Bruxelles – Piuttosto che salire su quegli aerei, preferiscono pensare di percorrere a piedi centinaia e migliaia di chilometri. Il male minore gli sembra patire il freddo e attraversare illegalmente le frontiere degli Stati pur di essere liberi di provare a proseguire fino dove riescono, fino dove vorrebbero arrivare: la Germania, quasi sempre. Se il sistema di redistribuzione dei migranti da Italia e Grecia agli altri Paesi europei non funziona la colpa è certamente in parte degli Stati stessi: in Grecia non funziona ancora nemmeno uno degli hotspot per la registrazione dei migranti, in Italia ne funziona uno soltanto, gli Stati che si sono dichiarati pronti ad accogliere i rifugiati trasferiti sono una manciata appena. Ma a creare un altro ostacolo che si sta dimostrando molto più ostico del previsto sono i migranti stessi: anche tra chi ne avrebbe diritto, è difficilissimo trovare migranti disposti ad essere ricollocati. Perché vogliono scegliere dove andare.
“Ci sono funzionari sia in Italia che in Grecia che si stanno occupando di organizzare i voli ma è difficile” perché in particolare i rifugiati in Grecia “pensano sia più facile attraversare i Balcani a piedi”, raccontano fonti europee. “Il problema principale – spiegano – è che non possono scegliere dove vanno, mentre molti vogliono andare in Germania”. Nel sistema dei ricollocamenti infatti si deve prendere quello che passa il convento. Certo si tenta di tenere conto, per quanto possibile, dei desiderata dei rifugiati, in particolare di eventuali ricongiungimenti familiari, ma se non ci sono le condizioni per soddisfarli, il rifugiato dovrà accontentarsi dell’offerta che arriva dall’Ue che non è disposta ad aprire una sorta di “shopping dell’asilo” in cui ognuno possa dettare le sue condizioni.
Anche per questo dall’Italia si è riusciti a fare partire, su due distinti voli entrambi diretti verso la Svezia, appena 87 rifugiati da inizio ottobre ad oggi, mentre la media da mantenere per ricollocare, come da programma, 40mila persone in due anni, sarebbe di 1.600 trasferimenti al mese. Secondo la Commissione Ue già questa settimana si dovrebbe riuscire a procedere con qualche nuova partenza dal nostro Paese. In Grecia va ancora peggio: da qui non è partita ancora nemmeno una persona e il problema “è convincere i migranti, siriani soprattutto, che muoversi autonomamente da uno Stato all’altro non li aiuterà”.
Per uscire dallo stallo si sta tentando di “spiegare che è nell’interesse stesso dei rifugiati sfruttare il sistema” dei ricollocamenti che permette di ricollocare, a spese dell’Ue, i rifugiati in un altro Paese. “Ci si riuscirà poco a poco”, sono convinti alla Commissione, soprattutto “facendo vedere che il sistema funziona”. Così ad esempio sta gradualmente avvenendo in Italia: i primi 19 eritrei che sono partiti erano molto spaventati, “avevano paura di essere rimandati in Eritrea” ma “ora che sono arrivati in Svezia hanno scritto sms agli altri dicendo: funziona”. Si sta lavorando affinché lo stesso meccanismo virtuoso possa scattare anche in Grecia.