Bruxelles – Centomila posti in più per accogliere i migranti, migliore controllo delle frontiere, ma soprattutto la ripartenza di un dialogo che da giorni era bloccato sullo scambio di accuse reciproche. Forzati fino a notte fonda intorno ad un tavolo dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker e dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel, i Paesi dei Balcani occidentali ricominciano a parlare e, dopo un vertice tesissimo che molti credevano votato al fallimento, concordano su un piano di azione rapido in 17 punti, alcuni da mettere in pratica già da oggi stesso. Come presupposto di un rapporto di ritrovata collaborazione, si è messo nero su bianco che la politica di chiudere gli occhi e lasciare transitare i migranti verso il Paese più vicino (o di accompagnarceli personalmente, come ha fatto la Croazia scatenando le ire della Slovenia), non può continuare: “L’unica via per riportare l’ordine nella situazione è rallentare i flussi incontrollati. La politica di lasciare defluire le persone verso il Paese vicino deve finire”, ha chiarito Juncker.
Ma questo non è sufficiente, serve una vera coordinazione: per questo gli Stati della rotta Balcanica già entro 24 ore creeranno dei “punti di contatto” tramite i quali scambiarsi informazioni tra loro e con l’Ue che monitorerà il rispetto degli impegni settimanalmente. A partire dalla scrupolosa registrazione di tutti gli ingressi: “Voglio essere chiaro: le persone devono essere registrate. Niente registrazione, niente diritti”, tiene a ricordare a tutti Juncker.
E invece proprio a garantire i diritti dei migranti devono essere volti gli sforzi dei prossimi giorni, prima di tutto i diritti fondamentali. “Crediamo tutti ai diritti umani e tutti abbiamo firmato la stessa Convenzione ma le immagini viste in questi giorni non rispondono ai nostri valori”, bacchetta la Cancelliera chiarendo l’urgenza di “sanare la situazione”. Si tenterà di farlo innanzitutto aumentando la capacità di accoglienza lungo la rotta dei balcani. La Grecia si è impegnata a creare 50mila nuovi posti di cui i primi 30mila già entro la fine dell’anno. Gli altri 20mila seguiranno. Altre 50mila sistemazioni saranno create lungo la rotta dei Balcani grazie al supporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. “L’urgenza è dare rifugio ai migranti, trattarli in modo umano”, incalza Juncker, sottolineando che “non è possibile nell’Europa del 2015 lasciare le persone sole, a temperature gelide a dormire nei campi”. Ma a fine riunione, il presidente della Commissione garantisce che “i leader si sono impegnati a fornire rifugio, alimenti, infrastrutture sanitarie lanciando il meccanismo di protezione civile Ue, quando necessario”.
Si lavorerà anche su una migliore gestione delle frontiere. In particolare con il rafforzamento della missione Poseidon al largo della Grecia, della missione Frontex tra Bulgaria e Turchia e della cooperazione tra Grecia e Macedonia, con un maggiore coinvolgimento dell’Unhcr. Frontex assiterà la Grecia anche nelle registrazioni e nel monitoraggio e nella registrazione dei migranti al confine serbo-croato. Inoltre 400 ufficiali di polizia in più saranno dispiegati in Slovenia nel giro di una settimana. Resta fermo il principio che gli Stati potranno rifiutare l’ingresso ai migranti che non vogliano fare richiesta di asilo.
Molto resta da fare nei rapporti con i Paesi terzi. A partire dalla Turchia, con cui ci si ripropone di continuare a lavorare per “finalizzare e mettere in atto” un piano di azione congiunto e di “sfruttare appieno il potenziale dell’accordo di riammissione Ue-Turchia”. Su questo la Germania, anticipa Merkel, “si impegnerà anche bilateralmente”. Ma la Commissione lavorerà anche per stipulare nuovi accordi di riammissione e mettere in atto quelli esistenti, in particolare si lavorerà per aumentare la cooperazione con Afghanistan, Bangladesh e Pakistan, concordano i capi di Stato.
Gli impegni sono tanti, “ora si tratta di metterli in pratica”, ammette Juncker: “Nelle settimane e nei mesi si è parlato molto di valori europei ma sono stati messi in atto in modo insufficiente”, rimprovera tutti il presidente della Commissione. “Non ci sono soluzioni miracolose – chiarisce – la soluzione è agire in modo europeo, solidale e responsabile combinando l’insieme dei nostri strumenti politici, legislativi, finanziarie e operativi” perché “l’Ue non si costruisce gli uni contro gli altri ma gli uni con gli altri”.