Bruxelles – Con la nuova Commissione europea, guidata da Jean-Claude Juncker, c’è “un atteggiamento diverso in termini di apertura e coinvolgimento delle parti sociali”, rispetto all’era Barroso, ma bisogna vedere se “i fatti seguiranno”. Il neo segretario della Confederazione europea dei sindacati (Etuc-Ces), Luca Visentini, giudica positivi, seppur insufficienti, alcuni dei primi passi mossi dal nuovo esecutivo comunitario. “Lo incalzeremo”, dice. E provare a farlo sarà uno dei suoi compiti principali, mentre l’altro grande obiettivo del suo mandato, dopo l’elezione dello scorso 2 ottobre, sarà quello di cercare di far fronte alla crisi di rappresentanza delle organizzazioni sindacali.
È da poco stato eletto alla guida della Etuc, quali saranno le linee guida del suo mandato?
“Innanzitutto bisogna far ripartire l’economia, partendo dal presupposto che l’austerità non ha portato risultati. Basta strategie macroeconomiche basate solo sulle regole, serve immettere benzina nel motore. Noi abbiamo lanciato una strategia basata su tre pilastri: rilanciare gli investimenti, a partire da quelli pubblici senza i quali non ci saranno quelli i privati, aumentare la domanda interna con salari e standard lavorativi più alti, e cambiare la narrativa secondo cui il modello sociale europeo sarebbe un ostacolo alla competitività. Non è così, anzi i fatti dimostrano il contrario”.
La benzina nel motore messa dalla Commissione è il Piano Juncker da 315 miliardi
“Quella la definirei una tanichetta. Noi abbiamo ben accolto il fatto che finalmente Commissione e Stati abbiamo deciso di lanciare una strategia per investimenti, cosa che chiedevamo da 3 anni, ma di certo non è sufficiente”
In generale come valuta fin qui l’operato dell’esecutivo comunitario
“Abbiamo la sensazione, che speriamo venga confermata dai fatti, che la Commissione Juncker rispetto a quella Barroso abbia un po’ più di buona volontà di realizzare almeno un piccolo cambiamento nelle strategie Ue nel fronteggiare la crisi. In generale l’atteggiamento è molto diverso in termini di apertura a discussione e coinvolgimento, ma la incalzeremo finché non vedremo risultati”.
Juncker è stato al congresso di Parigi dell’Etuc dove ha fatto un discorso in cui ha parlato anche di importanza del contratto a tempo indeterminato.
“Il presidente nel suo discorso ha detto cose rivoluzionarie. Ha detto che la contrattazione collettiva deve essere nazionale e bisogna smetterla col decentramento, ma la Commissione finora diceva il contrario. Ha detto che il contratto prevalente deve essere a tempo indeterminato, anche qui contraddicendo le cose finora fatte, ha chiesto standard minimi sul lavoro e ha parlato dell’importanza di avere la stessa paga per lo stesso lavoro. Sono tutte cose in linea con nostri pilastri, il problema è che le parole dovrebbero convertirsi in fatti”.
Non crede che oltre che con la crisi economica il sindacato deve fare anche i conti con una sua crisi di rappresentanza?
“Questo è un tema su cui nel congresso abbiamo discusso moltissimo. Molti sindacati per fortuna non tutti, perdono iscritti. Un fenomeno dovuto inizialmente alle grandi crisi industriali, ma ora c’è una stagnazione dovuta al fatto che la maggior parte dei sindacati non riesce a raggiungere nuove categorie di lavoratori”
Cosa crede bisognerebbe fare?
“La prima cosa per riuscire a mantenere la rappresentatività del sindacato è negoziare. Se non contrattiamo e non facciamo gli accordi collettivi il sindacato diventa residuale. Rilanciare la contrattazione collettiva nei vari Paesi è fondamentale quindi per rilanciare il sindacato, la sua capacità di conseguire risultati concreti e quindi di rappresentare i lavoratori e di avere più iscritti. Ma non basta”.
Cos’altro?
“Il problema che pongono le nuove forme del lavoro è che è quasi impossibile in tutta Europa, contrattare perché non ci sono proprio gli strumenti negoziali e giuridici per garantire di avere una controparte con cui discutere. Per questo bisogna negoziare direttamente con i governi per spingerli a fare delle riforme. Il tema di come noi riusciamo non solo a rilanciare il nostro ruolo negoziale e essere credibili con proposte concrete per raggiungere queste categorie di lavoratori per il sindacato è un tema essenziale”.