dovesse evolvere in una sorta di club della moneta unica, dove coloro che sono al di fuori della moneta unica sono messi da parte e dominati, non sarebbe più un club per noi.
Abbiamo bisogno che la questione venga risolta – in modo che il Regno Unito non sia costretto a combattere una serie di battaglie che sfocerebbero solo nell’erosione della fiducia fra gli Stati Membri.
E dobbiamo essere sicuri che valga la pena essere membro dell’Unione Europea ma non dell’Eurozona, e che tale posizione non trasformi una nazione in uno stato soggetto a regole altrui piuttosto che in un policymaker.
È il momento di farlo.
Di conseguenza, come parte della rinegoziazione ho chiesto ai leader europei di concordare principi chiari e vincolanti che proteggano la Gran Bretagna e altre nazioni che non adotta l’Euro…
…ed un meccanismo di salvaguardia che assicuri che tali principi vengano implementati e rispettati.
Tali principi dovrebbero includere:
Il riconoscimento che l’Unione Europea è un’Unione con più valute al suo interno.
Che non vi siano discriminazioni né svantaggi per alcuna azienda basato sulla valuta adottata nella nazione di tale azienda.
Che l’integrità del mercato unico venga protetta.
L’Eurozona si sviluppa, e ogni cambiamento che deciderà di fare – come la creazione di un’unione bancaria – deve essere volontario per le nazioni che non adottano l’Euro, non obbligatorio.
I contribuenti delle nazioni che non adottano l’Euro non dovrebbero mai dover sostenere i costi per l’operazioni di sostegno dell’Euro come valuta comune.
Così come stabilità e la supervisione finanziarie sono diventate un’area chiave di competenza per le istituzioni europee come la BCE…
…altrettanto stabilità e supervisione finanziarie sono un’area chiave di competenza di istituzioni come la BoE per le nazioni che non hanno adottato l’Euro.
Inoltre, qualsiasi questione che coinvolge tutti gli Stati Membri deve essere discussa e decisa da tutti gli Stati Membri.
COMPETITIVITÀ
Come seconda cosa, vogliamo che l’Unione Europea migliori la nostra competitività, non che le sia avversa.
Da questo punto di vista abbiamo già fatto dei progressi da quando ho tenuto il discorso a Bloomberg.
Le proposte legislative con la nuova Commissione sono diminuite dell’80 percento…
…e quest’anno saranno abrogati più regolamenti di quanti ne siano stati revocati nell’intero mandato della Commissione precedente.
Abbiamo delle proposte per l’Unione dei Mercati di Capitali che aiuterà a mettere la finanza nelle mani degli imprenditori e a far crescere le aziende.
I nuovi piani per rinforzare il mercato unico per servizi e digitale significherà nuove occasioni per milioni di aziende britanniche, che potranno operare più facilmente in qualsiasi luogo in europa.
I cambiamenti che abbiamo approvato lo scorso mese implicano che i turisti inglesi non dovranno più incorrere in tariffe di roaming quando usano i loro cellulari…
…né dovranno pagare commissioni esorbitanti sull’uso della carta di credito.
Lo scorso mese la Commissione Europea ha presentato una nuova strategia commerciale che riflette l’agenda che la Gran Bretagna ha promosso in prima linea per anni…
…inclusa la ricerca di importanti accordi commerciali con l’America, la Cina, il Giappone e l’ASEAN.
Sappiamo bene quali benefici possa portare il libero commercio.
Gli accordi recenti, incluso quello con la Corea, stanno già permettendo ai consumatori britannici di risparmiare 5 miliardi di sterline ogni anno…
…e hanno aiutato l’export di auto britanniche in Corea a quintuplicare.
Ma c’è così tanto ancora che possiamo fare.
Perché, per tutto ciò che siamo riusciti a conquistare nel tamponamento del flusso di nuovi regolamenti…
…il bagaglio dato da quelli esistenti è ancora troppo pesante.
Due anni fa siamo riusciti a portare a casa il primo taglio reale nel budget dell’Unione. Ora è il momento di fare lo stesso con i regolamenti europei.
Abbiamo bisogno di un target per poter tagliare davvero il fardello che grava sulle aziende.
Ed allo stesso tempo, abbiamo bisogno di raccogliere tutte le diverse proposte, promesse e i diversi accordi sul mercato unico, sul commercio, e sul taglio ai regolamenti…
…in un impegno chiaro che iscriva la competitività nel DNA dell’intera Unione Europea.
