Bruxelles – Il traffico di droga è una delle principali fonti di guadagno del crimine organizzato, ogni anno il commercio degli stupefacenti frutta incassi pari a 767 miliardi di euro, circa l’1,5% del Pil mondiale. Solo nel 2013 sono state prodotte in America del Sud circa 900 tonnellate di cocaina, principalmente in Colombia, con 450 tonnellate che arrivano dalla patria di Pablo Escobar, mentre il Perù ne ha prodotte circa 300 tonnellate. Un terzo di questi stupefacenti è destinato all’Europa, dove i principali consumatori sono Spagna, Regno Unito e Italia. Questo grande quantitativo di cocaina sbarca dall’Atlantico alle coste europee principalmente attraverso imbarcazioni, e i carichi vengono comunemente nascosti in containers, navi mercantili, pescherecci e yachts secondo l’Unodc, l’ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione al crimine.
Soprattutto negli ultimi anni, i Paesi dell’Africa occidentale sono diventati i principali punti di transito per il traffico di droga proveniente dall’America latina e dai Caraibi, destinato al nostro Continente. L’Unodc registra che nel 2010, 18 tonnellate di cocaina siano passate dall’Africa, per poi essere distribuite per lo più in Europa e in Canada tramite trasporti aerei.
Per provare a porre fine a questo fenomeno l’Europa ha messo in piedi il “The cocaine route programme”, un’iniziativa europea che contribuisce alla lotta del crimine, mirando alla stabilità e alla pace. Finora le operazioni del piano sono riuscite a sequestrare circa una tonnellata e mezzo di cocaina, un risultato decisamente modesto considerando il flusso globale e l’onnipresenza nella nostra società di questo stupefacente. Interpol, l’organizzazione internazionale della polizia criminale, e l’Ue che ha creato e finanziato il piano con 50 milioni da spalmare su oltre 40 Paesi coinvolti , stanno provando però a rendere sempre più efficace questo progetto anti-crimine, lanciato nel 2009.
Come agisce “the cocaine route programme”? Il primo step è intercettare flussi illeciti di droghe, il compito è affidato a 3 strutture: “Prelac” che si occupa di monitorare i movimenti dei ‘precursori chimici’, agenti normalmente utilizzati in numerosi processi industriali e farmaceutici e commercializzate in modo del tutto lecito, ma che possono avere una funzione cruciale nella produzione di droga, in America del Sud e nei paesi Caraibici, “Seacop” l’ente di monitoraggio del traffico di stupefacenti nei porti dell’Africa occidentale, America del Sud e Caraibi orientali, “Aircop” che interviene nel controllo aeroportuale di Africa dell’Ovest, America latina e Caraibi.
Il progetto lavora poi alla lotta contro il riciclaggio del denaro, in particolare grazie al lavoro di due organizzazioni: “Gafilat Ue” per il riciclaggio in America del Sud e “Aml-Wa” in Africa occidentale.
Infine la palla passa agli esperti della promozione di scambio d’informazione tra le varie forze di polizia, affidata a “Ameripol-Ue” specializzata nella cooperazione interregionale della polizia in America Latina e Caraibi, “Wapis” che aiuta la polizia africana per la gestione elettronica di dati e informazioni e “Corms” ente incaricato della coordinazione, supporto e monitoraggio di “The cocaine route programme”.
La strada per questa recente iniziativa è ancora molto lunga, le strutture specializzate sono ancora in fase di completamento e nonostante il programma abbia molte cooperazioni in diverse parti del mondo, la criminalità e i flussi di cocaina sembrano essere al momento mostri quasi imbattibili.