L’Europa sta attraversando una delle peggiori crisi esistenziali della sua storia. L’imminente referendum britannico sull’UE e il protrarsi della crisi dell’euro rischiano di indebolire ulteriormente il principio della solidarietà europea. Allo stesso tempo, molti altri Stati, sulla spinta dei partiti conservatori, euroscettici e di estrema destra, potrebbero essere tentati di seguire l’esempio britannico. Studi recenti dell’OCSE dimostrano che, con l’eccezione dei paesi scandinavi, le divisioni sociali continuano ad aumentare in tutti gli Stati europei, a beneficio dei partiti di estrema destra. Le politiche di austerità, imposte all’Europa su pressione della Germania, hanno ulteriormente esacerbato queste forze centrifughe, che ora rischiano mettere a repentaglio l’Europa senza frontiere. Tutto questo va a detrimento dell’idea di Europa. Per contrastare questo processo, noi socialdemocratici tedeschi abbiano deciso di lanciare il seguente appello:
1. Quali regole per l’Europa?
Per coesistere pacificamente, l’Europa ha bisogno di regole. Questo è chiaro. Ma queste regole devono essere decise in maniera equa e collettiva e devono essere in linea con i diritti umani e sociali sanciti nel Trattato di Lisbona. Al contrario, negli ultimi anni il governo tedesco guidato dalla cancelliera Angela Merkel ha imposto severe misure di austerità agli altri paesi europei. Questo tipo di politica, che sta determinando un’Europa sempre più “tedesca”, deve essere abbandonata a favore di un’Europa più “europea”.
2. Una Germania che privilegia gli obiettivi elettorali rispetto a quelli europei è una Germania priva di bussola storica
Dal 2010 la cancelliera Merkel ha orientato la sua politica europea sulla base di considerazioni meramente elettorali, senza alcuna bussola storica. I “pacchetti di salvataggio” offerti alla Grecia hanno salvato le banche tedesche e francesi scaricando i costi sulle spalle dei cittadini greci sotto forma di nuovo debito, che il paese non è stato in grado di rimborsare a causa della simultanea imposizione di severe misure di austerità. Il governo federale tedesco ha sfruttato la sua posizione dominante all’interno dell’Eurogruppo per rendere tabù qualunque discussione pubblica in merito a queste politiche.
3. La politica tedesca ha raggiunto un’impasse
Senza un alleggerimento del debito – che il governo tedesco considera alla stregua di un taglio del debito e si rifiuta dunque di prendere in considerazione – sarà impossibile ricreare un clima favorevole agli investimenti e alla crescita e la Grecia sarà costretta a ricevere un “pacchetto di aiuti” dopo l’altro per evitare il collasso dell’economia. Questo causerà ulteriori problemi per Angela Merkel in futuro. L’alternativa di Wolfgang Schäuble – la Grexit temporanea – farebbe sprofondare la Grecia nel caos economico. Entrambi i politici, in altre parole, si trovano in un vicolo cieco.
4. Merkel e Schäuble stanno puntano entrambi ad un’Europa “tedesca”
Per ragioni diverse e con metodi diversi, sia la Merkel che Schäuble stanno creando un’Europa “tedesca”. Sta diventando sempre più difficile per la Merkel conciliare le politiche di austerità con i suoi obiettivi elettorali, poiché le promesse di ripresa economica tardano a realizzarsi. Schäuble, dal canto suo, sembra intento a sfruttare la situazione di crisi permanente per imporre al resto dell’Europa un impianto regolatorio tedesco per mezzo delle politiche di austerità. Entrambi i politici stanno riportando l’Europa sotto il giogo della Germania, secondo le stesse logiche di dominio del secolo scorso.
5. Un’Europa “tedesca” ossessionata dalle regole e in mano alla tecnocrazia è un pericolo per la democrazia e per la pluralità
Merkel e Schäuble rifiutano misure a favore di una maggiore solidarietà intraeuropea perché non si fidano del senso di responsabilità democratica degli altri paesi europei, in particolari quelli del Mediterraneo. Preferiscono dunque l’istituzionalizzazione su base permanente delle politiche di austerità tedesche, sostituendo i tradizionali meccanismi democratici con sistemi di controlli tecnocratici.
6. Politica senza alternativa? La partecipazione dei socialdemocratici al governo di coalizione
Anche se l’SPD ha preso le distanze dalle politiche di austerità del governo tedesco, la sua partecipazione alla coalizione vuol dire che condivide la responsabilità per queste politiche, che in Grecia hanno preso la forma di tagli alle pensioni, ingiusti aumenti dell’IVA, privatizzazioni e attacchi al sindacato e alla contrattazione collettiva, che hanno avuto l’effetto di far crollare la domanda greca e di mettere in ginocchio l’economia del paese. Le “riforme” neoliberali e le politiche procicliche di austerità offuscano la sostanza delle politiche socialdemocratiche e sono in contraddizione con la tradizione internazionalista dell’SPD. Queste riforme sono anche in contraddizione con l’implementazione di politiche socialdemocratiche in Germania.
7. È necessario un riorientamento radicale delle politiche europee dell’SPD a livello federale – per un’Europa “europea” contro l’Europa “tedesca”!
