Strasburgo – La flessibilità nell’analisi dei bilanci degli Stati membri per le spese legate alla crisi dei rifugiati verrà concessa, ma le richieste verranno esaminate “Paese per Paese”, e si dovrà provare che sono stati compiuti “sforzi straordinari”. Lo ha annunciato il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, nel dibattito al Parlamento di Strasburgo. Per l’Italia, come ribadito più volte dal presidente del Consiglio, Mattero Renzi, potrebbe voler dire avere 3 miliardi in più a disposizione.
“Il 15 ottobre – ha affermato Juncker in Aula – la Commissione ha comunicato agli Stati membri che quando si tratta di qualificare le spese destinate alla crisi dei rifugiati, per quanto riguarda l’interpretazione del Patto di stabilità e crescita noi applicheremo le regole riviste come previsto dalla Commissione quando ha deciso di applicare una certa flessibilità”. Per Juncker “siamo di fronte a problema di gravità eccezionale”, e quindi la Commissione è pronta a fare la sua parte: “Posso dirlo dappertutto e cantarlo forte in tutta Europa: il patto è il patto, e non è più il patto nel senso nel senso vecchio del termine”. Sono finiti dunque i tempi in cui, con José Manuel Barroso presidente, e Olli Rehn commissario agli Affari economici, l’interpretazione del Patto di stabilità era rigidissima.
Ma nell’applicare la flessibilità l’esecutivo starà molto attento a che venga questa concessa a chi la merita davvero. “Faremo un’analisi Paese per Paese e vedremo in che misura si deve tener conto di costi che comporta la politica dei rifugiati”. “Ci sono Paesi, anche tra i grandi, che non fanno sforzi sufficienti”, ha precisato il presidente che ha avvertito: “Se un Paese fa uno sforzo straordinario serve una interpretazione conforme allo sforzo straordinario sostenuto, ma per i Paesi che non lo fanno o che non possono provarlo”, allora “non si applicherà la flessibilità”. Insomma chi vuole approfittare di questa opportunità “deve dar prova di disporre del necessario senso di responsabilità”.