SOVRANITÀ E SUSSIDIARIETÀ
Terza cosa, abbiamo bisogno di gestire la disillusione che tanti cittadini europei sentono nei confronti dell’Unione Europea come istituzione.
Questa preoccupazione non è solo britannica.
Ma forse è maggiore qui che in ogni altro luogo dell’Unione al giorno d’oggi.
Abbiamo già approvato una legge che garantisce che nessun potere possa essere mai più trasferito dalla Gran Bretagna a Bruxelles senza il consenso esplicito dei cittadini britannici, da esprimersi attraverso un referendum.
Ma se la Gran Bretagna resterà nell’Unione, dovremo fare di più.
Alla fine tutto si riduce a questo.
Siamo una nazione orgogliosa ed indipendente.
E intendiamo rimanerlo.
Di conseguenza, dobbiamo essere onesti riguardo a ciò.
L’impegno previsto dal Trattato per un’unione ancora più rafforzata non è un impegno che possa più applicarsi alla Gran Bretagna.
Non ci crediamo.
Non vi aderiamo.
Abbiamo una visione diversa dell’Europa.
Crediamo in un’unione flessibile Stati Membri che condividono trattati e istituzioni, che lavorano assieme in spirito di cooperazione…
…per poter incrementare la prosperità condivisa…
…per poter proteggere i nostri popoli dalle minacce alla nostra sicurezza, sia che essere vengano dal nostro territorio sia che essere vengano dal di fuori.
Un’Unione che continua, al momento giusto e solo con un accordo unanime, ad accogliere nuove nazioni al suo interno.
Questa visione di flessibilità e cooperazione non è la stessa di quelli che vogliono costruire un’unione politica ancora più rafforzata – ma è altrettanto valida.
E se non possiamo persuadere i nostri partner europei a condividere questa visione…
…possiamo di certo trovare un modo affinché essa plasmi l’appartenenza della Gran Bretagna all’Unione.
Di conseguenza, oggi vi annuncio che come parte della rinegoziazione…
…chiedo ai leader europei di stipulare un accordo chiaro, vincolante e irreversibile che ponga termine all’obbligo per la Gran Bretagna di lavorare verso un’unione ancor più rafforzata.
Ciò significa che i britannici non si ritroveranno mai intrappolati in un’unione politica contro la loro volontà…
….né che si ritroveranno costretti in un qualsiasi tipo di Stati Uniti d’Europa.
Abbiamo anche bisogno di essere sicuri che – mentre il Parlamento Europeo gioca un ruolo importante…
…ci sia un ruolo più significativo per i parlamenti nazionali, incluso il nostro Parlamento a Westminster.
Sono i parlamenti nazionali la fonte principale di reale legittimazione ed accountability democratica nell’Unione Europea, e sempre lo saranno.
È al Parlamento britannico che io rispondo sui negoziati riguardanti il budget UE, o sulla salvaguardia del nostro posto all’interno del mercato unico.
Sono questi i Parlamenti che instillano rispetto – persino paura – nei leader nazionali.
È dunque tempo di dare a questi Parlamenti nazionali un potere più ampio sulla legislazione dell’Unione.
Non stiamo suggerendo un potere di veto per ogni singolo parlamento nazionale.
Siamo consapevoli che ciò, in un’Unione a 28, equivarrebbe ad uno stallo perenne.
Ma vogliamo vedere un nuovo modello, nel quale gruppi di parlamenti nazionali possono raggrupparsi e rifiutare leggi europee che non sono nel loro interesse nazionale.
Abbiamo anche necessita di affrontare il tema della sussidiarietà – la questione di ciò che può essere meglio deciso a Bruxelles e meglio deciso nelle capitali europee.
Crediamo che se ci sono poteri che non è necessario siano nelle mani di Bruxelles, allora è tempo che essi tornino nelle mani di Westminster.
Vogliamo di conseguenza vedere implementato pienamente l’impegno dell’Unione nei confronti della sussidiarietà, con una proposta chiara per poterlo raggiungere.
Inoltre, il Regno Unito necessita che sia confermato il pieno rispetto da parte delle istituzioni europee dello scopo che muove i Protocolli Giustizia e Affari Interni, in qualsiasi proposta futura che abbia a che vedere con questioni di Giustizia e Affari Interni…
…in particolare riguardante la possibilità per il Regno Unito di scegliere se parteciparvi.
Oltre a ciò, la Sicurezza Nazionale è – e deve rimanere – responsabilità esclusiva degli Stati Membri…
…riconoscendo al contempo i benefici del lavoro di gruppo su questioni che coinvolgono la sicurezza di tutti noi.
