Colonna sonora: Azymuth – Jazz Carnival
C’è crisi, c’è grossa crisi, come diceva un predicatore di cui tutti ridevamo perché in realtà era un comico, anche se non ho mai capito troppo la differenza.
Siamo nel bel mezzo della più grande crisi che la cosiddetta civiltà occidentale neoliberista (il “cosiddetta” è riferito a “civiltà”) abbia mai visto da quando è nata. Ma la domanda che dobbiamo porci a questo punto è: quando è nata? E soprattutto, quando è nata COSA: la cosiddetta civiltà occidentale neoliberista o la crisi? E soprattutto, di che tipo di crisi si tratta? E soprattutto, si possono sovrapporre tutti questi “soprattutto” o siamo andati oltre i confini della grammatica e quindi fuori tema, come da copione? E soprattutto, se il copione sta copiando questo scempio di avverbi, la professoressa se ne accorgerà o sarà troppo intenta a gioire della Buona Scuola di Renzi e lascerà correre? E se è così, fino a dove correranno gli alunni? E soprattutto se il compagno di banco è di destra diventa camerata di banco? E soprattutto quanti punti interrogativi si possono succedere prima che succeda che uno perda la pazienza ed esiga delle risposte?
Basta eliminare il punto di domanda alla fine della frase per trasformare una domanda in una risposta? Basta eliminare il punto di domanda alla fine della frase per trasformare una domanda in una risposta.
La cosiddetta civiltà occidentale neoliberista è un sistema post-industriale e post-bellico in cui però l’industria e la guerra, sia in senso lato che in senso diametro, sono la linfa vitale che alimenta lo sfruttamento delle nazioni e delle menti più povere per una iper-produzione iper-inquinante di oggetti inutili da comprare per compensare l’alienazione di una vita innaturale e da buttare poco dopo perché c’è bisogno di un nuovo modello totalmente uguale – cioè inutile – a quello vecchio ma che forse stavolta potrà appagare l’insoddisfazione di una vita innaturale finché di usa e getta in usa e getta si arriva all’acquisto di una bara col wifi dentro per restare connessi via webcam coi propri cari, che se per caso ancora non è stata inventata la brevetto immediatamente perché visto che vi siete comprati il bastone da selfie penso che ormai per fare i soldi basta inventare la cosa più stupida e inutile che venga in mente. Tipo un programma televisivo con la gente che cucina.
And talkin’ about cookin’, the WHO… Who? Come on, the WHO! Sorry if I write in English but in Italian this joke doesn’t have sense and I’ll show you soon. Anyway, l’OMS… Oms? Dai, l’OMS! Ecco vedi che non c’ha senso? Comunque l’OMS (in inglese WHO) ha detto delle cose ovvie e sensate che i giornalisti hanno trasformato nel solito allarmismo sensazionalistico per avere più audience possibile e quindi è uscito fuori che se mangi il prosciutto muori di cancro. Si capisce subito che è una cazzata, cioè che non è quello che l’OMS ha detto, ma nella società del selfie-stick non si ha il tempo di leggere oltre il titolo perché ci si deve fare il selfie simpatico con una salsiccia in bocca e postare qualcosa contro o a favore dei vegani, a seconda della scuola di pensiero. Contemporaneamente l’Unione Europea ha dato il via libera all’introduzione sul mercato dei nuovi alimenti tipo blatte, farfalle e cavallette: quanto ci vorrà perché diventino merci anche loro e magari vengano brevettati nuovi ibridi creati in laboratorio? Siamo riusciti a farlo con i semi, la base della vita, nella cosiddetta civiltà occidentale neoliberista. Aspetto con ansia la nascita delle nuove opposte fazioni degli insettariani da un lato e insettalisti dall’altro.
Ma tornando alla questione iniziale che sennò non finiamo più e ho un sacco di cose da fare e immagino anche voi, parlando di crisi, che tipo di crisi sta attraversando la nostra società?
Non una crisi economica perché a quanto dice la scatola catodica i consumatori hanno ritrovato la fiducia: era in fondo al cassetto dei sogni, dietro quello che rimane della speranza, un po’ malconcia ma sufficiente a farci tornare il sorriso. Non una crisi morale perché mi pare chiaro che siamo tutti d’accordo nel rimandare a casa gli immigrati per evitare le malattie, riportare a casa i due eroi italiani bloccati in India e dare cure gratuite agli omosessuali per farli diventare normali. Non una crisi religiosa perché ogni volta che accendo la TV di Stato c’è il Papa che snocciola verità assolute che ogni tanto mi chiedo quale sia lo Stato della TV. Non una crisi di valori perché comunque l’euro resta stabile e il prezzo del petrolio è accettabile. Non una crisi di identità perché sappiamo bene chi siamo e cosa facciamo: magari non ci interessa sapere cosa fanno le banche coi nostri soldi o perché nelle catene di negozi si risparmia o cosa c’è dietro la pubblicità, ma sappiamo bene che siamo noi a scegliere come vivere e se bere Coca o Pepsi, senza neanche immaginare che si può rinunciare ad entrambe per cambiare il mondo. Non una crisi di astinenza perché le nostre voglie sono continuamente soddisfatte, subito dopo essere state create.
Quindi di cosa stiamo parlando?
Forse è solo una crisi da cammin di mezza vita e per risolverla basta allontanarsi un po’ dalla diritta via, perdersi in una selva oscura e fare un giro all’inferno prima di ritrovare Beatrice o comunque si chiami il vostro amore.
Il segreto è non complicare le cose semplici e non normalizzare le cose assurde. Il segreto per cosa? E’ un segreto.