di Pierluigi Fagan
[Nell’ultimo numero di Oneuro si trova] un mio articolo pubblicato assieme ad altri due interventi, uno di Barbara Spinelli, l’altro di Francesco Lacaita. Il mio articolo era un discorso più ampio al cui interno si parlava dell’idea di un esercito europeo mentre gli altri due si riferiscono strettamente a questa ipotesi che pare abbia preso una recente attualità concreta. Da quello che ho visto negli ultimi tempi, occupandomi di cose a questa idea relate, l’idea di un esercito europeo consegue un pronunciato malessere nelle relazioni Europa-NATO. Da una parte, gli americani dirigono l’Alleanza a proprio piacimento, imbarcando chi serve alla bisogna (ad esempio tutta l’Europa dell’Est), dall’altra si lamentano perché gli europei non spendono per la difesa quanto dovuto. Gli europei si lamentano perché non condividono appieno certe decisioni strategiche che fanno seguito alla politica estera dell’egemone mondiale ed in particolare si lamentano i generali perché sono sempre più del tutto subalterni, recentemente anche a gli estoni o ai lituani.
Ne consegue l’idea di creare un sub-sistema, una NATO europea, certo interna alla NATO generale ma con una sua consistenza sistemica distinta. Lo strumento va separato dall’utilizzo? Beh, cronologicamente sì, nel senso che prima si costituisce un sistema, poi si disputa sul dove e come dirigerlo. Certo, i due momenti non sono poi così distinti in quanto il sistema va costituito in base ai principi che ne determineranno le forme, ma personalmente vedrei positivamente la cosa in quanto crea una forma senza la quale la subordinazione è totale ed irreversibile. Dire che un singolo paese da solo deve uscire dalla NATO è nobile ma assai irrealistico, dire che il sistema militare europeo deve seguire gli interessi europei è non solo ovvio ma incontrerebbe anche molti favori trasversali. Se si arriva al punto critico che verifica che gli interessi europei vanno da una parte e quelli americani dall’altra, beh se ne può prendere atto e magari scorporare il sistema europeo rimanendo alleati non “dentro” la NATO ma da fuori. Il potere contrattuale aumenterebbe di non poco, l’autonomia anche.
Segnalo infine che molti fantasmi che vengono richiamati laddove si paventa una riforma radicale del sistema euro (incluso un suo scioglimento parziale), il ritorno del tutti contro tutti, rimarrebbero chiusi nelle mura del castello. Se si ha un esercito in comune è impossibile farsi guerra gli uni con gli altri. Per certi versi, la costituzione di un sistema d’arma comune permetterebbe una più disinvolta discussione sull’unica vera forma di “in comune” che abbiamo in Europa.
Capisco che qualcuno nutra difficoltà a mischiare armi e monete ma lì fuori, nel mondo concreto che non è diviso in discipline, armi, culture, storie, religioni, monete, economie e potere politico, stanno tutte assieme e tali vanno considerate se si vuole avere sovranità reale, quindi autonomia.
Pubblicato sul blog dell’autore l’11 novembre 2015.