Infine, in quest’area, le persone sono frustrate anche da alcuni giudizi legali emessi in Europa che influenzano anche la vita in Gran Bretagna.
Ovviamente ciò riguarda tanto la Convenzione Europea sui Diritti Umani quanto l’Unione Europea.
Ecco perché dobbiamo agire su un duplice fronte.
Riformeremo quindi la nostra relazione con l’ECHR, rottamano lo Human Rights Act del Labour ed introducendo un nuovo Bill of Rights britannico.
Organizzeremo una consultazione sulle modalità di tale cambiamento costituzionale.
La consultazione che pubblicheremo delineerà il nostro piano di rimanere coerenti ai principi fondanti della Convenzione…
…restaurando allo stesso tempo il giusto ruolo che spetta ai tribunali ed al Parlamento britannici.
Mentre riformeremo la relazione fra le corti britanniche e Strasburgo…
…è giusto che venga anche preso in considerazione il ruolo della Corte Europea di Giustizia e la Carta dei Diritti Fondamentali.
Quindi – così come abbiamo concordato firmando il Trattato di Lisbona – la nostra legge nazionale riporterà che la Carta Europea dei Diritti dell’Uomo non crea alcun nuovo diritto.
Espliciteremo alle nostre corti che non possono usare la Carta Europea come base di qualsiasi disputa legale con la citazione di basi fasulle di nuovi diritti umani.
Prenderemo in considerazione anche la possibilità di fare un passo ulteriore.
Esamineremo come la Germania ed altre nazioni sostengono la loro sovranità e la loro costituzione.
Ad esempio, la Corte Costituzionale tedesca si riserva il diritto di rivedere se sono rispettate le libertà costituzionali essenziali al momento del trasferimento di poteri verso l’Europa.
Si riserva altresì il diritto di rivedere gli atti legali delle Istituzioni Europee, e riserva alle corti il diritto di controllare che essi rimangano all’interno del mandato dei poteri europei…
…o se hanno travalicato.
Prenderemo in considerazione le modalità di implementazione di tali procedure nel Regno Unito.
IMMIGRAZIONE
Quarto, crediamo in un’economia aperta. Ma dobbiamo essere in grado di far fronte a tutte le pressioni che la libertà di circolazione può portare – sulle nostre scuole, sui nostri ospedali, sui nostri servizi pubblici.
In questo momento, tali pressioni sono eccessive.
Mi rendo conto che in un momento nel aule altre nazioni europee stanno affrontando pressioni notevoli a causa dei flussi migratori dall’esterno dell’Unione, allo stesso tempo per altri stati membri possa essere difficile capire la situazione.
Eppure in un certo modo queste pressioni sono un esempio perfetto del punto sostenuto per tanti anni dal Regno Unito.
Per noi infatti non è una questione di razza, di provenienza, di etnia – la Gran Bretagna è una delle nazioni più aperte e cosmopolite sulla faccia della terra.
Gente da tutto il mondo può trovare la sua comunità proprio qui, in Gran Bretagna.
La questione è di scala, e di velocità, e di pressioni che esse portano sulle comunità, in un momento nel quale le finanze pubbliche sono già sotto notevole stress come conseguenza della crisi finanziaria.
Questo problema ha rivestito un’importanza enorme nelle recenti Elezioni Generali, e ne ha tuttora.
A differenza di altri Stati Membri, la popolazione britannica è già in espansione.
La nostra popolazione è destinata ad oltrepassare i 70 milioni nei prossimi decenni, e si prevede che diventeremo la nazione europea più popolosa entro il 2050.
Allo stesso tempo, l’immigrazione netta corre a oltre 300,000 unità l’anno.
Ciò non è sostenibile.
Abbiamo fatto numerosi passi per poter tenere sotto controllo l’immigrazione dall’esterno dell’Unione.
Ma dobbiamo poter esercitare un controllo maggiore anche sugli arrivi dall’interno dell’Unione.
Il principio della libera circolazione del lavoro è un diritto base del trattato, ed è una parte chiave del mercato unico.
Oltre un milione di britannici beneficiano del diritto di vivere e lavorare in qualsiasi luogo dell’Unione Europea.
Non vogliamo distruggere tale principio, che proprio tanti britannici danno per acquisito.
Ma la libertà di movimento non è mai stato un diritto incondizionato, e ora abbiamo bisogno che esso operi in modo più sostenibile alla luce delle esperienze fatte in questi anni.
