Bruxelles – La situazione di tensione e violenza tra Israele e Palestina “è estremamente seria e grave e può anche peggiorare”. A lanciare l’allarme su una possibile escalation in Medio Oriente è il presidente dell’autorità nazionale palestinese Mahmūd ʿAbbās, che ha riportato i suoi timori all’Alto rappresentante per gli Affari esteri europei, Federica Mogherini che lo ha invitato a Bruxelles proprio per “capire come l’Ue può contribuire a normalizzare la situazione”. Secondo Abbas, l’ondata di violenze è da imputare all’atteggiamento di Israele che “non rispetta” lo status quo dei luoghi sacri che “è in vigore dal 1875” e anzi “tenta di cambiarlo soprattutto riguardo alla Moschea di al-Aqsā”. Non solo: i responsabili degli insediamenti in Cisgiordania, secondo il palestinese, “vanno per le strade armati, protetti dall’esercito israeliano, e commettono omicidi e attacchi contro i palestinesi”. Una situazione che sta portando anche ad una crescente “delusione delle giovani generazioni che non vedono nessuna speranza di una soluzione” e vanno ad incrementare la spirale di violenza.
I palestinesi, garantisce Abu Mazen, “stanno cercando di tornare indietro e impegnarsi sullo status quo che è stato ignorato dal governo di Netanyahu” e chiedono ad Israele di “prendere misure per fermare gli insediamenti e le incursioni ad al-Aqsa e di riprendere i negoziati”. L’unica soluzione possibile per la Palestina, sostiene il presidente, è quella di “uno stato indipendente che possa vivere in pace di fianco a quello di Israele”. Un risultato per cui il presidente palestinese chiede il sostegno di “tutta la comunità internazionale” e in particolare dell’Ue con cui esistono “eccellenti relazioni” e a cui la Palestina è particolarmente grata “non solo per il sostegno economico e politico” ma anche “per il coraggio di molti parlamenti che hanno riconosciuto lo Stato palestinese”.
Dal canto suo Mogherini non può che “invitare tutti ad agire in modo responsabile e a mantenere o restaurare la calma specialmente sullo status quo sui luoghi sacri che è molto importante per tutto il mondo”. L’Alto rappresentante assicura l’impegno dell’Ue per sostenere il processo di pace ma quello che serve, sottolinea, è non solo che esista un processo, ma soprattutto che “ci siano passi concreti anche difficili sul territorio che possano migliorare la vita dei palestinesi, rafforzare l’autorità palestinese non solo in campo economico ma anche politico e di sicurezza”. Occorre lavorare, insiste Mogherini, perché il processo di pace “porti da qualche parte e dove lo sappiamo bene: verso la soluzione dei due stati”. Quello è “l’orizzonte politico” ma nel frattempo servono “passi concreti che si traducano in benefici per la vita quotidiana delle persone”.