Roma – Dall’incontro di Vienna, dove domani si ritroveranno i rappresentanti di tutti i principali attori in campo per risolvere la crisi siriana, “possiamo attenderci l’avvio del percorso di transizione” che porti al superamento del regime di Bashar al Assad. Lo ha annunciato l’alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue, Federica Mogherini, oggi a Roma per un’audizione in Parlamento e un incontro organizzato dall’Istituto affari internazionali. Nella capitale austriaca Russia, Stati Uniti, Turchia, Arabia Saudita, Francia, Iran, Egitto, Iraq e Libano daranno il via ai negoziati per trovare una soluzione politica alla guerra civile in corso da anni.
Lady Pesc ha anticipato la partenza dalla Capitale per prendere parte a un confronto bilaterale con il ministro degli esteri Iraniano, Javad Zarif, in vista dell’incontro di domani, alla cui realizzazione “la Russia ha dato un contributo determinante”, ha riconosciuto il capo della diplomazia europea. Mosca “ha capito che il suo intervento militare doveva essere completato con una iniziativa politica diplomatica”, ha aggiunto.
Davanti ai parlamentari italiani, Mogherini ha evitato “scaramanticamente di evocare il raggiungimento di un accordo entro pochi giorni” per la formazione di un governo di unità nazionale in Libia. Tuttavia ha fatto capire di contarci, e ha escluso la possibilità che le parti non firmino l’intesa messa a punto dall’ex inviato Onu, Bernardino Leon, definita “il miglior accordo possibile per i libici”.
In ogni caso, quando arriverà la firma definitiva, “non bisogna pensare che la situazione si risolverà nell’arco di una giornata”, ha ammonito la vice presidente della Commissione europea. Anzi “se le comunità libiche non dovessero vedere subito frutti dell’accordo avremo perso per la seconda volta”, ha avvertito lasciando intendere che il rischio sarebbe veder sprofondare il Paese nuovamente nel caos. Per questo “bisogna essere pronti a sostenere l’accordo il giorno stesso” in cui verrà sottoscritto. L’Unione europea si farà trovare pronta, ha annunciato Mogherini, dal momento che “ci siamo portati avanti e abbiamo già costruito un pacchetto di misure che vanno dal controllo delle frontiere alla gestione delle migrazioni e alla realizzazione delle infrastrutture per l’acqua e l’elettricità”. Tutte iniziative da mettere in campo “in collaborazione con un nuovo governo libico”.
Riguardo all’altro scenario di crisi, quello ucraino, ha descritto una “situazione sicuramente migliorata negli ultimi mesi”, ma ha riconosciuto che “siamo ancora lontani dalla piena implementazione dell’accordo di Minsk” tra Mosca e Kiev.
Mogherini ha invece evitato di prendere posizione sulla questione turca. Dopo che il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, ha dimostrato la disponibilità a chiudere un occhio sulle violazioni delle libertà civili ad Ankara, in nome della collaborazione sull’emergenza rifugiati, l’alto rappresentante si è limitata a evidenziare che i rapporti tra L’Ue e la Turchia si sviluppano “da un lato per il percorso di adesione, con la questione dei capitoli negoziali sulla libertà di stampa e i diritti umani”, ma dall’altro Ankara “è un partner politico importante” non solo per la gestione dei flussi migratori, ma anche per ricomporre le ferite del conflitto cipriota e affrontare le altre questioni aperte nella regione mediorientale. Una conferma ulteriore che a Bruxelles il pragmatismo sembra prevalere sulla difesa dei valori.