La Gran Bretagna è sempre stata una nazione aperta, dedita al commercio, e non vogliamo che ciò cambi.
Ma vogliamo trovare degli accordi che permettano ad uno Stato Membro come il Regno Unito di restaurare un principio di equità nel nostro sistema di immigrazione…
…e di ridurre l’attuale esagerato livello di migrazione dall’interno dell’Unione verso il Regno Unito.
Ciò innanzitutto significa correggere gli errori del passato, assicurandosi che nel futuro, quando nuove nazioni verranno ammesse nell’Unione…
…la libertà di circolazione non si applichi a tali nuovi membri finché le loro economie non convergano il modo significativo con quelle degli Stati Membri esistenti.
Dopodiché, dobbiamo creare un sistema che sia più rigido possibile per gestire l’abuso della libera circolazione.
Ciò include proibizioni più severe e più lunghe per chi froda il sistema e per le persone colluse a matrimoni fasulli.
Questo significa che si deve risolvere il fatto che al momento attuale è più facile per un cittadino europeo portare un coniuge non europeo in Gran Bretagna di quanto non lo sia per un cittadino britannico.
Questo significa che devono essere conferiti più ampi poteri di deportazione dei criminali, che non deve essere permesso loro di rientrare, così come che ad essi non deve essere concessa l’entrata in prima battuta.
E significa anche che si devono affrontare quelle sentenze della Corte di Giustizia Europea che hanno ampliato l’estensione del diritto di libera circolazione in modo tale che è ora difficile sconfiggere questo tipo di abuso.
In definitiva, per ridurre il numero di chi arriva qui, abbiamo bisogno che vengano compiuti passi che diano maggior controllo sui flussi migratori nell’Unione.
Come ho detto in precedenza, possiamo farlo riducendo l’appeal che il nostro sistema di welfare ha in tutta Europa.
E a quelli che mi dicono che ciò non farà la differenza, rispondo di guardare alle cifre.
Sappiamo che, in modo costante, circa il 40 percento dei recenti migranti dell’Area Economica Europea sono sostenuti dal sistema di indennità britannico…
…con ciascuna famiglia che richiede una media di 6.000 sterline l’anno solo di indennità lavorativa…
…e oltre 10.000 famiglie appena arrivate che richiedono oltre 10.000 sterline l’anno.
Abbiamo bisogno di restituire un senso di equità a tutto ciò, di ridurre questo fattore di spinta – sussidiato dal contribuente.
Alle elezioni ho promesso quattro azioni.
Due sono già state compiute.
I migranti dell’Unione non saranno in grado di richiedere il Credito Universale mentre cercano lavoro.
E se quelli che vengono dall’Unione Europe non trovano lavoro entro sei mesi, può essere richiesto loro di partire.
Eppure abbiamo bisogno di procedere ulteriormente per ridurre il numero di coloro che vengono qui.
Ho quindi proposto che le persone che arrivano in Gran Bretagna dall’Unione Europea debbano vivere qui e pagare le tasse per quattro anni prima di poter essere dichiarati idonei a richiedere sussidi lavorativi o case popolari.
E ho anche proposto che si dovrebbe porre fine alla pratica di spedire i sussidi familiari all’estero.
Ora, capisco quanto siano difficili le questioni legate ai sussidi per gli altri Stati Membri. E sono aperto a discutere di modi diversi di gestire il problema.
Ma abbiamo bisogno di assicurarci degli accordi che raggiungono l’obiettivo delineato dal Manifesto del Partito Conservatore per il controllo della migrazione dall’Unione Europea.
I QUATTRO OBIETTIVI
Questi sono i quitter obietti al cuore dei nostri negoziati.
Obiettivo uno: proteggere il mercato unico per la Gran Bretagna e per gli altri stati al di fuori dell’eurozona.
Intendo che un set di principi vincolanti che garantiscano equità fra nazioni appartenenti all’Euro e nazioni che non vi appartengono.
Obiettivo due: iscrivere la competitività nel DNA dell’intera Unione Europea.
E ciò include il taglio del cuneo sulle aziende.
Obiettivo tre: esentare la Gran Bretagna da una “unione ancor più integrata” e dare più importanza ai parlamenti nazionali.
Non attraverso paroline dolci, attraverso cambiamenti irreversibili e legalmente vincolanti.
Obiettivo quattro: affrontare gli abusi del diritto alla libera circolazione, permettendoci di controllare i flussi migratori dall’Unione Europea, in linea con il nostro manifesto.
La forma precisa che tutti questi cambiamenti prenderanno sarà oggetto di negoziati.
