Bruxelles – Non è bastato il successo nelle elezioni di domenica a placare la furia di Recep Tayyp Erdogan contro chiunque esprima opinioni contrarie al governo. Oggi un tribunale di Istanbul ha ordinato il sequestro della rivista Nokta e l’arresto del direttore e del caporedattore centrale per “istigazione a delinquere” ed “eversione” per una copertina con una foto che ritrae il presidente accompagnata dal titolo: “Lunedì 2 novembre: l’inizio della guerra civile turca”. Un esplicito riferimento al risultato delle elezioni politiche di domenica che hanno riconsegnato a Erdogan la maggioranza assoluta in Parlamento. Già a metà settembre la polizia aveva compiuto un blitz nella redazione di Istanbul di Nokta, che era stato anche ritirato dalle edicole, per un fotomontaggio in copertina che mostrava Erdogan che si faceva un selfie mentre sullo sfondo alcuni soldati portavano a spalla il feretro di un loro commilitone avvolto nella bandiera della Turchia dopo essere morto nel conflitto riesploso a luglio con il Pkk curdo.
Ma la rivista non è l’unica ad avere problemi. Cominciano le “epurazioni” anche all’interno del gruppo Ipek, commissariato alcuni giorni fa per i suoi presunti legami con il magnate e imam Fethullah Gulen, ex alleato poi diventato nemico numero uno di Erdogan. Gli amministratori nominati dal tribunale al posto della precedente gestione oggi hanno licenziato 58 giornalisti. Un accanimento contro la libertà di stampa stigmatizzato anche dall’Osce nel suo report sull’andamento delle elezioni turche: gli elettori in Turchia hanno avuto, secondo l’organizzazione, “vere e forti alternative politiche” in un voto “altamente polarizzato”, ma il bavaglio imposto ai media e le violenze soprattutto nel sudest del paese hanno “ostacolato la campagna” dei candidati e destano “serie preoccupazioni”.
Per questo, congratulandosi con il primo ministro Ahmet Davutoğlu, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk riconosce che le elezioni si sono svolte “in un ambiente difficile sotto il profilo della sicurezza” e in un contesto caratterizzato da “una situazione di libertà di stampa sempre più limitata”. Tusk si dice fiducioso che il nuovo governo farà “ogni sforzo per costruire fiducia nella società, per rafforzare lo stato di diritto e le libertà fondamentali e impegnarsi costruttivamente con l’opposizione politica”. Anche il “processo di pace con i Curdi”, chiede il presidente del Consiglio Ue, deve essere ripreso “il prima possibile”. All’Unione, conclude Tusk, “spera di ricevere un segnale forte e visibile dalla parte turca sulla volontà di impegnarsi con l’Ue” anche sulla questione dei rifugiati.
L’Unione europea “si aspetta che il nuovo governo tenga conto dei rilievi” dell’Osce e delle specifiche raccomandazioni che ne seguiranno, fa sapere anche la portavoce per gli Affari esteri della Commissione europea, Maja Kocijancic, secondo cui “la Turchia come Paese candidato deve mostrare il più grande impegno per un processo elettorale equo, trasparente ed inclusivo”. Bruxelles intanto continua a rimandare la pubblicazione del report sui progressi fatti da tutti i Paesi interessati all’adesione all’Ue, tra cui anche la Turchia, rapporto che doveva già essere pubblicato prima delle elezioni ma che la Commissione ha preferito tenere chiuso nel cassetto per non creare problemi ad Erdogan.
Anche la Casa Bianca intanto esprime “profonda preoccupazione dopo che i media e i singoli giornalisti critici verso il governo di Ankara sono stati oggetto di pressioni e intimidazioni durante la campagna elettorale turca, presumibilmente in modo calcolato per indebolire l’opposizione politica”. Gli Usa “continuano a sollecitare le autorità turche a rispettare i valori democratici universali che sono sanciti nella costituzione della Turchia”, sottolinea il portavoce della Casa Bianca.