Bruxelles – Sì a concessioni, no ad assegni in bianco. Dall’ennesimo vertice dei leader europei sulla questione immigrazione arriva un “sostegno politico” al piano che la Commissione europea ha negoziato con la Turchia per stabilire una collaborazione sulla gestione della questione rifugiati. Un’intesa che prevede, in cambio dell’impegno di Ankara per mantenere i migranti sul proprio territorio con l’apertura di nuovi campi profughi, concessioni al Paese su diversi aspetti. Una generosità che si temeva avrebbe trovato contrari diversi Stati membri, a partire dalla Francia, sempre prudente sul tema, ma anche da Grecia e Cipro. Questo era sembrato il clima nel corso della riunione degli ambasciatori che ha preparato il summit, ma l’incontro dei capi di Stato e di governo è andato meglio del previsto grazie ad un lavoro di cesello che ha reso meno temili per le capitali le concessioni ad Ankara.
Per prima cosa dalle conclusioni è scomparso ogni riferimento ai tre miliardi di euro che la Commissione europea ha offerto ad Ankara: ci si limita ad assicurare che “l’Ue e i suoi Stati membri aumenteranno sostanzialmente il proprio sostegno politico e finanziario”. Rimane anche l’impegno ad accelerare il processo di liberalizzazione dei visti ma lo si mette in stretta relazione alle “responsabilità condivise, all’impegno reciproco e ai risultati” che si otterranno nella gestione della crisi. L’accelerazione ci sarà, specifica il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, ma “senza allontanarsi dai criteri base”, dunque niente ingressi indiscriminati. I leader riconoscono anche il “bisogno di ri-vitalizzare il processo di adesione” della Turchia all’Ue ma senza specificare quanti e quali capitoli di negoziati si apriranno. Si dovrebbe trattare di cinque capitoli tra cui il 17esimo sulla politica economica e monetaria e i capitoli 23-24 sugli affari interni (diritti fondamentali e giustizia).
“Stasera abbiamo concordato sul contenuto esatto del piano di azione congiunto Ue-Turchia”, assicura a fine riunione Juncker chiarendo che ora si concorderà il supporto finanziario. Per il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk si tratta di “un passo importante per affrontare la crisi dei migranti”. Per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, le conclusioni sulla Turchia “vanno bene”, ma “molto dipenderà non solo da come la comunità internazionale saprà affrontare il tema ma anche da cosa accadrà nelle prossime settimane”, visto che il Paese “ha un appuntamento elettorale” il prossimo 1 novembre.
Al centro della discussione anche i finanziamenti che gli Stati membri avevano promesso nel corso del vertice straordinario del 23 settembre per contribuire alla soluzione della crisi dei rifugiati, ma che in larghissima parte non sono ancora stati messi effettivamente sul piatto. “Mancano 2,3 miliardi di euro” denuncia Juncker secondo cui “è inaccettabile” che “ci incontriamo con gli amici africani” a fine novembre per il summit di Valletta “senza mettere i soldi sul tavolo”. Ma dopo la discussione con i leader il presidente della Commissione si dice “abbastanza sicuro che i soldi arriveranno” in breve tempo, “nelle prossime settimane”.
Unico punto di vera frizione nel corso della serata è nato intorno alla formulazione delle conclusioni che, secondo una prima ipotesi, si impegnavano sulle proposte della Commissione europea in tema di immigrazione, tra cui figura però anche quella, dibattutissima, di un meccanismo permanente di ricollocazione dei rifugiati. I soliti noti (Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia in testa) si sono opposti strenuamente, la Germania faceva resistenza nell’altra direzione. Il risultato è stata una formulazione annacquatissima: si specifica che si fa riferimento soltanto alle decisioni sui ricollocamenti “prese finora” e ci si limita a dire che “ci sono altre importanti azioni prioritarie, incluse le proposte della Commissione, che devono essere discusse negli incontri rilevanti”. Insomma su questo un accordo è ancora lontanissimo, come ammette la stessa cancelliera tedesca, Angela Merkel: “Abbiamo discusso” ma sul tema “onestamente ci sono differenze di opinione”. Nei prossimi mesi “c’è molto lavoro da fare”.