Ma voglio essere molto chiaro: se saremo in grado di raggiungere un accordo, dovrà poggiare su una base legalmente vincolante e irreversibile…
…e se necessario dovrà avere effetto anche sui Trattati.
IL NEGOZIATO
Ora, ci sarà chi in Gran Bretagna dice che ciò che pretendiamo è troppo poco.
E ci sarà chi in alcune capitali europee dice che ciò che pretendiamo è troppo.
Io dico che ciò che sto chiedendo è ciò che è necessario per risolvere i problemi nelle relazioni fra la Gran Bretagna e l’Unione Europea.
E che queste misure, se adottate, porteranno benefici all’intera Unione.
Sono Primo Ministro da cinque anni e mezzo.
Ho partecipato a 39 Consigli Europei con i miei colleghi leader europei.
Ho visto questo tipo di relazione lavorandoci a stretto contatto; ho visto quanto la Gran Bretagna può trarre vantaggio dalla sua appartenenza all’Unione Europea.
Ho visto anche dove stanno i problemi.
Ho pensato attentamente a ciò che è necessario per risolvere tali problemi, e ho creato un pacchetto di misure ben studiate per poterli risolvere.
Non è né assurdo né stravagante.
È invece giusto e ragionevole.
Ma sarò molto, molto franco.
Non voglio che il nostro approccio ragionevole venga frainteso.
Ragionevole non significa pavido.
Capisco che ovviamente i negoziati debbano includere proprio questo – negoziare.
Ma la Gran Bretagna è la seconda nazione più grande dell’Unione Europea.
Siamo i secondi maggiori contribuenti del budget dell’Unione.
Assieme alla Francia, siamo la sua più potente potenza militare.
Di certo traiamo vantaggio dall’Unione, ma le diamo anche tanto.
Crediamo fortemente che se uno degli Stati Membri principali ha delle grandi preoccupazioni…
…preoccupazioni che ha espresso in modo costruttivo e misurato nel corso degli anni…
…che allora esso abbia il diritto ad aspettarsi che tali preoccupazioni vengano affrontate.
Al cuore di questo negoziato c’è in realtà una domanda molto semplice: l’Unione Europea è abbastanza flessibile da gestire le richieste dei suoi Stati Membri, così diversi fra loro?
La risposta a questa domanda deve essere sì, se l’Unione Europea vuole sopravvivere e prosperare in futuro – non solo per la Gran Bretagna oggi, ma tutti gli Stati Membri, grandi e piccoli, del Nord e del Sud, dell’Est e dell’Ovest. L’Unione Europea ha raggiunto un momento cruciale.
Ora è il momento di assicurarsi che l’appartenenza all’Unione Europea funzioni sia per le nazioni dell’Eurozona sia per quelle che non aderiscono alla moneta comune.
Penso che la maggioranza delle persone la ritengano una posizione estremamente ragionevole.
Ci sono già stati round di dibattiti ragionevoli con ogni leader europeo…
….con i Presidenti del Consiglio e del Parlamento Europeo…
…e ovviamente con il Presidente della Commissione Europea, che ha posto il problema come una priorità e ha assicurato il suo sostegno ad un accordo equo per la Gran Bretagna.
Confido quindi che raggiungeremo un accordo che funzioni sia per la Gran Bretagna sia per i nostri partner europei.
E se e quando riusciremo a farlo, come ho detto tre anni fa…
…sosterrò la permanenza della Gran Bretagna all’interno di un’Unione Europea riformata…
…la sosterrò con tutto me stesso…
…perché ciò sarà senza ombra di dubbio nel nostro interesse nazionale.
Ma se non riusciremo a raggiungere tale accordo…
…e se le preoccupazioni britanniche non dovessero essere ascoltate, cosa che non credo avverrà…
…allora dovremo riconsiderare la possibilità che l’Unione Europea non sia il meglio per noi.
Come ho già detto – no escludo nulla.
IL MEGLIO DI ENTRAMBI I MONDI
Ai cittadini britannici dico questo.
Abbiamo una lunga storia di impegno con la parte migliore che offre l’appartenenza all’Unione Europea…
…la parte che funziona per la Gran Bretagna, per la nostra storia e le nostre tradizioni.
Siamo già stati in grado di assicurarci che, in quanto cittadini britannici, possiamo viaggiare liberamente in tutta Europa, ma allo stesso tempo abbiamo mantenuto i controlli alla frontiera.
Abbiamo mantenuto una moneta nazionale, avendo al contempo completo accesso al mercato unico.