Le politiche della cancelliera Merkel e del ministro Schäuble sono in contrasto con gli interessi della maggioranza dei tedeschi e degli europei, vittime delle politiche di austerità. La rinazionalizzazione delle politiche europee favorisce gli interessi tedeschi nel breve ma va contro gli interessi a lungo termine del paese e risveglia stereotipi nazionalistici che si ritenevano superati. Nei prossimi mesi ed anni, dunque, ci impegneremo per creare un’Europa democratica ed “europea”, per la giustizia, la solidarietà, la diversità e la prosperità in Grecia e nel resto dell’Europa. Un’Europa “europea” basata non sulla dominazione tedesca ma sul senso di responsabilità, sulla capacità di discernimento, sul coraggio e sull’impegno di tutti gli europei.
8. Per un’Europa “europea”
Per rimettersi in piedi, la Grecia ha bisogno di investimenti pubblici e privati, oltre che di un alleggerimento del debito e di riforme strutturali che vadano veramente a beneficio della società e del governo greci, da essere decise ed implementate preferibilmente sotto la supervisione dell’OCSE e della task force dedicata della Commissione europea. Questo vuol dire combattere la corruzione e riformare il sistema giudiziario, catastale, fiscale, pensionistico e della previdenza sociale – riforme che è più facile portare avanti in un clima di crescita che in uno di recessione.
9. Una conferenza europea sul debito e maggiore fiducia nel senso di responsabilità degli europei
È necessaria una conferenza europea sul debito per permettere a tutti quei paesi soffocati dal debito di tornare a crescere. La solidarietà dimostrata dalla società tedesca nei confronti dei rifugiati dimostra che un nuovo inizio per la Germania e per l’Europa, basato sulla solidarietà, è possibile. La società tedesca ha dimostrato di essere molto migliore di quanto pensassero i governi dell’Unione. I socialdemocratici tedeschi hanno sostenuto fin dall’inizio questa dimostrazione di solidarietà. Le politiche miopi della cancelliera non hanno alcuna visione strategica e sul fronte delle politiche migratorie alternano tra dichiarazioni altisonanti e proposte amministrative dal respiro molto corto (come per esempio il rafforzamento dei controlli alle frontiere). Questo dimostra quanto sia grande il potenziale di solidarietà dei cittadini e quanto questo potenziale possa andare perduto a causa di strategie miopi. La socialdemocrazia deve perseguire una politica migratoria ed europea che sia efficace e che sia capace di catalizzare lo spirito di solidarietà dei cittadini.
10. Politiche per i rifugiati: un’occasione per ravvivare la socialdemocrazia a favore di un’Europa unita
La socialdemocrazia tedesca ha sempre messo la solidarietà con i rifugiati al centro della sua battaglia politica. Le recenti esternazioni di solidarietà dei cittadini tedeschi potrebbero rappresentare l’occasione per un nuovo inizio, necessario per preservare l’UE e favorirne lo sviluppo. Una politica europea solidale che sia in grado di offrire una strategia realistica per affrontare il dramma dei rifugiati è non solo negli interessi di breve termine della Germania ma anche negli interessi di lungo termine dell’Europa, e potrebbe favorire l’emergere di una politica migratoria comune.
11. Metodi per favorire l’integrazione europea – contributi utili dalla Germania
Una maggiore integrazione istituzionale dell’UE che sia rispettosa delle differenze economiche presenti in Europa richiede un’impostazione di politica economica radicalmente diversa. Un ministro delle Finanze europeo non può agire in maniera “neutrale”. La socialdemocrazia non può farsi portavoce di quella che sarebbe la definitiva istituzionalizzazione dell’austerità a livello europeo; serve invece un approccio cooperativo alle politiche economiche e un accordo sul bilancio europeo di lungo termine, come ha suggerito di recente il ministro dell’Economia francese Emmanuel Macron. Senza un approccio di questo tipo, l’unione monetaria, da cui tutti i paesi (a partire dalla Germania) traggono beneficio, non può esistere. Dobbiamo trovare la maniera di legittimare le decisioni prese collettivamente sia a livello nazionale che europeo. Questo vuol dire rendere più trasparente il funzionamento dell’Eurogruppo, rendendolo responsabile dinnanzi ad un “parlamento dell’eurozona” che potrebbe operare come braccio del Parlamento. La partecipazione dei rappresentanti della società civile al processo decisionale ed un contributo finanziario da parte della Germania per aiutare gli altri paesi ad affrontare la crisi dei rifugiati, a partire dalla Grecia, contribuirebbero alla credibilità della politica tedesca in Europa.
12. Un’Europa “europea” che sia un inno alla gioia e alla diversità
Vogliamo un’Europa “europea” che sia in grado di portare pace, libertà, giustizia e solidarietà nel mondo e in cui – come recita l’inno europeo – sia una gioia vivere.
Manifesto sottoscritto dai seguenti esponenti della socialdemocrazia tedesca: Andreas Botsch, Sebastian Dullien, Detlev Ganten, Jörg Hafkemeyer, Klaus Harpprecht, Uwe-Karsten Heye, Gustav Horn, Henning Meyer, Wolfgang Roth, Dieter Spöri, Angelica Schwall-Düren, Gesine Schwan, Ernst Stetter, Heidemarie Wieczorek-Zeul, Erhard Eppler.