Roma – Il secondo volo per la redistribuzione dei richiedenti asilo tra i Paesi Ue è partito stamattina dall’Italia. A bordo 68 rifugiati, 49 eritrei e 19 siriani, che verranno accolti in Svezia – dove sono sbarcati anche i 19 eritrei fatti partire con il primo volo, il 9 ottobre – e in Finlandia. Per il ministro degli Interni, Angelino Alfano, è il segno che “adesso la frontiera italiana è anche frontiera europea”. Lo scrive su Twitter parlando di uno “storico traguardo”. Guardando però i numeri di questi primi quindici giorni di lavoro, se si manterrà questa media anziché i previsti due anni per completare le 40mila partenze previste ce ne potrebbero volere diciotto.
Adesso la frontiera italiana è anche frontiera europea. Storico traguardo. Non era mai successo che l'UE prendesse i nostri #migranti.
— Angelino Alfano (@angealfa) October 21, 2015
Il programma europeo prevede che a lasciare l’Italia, nei prossimi 2 anni, saranno 40mila profughi. Per rispettare la scadenza servirebbe dunque una tabella di marcia di oltre 1.600 relocation al mese. Impossibile riuscirci con i ritmi attuali, anche se Alfano conta in una accelerazione quando il sistema diventerà più rodato. “Per il ricollocamento di 40mila migranti dall’Italia ci vorranno due anni, il tempo concordato”, assicura il capo del Viminale, per il quale si tratta di “un obiettivo raggiungibile, ne sono assolutamente certo”.
Al momento “abbiamo altre decine di migranti già pronti a partire nei prossimi giorni”, aggiunge il titolare degli Interni. Sul ritmo che si riuscirà a tenere una volta avviata la macchina a pieno regime, indica una “media prevista di 80 partenze al giorno”.
Bisognerà però che aumenti la disponibilità all’accoglienza da parte degli altri Stati membri. Al momento si sono resi disponibili 9 Paesi: Finlandia (200 posti), Francia (40 posti), Germania (10), Lituania (4), Lussemburgo (tra i 70 e i 90 posti), Portogallo (30), Spagna (50), Svezia (300), per un totale di circa 700 accoglienze disponibili. Occorre poi che funzionino bene gli hotspot, dove i migranti saranno accolti in prima battuta per essere identificati e distinti in richiedenti asilo e non. Il tutto cercando di conciliare la necessità di accelerare i tempi con quella di non cadere nelle problematiche indicate dai Medici senza frontiere, che chiedono di non sacrificare, in nome della rapidità, un’accurata valutazione delle esigenze mediche dei migranti.
Il tema degli hotspot, per l’Italia, rimane strettamente legato a quello dei rimpatri. Il ministro indica infatti che i ‘punti caldi’ “li faremo con la progressione con cui funzionerà la politica dei rimpatri”, per la quale l’Italia si aspetta un sostegno dall’Unione europea. Tanto per affrontarne i costi quanto per finalizzare accordi con i paesi di provenienza che dovranno riprendere i migranti esclusi dal diritto di protezione internazionale.
Alfano ha voluto sottolineare anche l’aspetto economico della gestione dei ricollocamenti. “L’aereo partito oggi è stato pagato con fondi europei”, ha spiegato, e dunque senza costi per lo Stato, a differenza di quanto avvenuto per il primo volo, quando i 19 eritrei partirono su un velivolo militare.