Siamo stati in grado di tagliare il budget dell’Unione per la prima volta nella storia, proteggendo allo stesso tempo la ripresa della Gran Bretagna.
Ci siamo tenuti fuori dal meccanismo di salvataggio europeo – compiendo per la prima volta nella storia un rientro di poteri da Bruxelles a Westminster.
Attraverso la possibilità di opt-out da questioni di giustizia e affari nazionali, siamo riusciti ad portare a compimento la più grande operazione di rimpatrio dei poteri verso la Gran Bretagna da quando siamo entrati nell’Unione Europea.
E quando abbiamo dovuto, abbiamo usato il nostro potere di veto – così come ho fatto io per bloccare un trattato che non era nell’interesse britannico.
In altre parole, abbiamo già dimostrato in passato che è possibile per la Gran Bretagna trovare una modalità che funzioni per noi.
E credo che possiamo farlo di nuovo, e che attraverso questo negoziato possiamo ottenere il meglio da entrambi i mondi.
Non dobbiamo scegliere fra l’essere una voce marginale all’interno dell’Europa…
…o una voce isolata al suo esterno.
Permettetemi di spiegarvi ciò che intendo.
RIFIUTO DELLO STATUS QUO
Quelli che credono che dovremmo rimanere nell’Unione Europea a tutti i costi dovrebbero spiegarci perché dovremmo accettare lo status quo.
Mi sembra ovvio che lo status quo crei dei problemi alla Gran Bretagna.
Ci sarebbero rischi economici, se permettessimo una situazione nella quale le nazioni dell’Eurozona possono potenzialmente spendere i nostri soldi…
…o nella quale i regolamenti europei limitano la nostra capacità di commerciare e creare posti di lavoro.
E ci sarebbero anche rischi significativi se permettessimo che la nostra sovranità venisse erosa da un’unione ancor più integrata…
…o se stessimo semplicemente inerti di fronte all’insostenibile tasso di migrazione verso la nostra nazione.
Così come quelli che perorano una permanenza nell’Unione ad ogni costo devono rispondere a domande serie…
…così quelli che pensano che la Gran Bretagna dovrebbe semplicemente uscirne del tutto devono riflettere con attenzione alle implicazioni delle loro tesi – ed ai possibili rischi del percorso che invocano.
Cosa significherebbe stare fuori dall’Unione Europea per la nostra sicurezza economica?
E cosa significherebbe per la sicurezza nazionale?
Fatemi rispondere a queste domande.
SICUREZZA ECONOMICA
Primo, la nostra sicurezza economica.
Quelli che credono che dovremmo lasciare l’Unione Europea sostengono che dovemmo al contempo cercare di rimanere legati al mercato unico…
…e che dovremmo in ogni caso costruire accordi commerciali con il resto del mondo.
La domanda che sorge è: come dovrebbe funzionare esattamente ciò?
Nel mercato unico, alcuni hanno suggerito che dovremmo essere una sorta di Svizzera, o di Norvegia.
Questa nazioni sono molto amiche della Gran Bretagna – ma sono anche molto diverse da noi.
La Svizzera ha dovuto negoziare l’accesso al mercato unico settore per settore.
La Norvegia è parte del mercato unico ma non ha alcuna voce in capitolo nella determinazione delle sue regole: deve soli implementarne le direttive.
10,000 regole e regolamenti sono stati implementati negli ultimi vent’anni, cinque al giorno per ogni giorno nel quale il Parlamento Norvegese si è riunito.
L’ironia è che se seguissimo il modello della Norvegia, l’interferenza politica dell’Europa nel nostra nazione potrebbe addirittura aumentare, piuttosto che diminuire.
Perché il mercato unico ha delle regole.
Non sempre otteniamo ciò che vogliamo da tali regole.
Ma abbiamo più influenza su queste regole dall’interno dell’Unione, dove tali regole sono effettivamente create.
E per ciò che riguarda il commercio, quelli che promuovono l’uscita della Gran Bretagna dovrebbero spiegare come un campionato giocato da una sola squadra possa essere paragonato a quello giocato da 28.
Negoziare come parte di un’economia composta da 500 milioni di persone ci dà più potere in quanto nazione, non di meno.
La nostra appartenenza all’Unione Europea ci consente accordi commerciali di libero scambio con più di 50 nazioni al mondo.
Cercare di ricreare tutti questi accordi partendo da zero in un mondo come il nostro non sarebbe un processo semplice e tantomeno veloce.
