Bruxelles – In arrivo una possibile svolta sul sistema elettorale europeo. Il Parlamento di Bruxelles, riunito in sessione miniplenaria, ha votato a favore di una riforma del sistema che risale addirittura al 1976. La proposta prevede l’abbassamento del diritto di voto a 16 anni, l’istituzione di consultazioni elettroniche (pensate soprattutto per chi vive all’estero) e l’elezione diretta del Presidente della Commissione europea, tramite un sistema – già collaudato in maniera informale nell’ultima tornata con lo Spitzenkandidaten – per il quale gli elettori sceglierebbero il candidato tra un capolista unico indicato da tutti i Paesi membri. Secondo la correlatrice dell progetto Danuta Hubner (Ppe), la riforma vuole rendere le elezioni “meno legate ai contesti nazionali e più adatte alla nuova realtà”. Della stessa opinione è il correlatore Jo Leinen che spiega che l’obiettivo sarà anche quello di “accrescere l’interesse dei cittadini”, compresa quella “generazione dei giovani” che deve essere “incoraggiata a prendere parte a queste decisioni”.
Altri punti chiave, con cui la riforma vuole aggiornare il sistema corrente, sono la proposta di aggiungere i loghi dei partiti politici europei a quelli nazionali sulla scheda elettorale, l’istituzione di un termine (12 settimane prima delle elezioni) per costituire le liste elettorali e l’introduzione di una soglia di sbarramento – tra il 3 e il 5% – per i partiti politici nazionali che partecipano alla distribuzione dei seggi (quest’ultimo punto riguarda Germania e Spagna). La proposta è stata adottata dall’Assemblea con 315 voti favorevoli, 234 contrari e 55 astensioni ed entrerà in vigore solo se sarà approvata dal Consiglio europeo e ratificata dagli Stati membri.
Da più parti il giudizio è stato positivo, con il Il presidente dei Socialisti europei Sergei Stanishev che ha dichiarato che “la riforma renderebbe le elezioni più trasparenti, inclusive e democratiche”, dato che col sistema attuale i cittadini “non sanno a quale leadership europea stanno dando il loro voto”. Contro la proposta si sono schierati Sinistra Unitaria e Verdi, con Helmut Scholz (GUE/NGL) che ha definito da “volenterosi servitori della coalizione tedesca” la decisione dell’introduzione della soglia di sbarramento e la vice presidente del gruppo Verdi Josep Maria Terricabras che in una dichiarazione congiunta insieme a e Pascal Durand ha evidenziato “la mancanza di impegno costante in favore della parità di genere” come un altro punto debole della riforma.