Roma – “Sull’agenda per le migrazioni noi non concederemo all’Europa più di quanto ci verrà concesso”. Il ministro degli Interni, Angelino Alfano, ritiene che l’Italia sia “in credito” con l’Ue sulla gestione dei flussi migratori. Quindi, se i nostri partner “ci chiedono altri 5 hotspot” per i migranti da affiancare entro fine anno all’unico già attivo, quello di Lampedusa, la risposta del governo è che “prima vogliamo vedere come procede la redistribuzione” dei richiedenti asilo.
In audizione davanti alle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato, il titolare del Viminale ammette che sono stati ancora pochi i rifugiati che hanno lasciato il nostro Paese per essere accolti in altri Stati membri (19 con il primo viaggio e una settantina con il secondo). Annuncia che “domani ne partiranno altri 20 per la Francia e 50 andranno in Spagna domenica”. Ancora poco, ma “è l’inizio” e bisogna “rodare il meccanismo con gli altri Paesi ospitanti”. Una volta superata questa messa a punto, assicura, “non ci saranno difficoltà a far partire 80 o 100 rifugiati al giorno”.
Riguardo agli hotspot, Alfano precisa che “sono centri di prima accoglienza”. Quindi la “distinzione tra richiedenti asilo e migranti irregolari” dovrà garantire una breve permanenza dei migranti in quei centri, al massimo “qualche giorno”. E qui si pone “un tema delicato”, segnala il ministro, quando c’è la “necessità di tempi più lunghi” per la valutazione delle domande e, soprattutto, quando viene respinta la richiesta e, come nel loro diritto, i migranti impugnano la decisione. Nell’attesa dell’esito del ricorso non hanno lo status di rifugiato, che consente loro di circolare liberamente, ma neppure quello di migrante irregolare. Una probelma che va risolto con “un intervento normativo”, indica il capo del Viminale.
L’assunto è che “se queste persone devono essere rimpatriate, non possono gironzolare liberamente per il Paese”. Devono essere ”trattenute”, spiega Alfano, anche se “vanno assistite con la giusta dignità”, precisa. La soluzione che pare prefigurarsi è quella di una riedizione dei Cie, i Centri di identificazione ed espulsione che molte polemiche hanno suscitato per le condizioni in cui i migranti vengono di fatto detenuti, tanto che il loro numero è stato progressivamente ridotto fino alle 5 strutture ancora attive.
“Nomi e modalità di funzionamento” di questi nuovi centri “li decideremo in Parlamento”, annuncia Alfano. Quel che è certo è che anche i partner Europei non vorrebbero vedere i che i migranti in attesa fossero lasciati liberi di circolare, con il rischio che tentino di attraversare i confini per recarsi clandestinamente in altri Paesi Ue.