Dobbiamo essere chiari, lasciare l’Unione Europea non è una scorciatoia automatica verso l’Eden.
SICUREZZA NAZIONALE
Così come ci sono domande difficili che riguardano la prosperità futura al di fuori dell’Unione…
…così ci sono questioni notevoli riguardanti la nostra sicurezza sicura.
Nel 2015, la nostra appartenenza all’Unione Europea non è solo una questione di commercio e scambi, di sterline e pence.
Riguarda la nostra sicurezza nazionale tanto quanto la nostra tranquillità economica.
Senza dubbio, il mondo è un posto molto più pericoloso di quando ho tenuto il mio discorso a Bloomberg tre anni fa.
Allora, ISIS non esisteva. Ora controlla porzioni sostanziali di Iraq e Siria, e minaccia direttamente la nostra nazione.
Allora, l’Ucraina era in pace. Ora è in crisi, dopo che la Russia ha invaso la Crimea e l’Est dell’Ucraina.
Ed ovviamente la guerra in Siria ha scatenato un’ondata di migrazioni verso l’Europa della quale siamo testimoni sera dopo sera sugli schermi delle nostre tv.
La Gran Bretagna non ha mai fatto parte dell’area Schengen, quindi manteniamo il diritto a effettuare controlli alle frontiere.
Questo, e il nostro status geografico di isola, implica che siamo coinvolti in modo meno diretto rispetto ad altre nazioni europee colpite da questa crisi.
Il nostro accordo con la Francia, anch’essa stato membro dell’Unione, implica che il principale controllo di frontiera con l’Europa continentale abbia ora luogo a Calais, non a Dover.
E la nostra decisione di ammettere 20.000 rifugiati siriani dagli accampamenti è stata una decisione sovrana presa dalla Gran Bretagna.
Ma la nostra appartenenza all’Unione Europea ha importanza per la nostra stessa sicurezza nazionale e per la sicurezza dei nostri alleati…
…che è una ragione per la quale i nostri amici in tutto il mondo ci raccomandano vivamente di rimanere all’interno dell’Unione.
Non è solo una questione di forza nel numero, per quanto essa sia importante.
L’Unione Europea, come la NATO e la nostra appartenenza al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, è uno strumento che un Primo Ministro britannico utilizza per poter far funzionare le cose nel mondo, e per proteggere la nostra nazione.
Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, e i leader europei si sono incontrati, è stata la Gran Bretagna ad insistere affinché venissero istituite sanzioni contro la Russia e venisse data una risposta ferma all’evento.
In Iran, è stata la Gran Bretagna che ha aiutato ad imporre dure sanzioni che hanno portato poi l’Iran a sedersi al tavolo dei negoziati.
Queste cose sono state fatte attraverso l’Unione Europea.
Ciò che voglio dire è questo – se il Primo Ministro britannico non fosse stato presente ai Summit Europei, avremmo perso la nostra voce in quel campo, cambiando in modo permanente la nostra capacità di far funzionare le cose nel mondo.
Abbiamo ogni diritto di farlo come nazione sovrana.
Ma dovremmo farlo con piena coscienza.
IL FUTURO DELLA GRAN BRETAGNA
Non sto affatto dicendo che la Gran Bretagna non potrebbe sopravvivere al di fuori dell’Unione Europea.
Ovviamente potremmo.
Siamo una nazione potente.
La quinta economia al mondo.
L’economia dalla crescita più rapida nel G7 lo scorso anno.
La destinazione principe per gli Investimenti Diretti Stranieri nell’Unione Europea.
La nostra capitale è un’icona mondiale.
Il mondo parla la nostra lingua – letteralmente.
Lo scorso mese il Presidente cinese ha passato qui una settimana.
Questa settimana ci sarà la visita del Primo Ministro indiano.
Vedono un futuro radioso per questa nazione, che tutti noi amiamo.
Nessuno dubita che la Gran Bretagna sia una nazione orgogliosa, di successo, fiorente.
Una nazione che ha fatto la sua fortuna attraverso i suoi sforzi.
Molto lontani dal ‘sick man of Europe’ che eravamo quando siamo entrati nella Comunità Economica Europea quattro decenni fa.
La questione non è quindi se riusciremmo ad avere successo al di fuori dell’Unione Europea.
La questione è: avemmo più successo al suo esterno rispetto ad esserne membri?
Essere nell’Unione Europea promuove la nostra tranquillità economica, o ne va a detrimento?
Essere all’interno dell’Unione ci rende più o meno al sicuro?
È una questione di giudizio.
