Bruxelles – A un anno dall’atterraggio della sonda rosetta sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, gli scienziati dell’Esa, l’agenzia spaziale europea, hanno per la prima volta trovato abbondanti tracce di ossigeno presenti nella chioma del corpo celeste, ossia l’atmosfera della cometa, che si forma dalla sublimazione delle sostanze volatili presenti sulla superficie durante l’avvicinamento al Sole, al quale 67P/Churyumov-Gerasimenko si è avvicinata maggiormente il 13 agosto 2015. L’ossigeno molecolare presente all’interno di tale chioma costituisce il 3,8% dei gas che la compongono, si tratta di una scoperta che mette in crisi i modelli disponibili sulla nascita del nostro Sistema Solare.
Secondo gli studi Esa, che tra settembre 2014 e marzo 2015 hanno raccolto oltre 3.000 campioni intorno alla scia della cometa 67P, sembrerebbe che l’ossigeno nell’atmosfera, originariamente fosse già presente nel nucleo della cometa durante la sua formazione primordiale, evento che risale agli albori del nostro Sistema solare. A rendere interessante la scoperta è il fatto che i modelli attualmente disponibili sulla nascita del Sistema Solare non prevedano condizioni chimico fisiche compatibili con la presenza di ossigeno in forma molecolare.
Anche questa, come la maggior parte delle comete, possiede una chioma principalmente composta da vapore acqueo, monossido di carbonio, diossido di carbonio, sulfuri, gas nobili e anidride carbonica. La presenza di O2 (ossigeno molecolare) rende unico il corpo celeste studiato da Rosetta. Nonostante siano state identificate, sul ghiaccio di Saturno e su alcune lune di Giove, molecole di O2 come quelle presenti nella nostra atmosfera, in precedenza non erano invece mai state scoperte su una cometa. “Non ci aspettavamo assolutamente di individuare ossigeno sulla scia della cometa, in particolare in quantità così abbondanti. E’ stata davvero una sorpresa imprevista, poiché non ci sono molti esempi di tracce di ossigeno molecolare a livello interstellare. Per questo motivo la presenza di O2 sarebbe stata probabilmente contenuta fin dalla formazione primordiale della cometa. Questo dato non è spiegabile dai nostri modelli attuali di formazione del sistema Solare”. Sono le parole di Kathrin Altwegg, ricercatrice dell’università di Berna e principale addetta a “Rosina”, vale a dire i sensori che studiano la composizione dell’atmosfera e ionosfera della cometa, le velocità delle particelle di gas elettrificate e le reazioni a cui partecipano.