Roma – È scattata all’alba di oggi l’operazione ‘Jweb’ che ha portato all’esecuzione di 17 arresti di presunti terroristi affiliati all’Isis e operanti in diversi Stati membri dell’Ue. Le indagini hanno avuto “una forte regia Italiana”, sottolinea il ministro degli Interni, Angelino Alfano, ma “in questo caso ha contato soprattutto la cooperazione internazionale”, riconosce il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone. I carabinieri del Ros hanno infatti guidato le operazioni in coordinamento con le autorità giudiziarie e le forze di polizia di Regno Unito, Germania, Norvegia e Finlandia grazie al raccordo garantito da Eurojust, l’agenzia dell’Unione europea preposta alla collaborazione giudiziaria tra gli Stati membri.
Per Alfano, il blitz “testimonia la forza dell’Italia e della cooperazione internazionale”, oltre a dimostrare “quanto siamo in allerta e quanto consideriamo insidiosa la minaccia dello Stato islamico”. È infatti all’Isis che aveva aderito il gruppo guidato, secondo gli inquirenti, dal mullah Krekar, al secolo Faraj Ahmad Najmuddin, che già nel 2001 aveva dato vita alla formazione terroristica Ansar al Islam.
La sua detenzione in un carcere norvegese non gli impediva di tenere le fila del gruppo arrestato oggi, che rimaneva in contatto attraverso il web. Secondo gli investigatori, Krekar “ha continuato a rappresentare la guida non solo ideologica dell’organizzazione”, ma ha mantenuto “anche la direzione strategica sulle questioni più importanti, quale la partecipazione al conflitto siriano o la decisione di allinearsi con l’Isis”.
Sei dei destinatari dei mandati di custodia cautelare in carcere, emessi dalla procura di Roma, sono stati arrestati in Italia. Tra questi Abdul Rahman Nauroz, “particolarmente attivo nelle attività di reclutamento”, non solo su internet ma anche con incontri organizzati nel suo appartamento di Merano (Bz), spiegano gli inquirenti. Altri quattro affiliati sono stati arrestati nel Regno unito, tre in Norvegia e uno in Svizzera. Un ulteriore presunto terrorista è stato individuato in Iraq dalle autorità italiane. Infine, sempre stando agli inquirenti, l’esponente della cellula finlandese sarebbe morto in Iraq e uno di quelli operanti in Svizzera sarebbe rimasto vittima nei combattimenti in Siria.
Il gruppo progettava attentati in Nord Europa e in Medio Oriente ma non in Italia, rivela il comandante del Ros, Giuseppe Governale, precisando che le azioni terroristiche avrebbero potuto coinvolgere “rappresentanti diplomatici norvegesi e anche inglesi”. Gli arrestati avevano in mente operare dei sequestri per poter poi contrattare la liberazione del mullah Krekar in cambio degli ostaggi.
Alfano aggiunge ancora che “non esistono paesi a rischio zero”, in relazione al terrorismo, “ma il nostro sistema ha funzionato” e “l’Italia ha realizzato un’attività ragguardevole in termini di espulsioni e di prevenzione”. Il nostro Paese, aggiunge, “è esposto al rischio del terrorismo internazionale perché fa parte di quella grande coalizione che contrasta il califfato e ogni forma di terrorismo. Fin qui però le cose sono andate bene”, ha concluso.