Bruxelles – Lussemburgo e Paesi Bassi “hanno artificialmente ridotto il carico fiscale di Fiat e Starbucks, e questo è illegale secondo le regole sugli aiuti di Stato”. La commissaria la Concorrenza Margrethe Vestager ha annunciato il risultato dell’inchiesta della Commissione con una decisione storica sui tax rulings, gli accordi fiscali anticipati che vengono usati dagli Stati per garantire vantaggi fiscali alle multinazionali. In tutto le due compagnie dovranno restituire entrambe circa 20-30 milioni di euro, una cifra “non straordinaria”, la definisce Vestager, ma comunque significativa perché “è comunque molto di più di quello che avrebbero pagato”, addirittura oltre venti volte visto che la commissaria spiega che Fiat e Starbucks pagarono rispettivamente 0,4 e 0,6 milioni di euro di tasse. Nel caso dell’azienda automibilistica italiana il vantaggio fu assicurato nel 2012, ovvero quando il primo ministro del Paese era l’attuale presidente della Commissione Jean-Claude Juncker.
Il ministro delle Finanze del Granducato ha già annunciato che il Paese è pronto a fare ricorso perché “è in disaccordo con la decisione” dell’esecutivo e quindi “si riserva tutti i diritti”. Il Paese però non rischia niente, se non di avedere arrivare nelle proprie casse un bel gruzzoletto. “Negli aiuti di Stato non lavoriamo con punizioni, è una regola semplice”, ma “se fossi uno di quei governi mi sentirei in imbarazzo”, ha affermato Vestager.
#Luxembourg disagrees with the conclusions reached by the European Commission in the Fiat Finance and Trade case and reserves all its rights
— Pierre Gramegna (@pierregramegna) October 21, 2015
In entrambi i casi, un ruling fiscale emesso dalle autorità tributarie nazionali hanno ridotto artificiosamente le imposte a carico delle società, avallando metodi complessi e artificiosi allo scopo di determinare gli utili imponibili delle imprese che non riflettono la realtà economica. In particolare, i due ruling fiscali hanno fissato prezzi per la vendita di beni e servizi tra società dello stesso gruppo (i cosiddetti “prezzi di trasferimento”) che non corrispondono alle condizioni di mercato. Di conseguenza, la maggior parte degli utili generati dalla Starbucks sono stati trasferiti all’estero, per di più in Paesi dove non sono tassati, mentre la società di finanziamento di Fiat ha sottostimato gli utili da assoggettare a imposta.
Il caso Fiat – L’indagine riguarda la Fiat Finance and Trade, con sede in Lussemburgo, compagnia della Fiat che si occupa di servizi finanziari, tra cui prestiti ad altre società del gruppo. L’indagine della Commissione ha rivelato che un ruling fiscale emanato dalle autorità lussemburghesi nel 2012 ha conferito un vantaggio di almeno 20-30 milioni di euro dal 2012 ad oggi. Ma in che modo? Poiché le attività di Fiat Finance and Trade sono comparabili a quelle di una banca, i suoi utili imponibili si possono determinare, come per le banche, calcolando il rendimento del capitale impiegato dall’impresa per le attività di finanziamento. Il problema è che il Lussemburgo aveva fissato al 4% la percentuale di tasse da applicare alla base di capitale, una percentuale che se fosse stata basata su reali tassi di mercato sarebbe dovuta essere del 10%, ci spiega una alta fonte europea. Non solo, sempre secondo quanto spiegato dalla fonte la Fiat affermò che il capitale utilizzato in queste operazioni finanziarie (già sotto tassate) fosse 28 milioni, quando in realtà era di oltre 280 milioni. Insomma l’azienda ha pagato poche tasse su una base imponibile molto inferiore a quella reale, e senza che nessuno controllasse. In questo modo la compagnia ha potuto assicurarsi dei profitti che le hanno permesso di fare prestiti alle altre società del gruppo Fiat a tassi molto vantaggiosi, portando così a livello europeo i vantaggi di questo trattamento di favore.