Bruxelles – La situazione dei diritti fondamentali in Turchia sta vivendo un “trend complessivamente negativo”, che ha messo in pericolo l’indipendenza del sistema giudiziario, la libertà di espressione, riunione e stampa, il tutto accompagnato da un generale “deterioramento” della sicurezza a causa della ripresa del conflitto con i curdi. È duro il rapporto sull’allargamento stilato dalla Commissione europea riguardo al Paese di Recep Tayyip Erdoğan, ma nonostante questo però l’esecutivo comunitario ha affermato che è favorevole all’apertura dei capitoli 23 e 24 del processo di adesione, quelli più delicati perché riguardano appunto la riforma giudiziaria e i diritti fondamentali (capitolo 23) e giustizia, libertà e sicurezza (capitolo 24).
Il ritardo nella pubblicazione del report – La pubblicazione del testo era stata rimandata in attesa delle elezioni nel Paese, per non disturbare le trattative in corso per avere un aiuto nel fronteggiare la crisi dei rifugiati. Una scelta criticata da più parti e che ha messo in discussione l’obiettività del processo stesso di adesione, la cui velocizzazione è stata offerta, insieme alla velocizzazione del processo per la liberalizzazione dei visti, in cambio di maggiori sforzi da parte di Ankara per tenere i rifugiati nel territorio turco.
“La crisi rifugiati non influenzerà il processo” – “Certo ammetto che l’attuale crisi rifugiati ha portato qualcosa di nuovo nelle relazioni con la Turchia”, ha ammesso il commissario alle Politiche di vicinato, Johannes Hahn, presentando il report al Parlamento europeo, sottolineando che il Paese “è un partner geostrategico importante”. Ma, ha assicurato, questo non avrà influenza “né sul negoziato per l’adesione né per il processo di liberalizzazione dei visti”, perché se Ankara non raggiungerà gli standard europei “non c’è possibilità che venga dato un parere positivo” alla sua adesione.
Trend negativo sui diritti fondamentali – Il report della Commissione europea parla di un “trend complessivamente negativo nel rispetto dello stato di diritto e dei diritti fondamentali”, afferma che ci sono “significative carenze che riguardano il sistema giudiziario così come la libertà di espressione e di riunione”. Critica il fatto che siano in atto “procedimenti penali e intimidazioni”, contro i giornalisti, nonché azioni dell’autorità che “limitano la libertà dei mezzi di informazione” e che sono “motivo di notevole preoccupazione”. La legge approvata nel Paese, che permette di limitare l’accesso ad Internet, viene definita “un passo indietro significativo dagli standard europei”.
Deterioramento della sicurezza – Più in generale, si legge nel testo, la Turchia “ha visto un grave deterioramento della sua situazione di sicurezza”, con il processo di risoluzione della questione curda che si è fermato “nonostante precedenti sviluppi positivi”, per questo ora per Bruxelles “è indispensabile che i colloqui di pace riprendano”. Riguardo all’attacco terroristico dello scorso 10 ottobre, che ha colpito una manifestazione per la pace con i curdi uccidendo oltre 100 persone, è “essenziale che le indagini siano rapide e trasparenti”, ha chiesto la Commissione.
Indipendenza della magistratura in pericolo – L’indipendenza della magistratura e il principio della separazione dei poteri “è stato minato dal 2014 e giudici e pubblici ministeri sono stati messi sotto forte pressione politica”, soprattutto con la campagna del governo “contro la presunta ‘struttura parallela’ all’interno dello Stato”, che ha “invaso l’indipendenza della magistratura”. Infine il report sottolinea la necessità “urgente” di adottare un quadro legale contro le discriminazioni che si in linea con gli standard europei. La Turchia, si chiede, deve “garantire effettivamente” i diritti di donne, bambini e anche della comunità LGBTI.
La velocizzazione del processo di adesione – Eppure nonostante tutto questo i negoziati devono continuare, anzi, arrivare a un livello superiore. “Io penso che la preparazione dell’apertura dei capitoli 23 e 24, cioè quelli fondamentali, sia una misura essenziale per spingere la Turchia ad accelerare la sua evoluzione in settori che riguardano i diritti fondamentali”, ha affermato Hahn parlando con i deputati. “I negoziati – ha aggiunto – sono la leva migliore per far cambiare le cose”, e chiuderli sarebbe controproducente in quanto “una volta conclusi i negoziati la leva non c’è più”.
Il cammino della Turchia verso l’Ue – La Turchia ha presentato domanda di adesione all’Unione europea nel 1987 ed è stata dichiarata Paese candidato nel 1999. I negoziati sono stati avviati nel 2005 ma sono da subito andati a rilento, soprattutto a causa della situazione di Cipro, Paese diviso in due dopo l’occupazione turca del 1974. Nel maggio 2012, la Commissione ha provato a rivitalizzare le relazioni bilaterali e dopo uno stallo di oltre tre anni, nel novembre 2013 è stato aperto un nuovo capitolo di negoziato sulla politica regionale e il coordinamento degli strumenti strutturali, seguito il mese dopo da un accordo di riammissione con la Turchia. L’apertura dei capitoli 23 e 24, che ha avuto il via libera della Commissione, deve però passare al vaglio del Consiglio, che sembra potrà esprimersi in primavera. Per ottenere il via libera servirà l’unanimità, e ottenerla non sarà facile.