Bruxelles – “Voglio essere molto chiaro. La libertà dei media è al centro del processo di integrazione nell’Ue e non è negoziabile”. In altre parole: “Un deterioramento della situazione dei media compromette la possibilità complessiva di un Paese ad unirsi all’Unione europea”. L’ammonimento questa volta è chiaro ed è esplicitamente rivolto ad Ankara: “abbiamo visto sviluppi preoccupanti nelle ultime settimane, specialmente in Turchia”, ammette il commissario Ue all’Allargamento, Johannes Hahn, parlando ad una conferenza sulla libertà di stampa nei Balcani occidentali e in Turchia. Una situazione, assicura il commissario, che lascia tutt’altro che indifferente l’Unione europea, accusata invece di “avere perso il suo interesse nella libertà di stampa”.
In effetti le critiche in questi giorni si sono moltiplicate vista la reticenza di Bruxelles a prendere posizione sul comportamento delle autorità turche alla vigilia delle elezioni, con chiusure di media indipendenti e arresti di giornalisti critici con il governo. Una situazione di cui il presidente Juncker non fa menzione nella lettera di congratulazioni inviata al primo ministro turco, Ahmed Davoutoglu in cui anzi si complimenta per “la vitalità della democrazia turca” testimoniata dall’elevata partecipazione al voto.
Ma la libertà di stampa è un tema su cui “la Commissione europea è e rimane impegnata”, sostiene Hahn, dicendosi “fermamente convinto” che in un Paese in cui “ci sono sentenze dei giudici contro i giornalisti solo perché questi sono stati critici contro il governo”. Non possa esserci un “corretto funzionamento dello stato di diritto”. Allo stesso modo “non si può dire di avere una corretta applicazione della legge e protezione dei cittadini se i giornalisti devono ancora vivere nella paura e i responsabili non sono perseguiti”. E nemmeno si può parlare di una “economia di mercato competitiva e trasparente e allo stesso tempo tollerare una proprietà dei media non trasparente”. Insomma in queste condizioni, un Paese non può pensare di essere proto per entrare a fare parte dell’Ue, i cui Paesi “prosperano perché sono posti dove c’è una grande libertà personale, la libertà di ogni individuo di fare le proprie scelte”. Società per cui “la libertà dei media è un pilastro essenziale”, ricorda Hahn.
Nell’informazione “avere una diversificazione delle voci è essenziale”, sottolinea il commissario, ma “quando si osserva il paesaggio dei media nella regione dell’allargamento vediamo sempre meno opinioni divergenti nei media, almeno in alcuni Paesi, meno notizie investigative e anche la scomparsa di programmi televisivi di critica”. Un problema non da poco perché “i cittadini hanno bisogno di giornalismo di qualità per nutrire il proprio pensiero critico” e “questo significa essere europei”, continua Hahn.
Il “quadro legale” per garantire la libertà di espressione è “ampiamente in vigore” ma nei Balcani occidentali e in Turchia ammette il commissario, “l’applicazione della legge e la realtà rimangono un motivo di seria preoccupazione”. In alcuni Paesi, infatti, la situazione “continua a deteriorarsi” e “a volte gli stessi governi contribuiscono ad un clima di paura che demonizza i giornalisti critici con la politica del governo”. Questi governi, chiarisce Hahn, senza più nominare esplicitamente la Turchia, “hanno una chiara responsabilità” e “devono garantire un ambiente sicuro dove opinioni diverse possano essere espresse”. In particolare “i Paesi che hanno scelto relazioni più strette con l’Ue devono soddisfare standard europei nel campo dei media”. Presto, assicura il commissario, la Commissione europea adotterà il pacchetto sull’allargamento, ritardato finora proprio a causa delle elezioni turche, e “la libertà di espressione e dei media giocheranno un ruolo centrale nella strategia sull’allargamento della Commissione”.