Bruxelles – “L’accesso al credito è il principale ostacolo per la crescita delle piccole e medie imprese, che rappresentano il 98% del tessuto imprenditoriale europeo”. Lo afferma il primo vice presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, secondo il quale “per risolvere questa difficoltà non sono sufficienti programmi di sostegno come Cosme o i fondi a disposizione attraverso Orizzonte 2020”. La ricetta proposta dall’ex Commissario europeo per l’industria è quella di sbloccare i capitali non utilizzati attraverso forme di finanziamento alternative come i capitali di rischio. “Se l’Ue avesse avuto la possibilità di ricorrere ai capitali di rischio come succede negli Stati Uniti, quasi 90 miliardi di euro avrebbero potuto finanziare le nostre imprese negli anni più neri della crisi, tra il 2008 e il 2013”, ha spiegato Tajani. Per questo motivo, l’interrogazione chiede alla Commissione europea di valutare l’efficacia di strumenti volti a facilitare l’erogazione e la ricerca di credito come l’SMEs supporting factor e il venture capital.
Un altro nodo da sciogliere, come riportato dall’interrogazione, per liberare i finanziamenti alle imprese è quello dell’eccessiva burocrazia. Per questo, si chiede alla Commissione europea di analizzare l’impatto della recente e futura regolamentazione finanziaria sull’accesso al credito. “Le amministrazioni pubbliche hanno un ruolo fondamentale per liberare le piccole e medie imprese da inutili vincoli burocratici”, ha spiegato Tajani. Secondo il Vicepresidente del Parlamento europeo: “le pubbliche amministrazioni devono sostenere le PMI, soprattutto start-up e giovani imprenditori, e devono farlo riducendo gli oneri, ma anche pagando i propri debiti”. “L’Europa non può accettare”, ha concluso Tajani, “che ogni anno, migliaia di imprese muoiano non per i debiti ma per i crediti non pagati da chi ha il dovere di dare il buon esempio: lo Stato e le istituzioni pubbliche”. “Ecco perché chiediamo alla Commissione europea di continuare a vigilare con rigore sulla corretta applicazione della direttiva contro i ritardi di pagamento”.