Starà infatti al giudizio dei cittadini britannici – nel referendum che ho promesso e che farò tenere.
Voi dovrete giudicare cosa è meglio per voi e la vostra famiglia, per i vostri figli e i vostri nipoti, per la nostra nazione, per il nostro futuro.
Starà a voi decidere se rimanere nell’Unione Europea, sulla base delle riforme che otterremo, o se lasciarla.
Una vostra decisione.
Di nessun altro.
Non dei politici.
Né del Parlamento.
Né delle lobby.
Né mia.
Solo vostra.
Voi, cittadini britannici, deciderete.
In quel momento, avrete fra le mani il destino della vostra nazione.
È un’enorme decisione da prendere per la nostra nazione, forse la più grande che prenderemo in tutta la vita.
E sarà una decisione finale.
Quindi a quelli che suggeriscono che un esito del referendum che indichi l’uscita…
…produrrebbe solamente un’altra rinegoziazione più intensa, e poi un secondo referendum che indichi che la Gran Bretagna vuol restare nell’Unione…
…dico di pensarci bene.
La rinegoziazione sta accadendo ora. E il referendum che ne seguirà sarà una scelta che non si ripeterà in una generazione.
Un referendum dentro-o-fuori.
Quando i britannici parleranno, la loro voce verrà rispettata – non ignorata.
Se voteremo per uscire, allora usciremo.
Non ci sarà alcuna altra negoziazione, né alcun altro referendum.
Dico quindi alle mie controparti europee, con le quali sto negoziando.
Questa è l’unica occasione che abbiamo per fare le cose per bene – per la Gran Bretagna e per l’intera Unione Europea.
Lo dico a quelli che stanno pensando di votare per l’uscita.
Pensate molto attentamente, perché questa scelta non può essere capovolta.
E a quelli che stanno promuovendo l’uscita ma che in realtà sperano in un secondo referendum – dico di decidere in cosa credono davvero.
Se pensate che dovremmo uscire dall’Unione – e uscire significa solo uscire – allora fate campagna in questo senso e votate per uscire.
Ma se volete semplicemente una migliore relazione fra la Gran Bretagna e l’Unione Europea, allora non promuovete l’uscita.
Lavorate con me per ottenere il miglior accordo possibile per la Gran Bretagna.
CONCLUSIONE
E quindi?
Oggi vi ho esposto i cambiamenti che voglio vedere, e che la Gran Bretagna ha bisogno di vedere.
Ci sarà chi dirà – qui e in tutta l’Unione Europea – che ci siamo imbarcati in una Missione Impossibile.
Chiedo loro: perché?
Non nego che cercare di ottenere cambiamenti che richiedono l’accordo di 27 altre democrazie, ognuna con i proprio problemi, sia una vera sfida.
Ma impossibile?
Non lo credo affatto.
Quando guardate alle sfide che i leader europei affrontano al giorno d’oggi, i cambiamenti che la Gran Bretagna sta cercando di ottenere non ricadono certo nella scatola etichettata come “cose impossibili”.
Sono ampiamente risolvibili, avendo volontà e immaginazione politica.
L’Unione Europea ha un record nella risoluzione di problemi intrattabili. Risolverà anche questo.
Poniamoci quindi l’obiettivo di farlo.
Perché il premio è immenso.
Un nuovo tipo di Unione Europea.
Un’Unione Europea che potrebbe guidare il mondo intero in termini di competitività, essere un magnete per le start-up, un paradiso per lavoro e crescita.
Un’Unione Europea nella quale le nazioni all’interno ed all’esterno dell’Eurozona vedano pienamente protetti i loro interessi.
Un’Unione Europea che possa davvero riconoscere le diverse visioni dei suoi membri…
…e celebrare tale diversità come punto di forza.
Un’Unione Europea nella quale quelli che hanno deciso di procedere verso un’unione politica possano continuare in tal senso…
…e contemporaneamente sia chiaro che il Regno Unito non farà mai parte di tale progetto.
Un’Unione Europea nella quale il Regno Unito possa esercitare un controllo maggiore sui flussi migratori in entrata.
In altre parole, un’Unione Europea con la flessibilità necessaria ad assicurare che tutti i suoi membri sentano che la loro appartenenza sia il meglio per loro…
…e che il nostro modello britannico sia il meglio per noi.
Non ho alcun dubbio che con pazienza, buona volontà, senza pregiudizi, ciò possa essere fatto.
E facendolo, renderemo la Gran Bretagna e l’intera Europa più sicure e più prospere per le generazioni a venire.