Bruxelles – Quando si affronta la questione dello status di economia di mercato per la Cina, bisogna essere “estremamente concreti”, e capire che le conseguenze sarebbero gravi per l’economia europea, in particolar modo per il settore dell’acciaio. Il viceministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, al termine del Consiglio Competitività che ha affrontato il tema su richiesta della Gran Bretagna, ha affermato che oggi c’è stata una “amabile conversazione”, ma sono mancate “proposte concrete e forti” che, si augura, verranno invece presentate al Consigli Competitività del 27 novembre.
Se al Wto fosse riconosciuto alla Cina lo status di economia di mercato “questo avrebbe un impatto immediato sulle misure antidumping nel settore dell’acciaio”, ha dichiarato Calenda secondo cui bisogna “essere estremamente concreti”, e capire che quelli a venire saranno “anni estremamente complicati”, visto che nel colosso asiatico “c’è un problema di sovrapproduzione” dell’acciaio, con la conseguente invasione del mercato europeo e dell’abbassamento dei prezzi di mercato che danneggia i produttori europei. Un riconoscimento della Cina come economia di mercato per il viceministro sarebbe un “disarmo unilaterale”, che riconoscerebbe in più “un qualcosa che non c’è”. Calenda ha chiesto una “adozione rapida processi anti-dumping pendenti, ma anche la riforma degli strumenti di difesa commerciali, in quanto 9 mesi per una indagine che per giunta ha spesso risultati più leggeri rispetto a quello che succede negli Usa, sono troppi”. L’Europa, ha concluso, “non può essere naif”.