Bruxelles – I socialdemocratici in Croazia hanno perso la maggioranza nel Parlamento del Paese. Secondo i risultati delle elezioni di ieri, non ancora definitivi, sono i conservatori cristiano democratici dell’Unione democratica croata (Hdz), guidata da Tomislav Karamarko, che hanno ottenuto la maggioranza, aggiudicandosi 60 dei 151 seggi. L’affluenza è stata del 60,06 per cento dei 3,8 milioni degli aventi diritto. Il Partito Socialdemocratico del premier Zoran Milanovic si sarebbe fermato a 55 seggi. Questo vuol dire che nessuno dei due principali partiti che si sono alternati al governo della Croazia dalla sua creazione nel 1991 potrà governare da solo senza formare una coalizione con un partito minore. Per il centrosinistra è stata una brutta sconfitta in quanto alle elezioni di quattro anni fa avevano ottenuto 80 deputati in Parlamento. Per il centrodestra invece tutto sommato un buon risultato in quanto quando Karamarko nel 2012 prese le redini del partito, l’Hdz era uscito da una devastante sconfitta elettorale e una serie di scandali per corruzione per i quali l’ex premier Ivo Sanader è ancora sotto processo.
L’ago della bilancia sarà la nuova formazione politica riformista chiamata Most (Il Ponte) che ha ottenuto 19 seggi, diventando a sorpresa la terza forza politica del Paese. Most è una formazione centrista formata pochi mesi fa da personalità influenti nelle loro comunità locali che chiedono riforme in tutti i settori della società, in particolare dell’economica. Le trattative per la formazione del nuovo esecutivo non saranno facili perché venerdì scorso il leader di Most, Boz Petrov, ha firmato dal notaio una dichiarazione nella quale si impegna a non coalizzarsi con nessuno dei due partiti principali. Questo potrebbe portare a settimane di discussioni prima di riuscire a formare un governo, una situazione non certo semplice per l’Europa vista l’emergenza rifugiati in atto e il fatto che la Croazia è una delle rotte principali di passaggio. “Abbiamo preso nota del risultato e ci felicitiamo per la buona affluenza. Siamo pronti a discutere con il nuovo governo appena si formerà”, è stato l’unico commento al risultato del portavoce della Commissione europea.